Nuova figlia del consumismo incontrollato è l’isteria di massa per i Labubu. Cosa sono? Dei pupazzi dall’aspetto di un orsetto indemoniato, con gli occhi spiritati e il ghigno da incubo. Eppure piacciono. Piacciono tantissimo. A tal punto che a Milano si sono formate file chilometriche di persone - adulti, eh, non bambini - in attesa per ore solo per poter acquistare uno (o più) di questi pupazzetti da Pop Mart, brand cinese specializzato in queste piccole follie da collezione. Matteo Gracis ne ha fatto un video indignato, e come dargli torto: il fenomeno sfugge a ogni logica. Cosa abbia scatenato questa moda folle, in effetti, non si sa. Forse è il meccanismo della sorpresa - sono venduti in scatole “cieche” e non sai quale ti esce - che spinge la gente a comprarne a ripetizione nella speranza di trovare “quello giusto”. Ma forse c’è dietro molto di più: la moda, lo status, il senso di appartenenza. Il gusto di far parte di una community, di avere qualcosa che gli altri bramano. Difficile dire cosa davvero spinga centinaia di persone a stare ore in coda per un pupazzo che sembra uscito da un incubo infantile. La questione è diventata talmente virale che ne ha parlato anche Fedez nel podcast "Pulp": "I miei figli collezionano i Labubu, ma gliene ho comprati tarocchi". E poi il riferimento alla reazione di Chiara Ferragni: “Sono tornati dalla mamma e la mamma gli ha detto che papà compra le cose tarocche. Adesso qualsiasi cosa io compri ai miei figli sono tarocchi".

Ora, è chiaro che Fedez non abbia problemi economici tali da doversi accontentare dei fake, ma la verità è che in tanti lo fanno. Perché? Perché gli originali costano, e anche parecchio. I modelli standard stanno sui 20 euro, ma quelli speciali o in edizione limitata possono arrivare a costare centinaia di euro. E così su internet, tra siti e-commerce e marketplace, spuntano a frotte i falsi, identici a prima vista ma venduti a un terzo del prezzo. La scarsità degli originali li rende ancora più desiderabili, e i fake diventano l’unica via per chi non vuole (o non può) spendere tanto. I media già parlano di Labubu Mania. Gli influencer e i content creator si sono buttati a pesce: video di unboxing, review, spacchettamenti drammatici con suspense da Oscar, solo per mostrare cosa è uscito dalla scatola. E i numeri parlano chiaro: milioni di visualizzazioni. Un prodotto apparentemente per bambini, in realtà è più desiderato dagli adulti, soprattutto dalle ragazze, che ormai li appendono con orgoglio alle borse di lusso. Sì, proprio quelle: Prada, Valentino, Balenciaga. Pop Mart non è nuova a questo tipo di prodotti. Già da tempo si era fatta conoscere nel circuito “cult” con altri personaggi dal design inquietante e kawaii allo stesso tempo, come i Crybaby, gli Skullpanda e altri ancora. Piccoli oggetti, grandi prezzi. Tutti made in China. Eppure, per qualche motivo misterioso, affascinano. E forse proprio perché sono “apparentemente per bambini”, diventano irresistibili per chi bambino non è più, ma vuole ancora giocare. O almeno mostrare che può permettersi di farlo. Con i Labubu, però, hanno fatto centro. Il design disturbante ma buffo, l’effetto sorpresa, la difficoltà nel reperirli, il senso di esclusività… tutto ha funzionato. Il risultato? Una moda virale, una piccola follia collettiva che, se non facesse un po’ sorridere, farebbe quasi piangere.
