C’è una cosa che di Jannik Sinner sorprende più delle altre: l’atteggiamento. Niente scenate in campo, racchette lanciate o distrutte, le urla eccessive dopo i punti strozzate in gola. L’opposto di Novak Djokovic, per esempio, che, soprattutto a inizio carriera, metteva su uno show a match vinto. Questa “piattezza” di Sinner lo ha anche reso estraneo, a dire di alcuni, alla “vera” italianità: dove sono il sangue bollente, la grinta e la tragedia? In fondo, dicevano, Jannik è sì italiano, ma più per adozione che per origine. Appena qualche uscita dell’azzurro va fuori dai binari, però, i fan si alterano immediatamente. Dopo la vittoria convincente sull’erba all’Atp di Halle, battendo in finale Hubert Hurkacz, sono state le parole del discorso ad andare un po’ oltre. Almeno a leggere i commenti sui social. “La mia ragazza Anna Kalinskaya ha giocato oggi a Berlino. Ha perso con sei match point, quindi mi dispiace molto per lei. Ma anche lei ha avuto una settimana fantastica”, ha detto Jannik a fine match. Ma ciò che non è piaciuta è la sottolineatura dei sei punti vincenti falliti dalla tennista: “È come se avesse detto: ‘Mi dispiace che abbia perso con sei match point Anna, ma io sono fatto diversamente’” o “Non è imbarazzante da dire alla cerimonia di consegna del trofeo?” sono alcuni dei commenti.
“Non c'era bisogno di sottolineare il suo “blocco” (“her choke”, ndr) in quel modo. Bastava congratularsi con lei per essere arrivata in finale”. Una puntualizzazione, quella di Jannik, considerata eccessiva. Specie se espressa durante la celebrazione di un suo successo. Le sfide più importanti per Sinner devono ancora arrivare. La sconfitta al Roland Garros contro Carlos Alcaraz ancora brucia. Ma a Wimbledon può già arrivare la rivincita. Il numero uno se lo è guadagnato sul campo. Le avversità, però, per i campioni come lui, sono soprattutto quelle che riguardano la vita fuori dal terreno di gioco.