Gli umani hanno rotto. Oggi ci occupiamo di cani. Cani famosi, nel bene e nel male. Ci occupiamo della dipartita di Matilda, la bulldog francese influencer (circa 350.000 follower su Instagram) di Chiara Ferragni che fu la cupido dei Ferragnez. La citava Fedez nella canzone Vorrei ma non posto: “Il cane di Chiara Ferragni ha il papillon di Vuitton e un collare con più glitter di Elton John”. Ci occupiamo della ricomparsa di Paloma, altro cane dei Ferragnez: anche lei aveva preso una pausa dai social come la sua mamma. Ci occupiamo della commovente storia di Commander, il fedele cane di Joe Biden, che ha azzannato 24 membri della Casa Bianca, agenti segreti compresi, che affrontano a mani nude i terroristi, ma se vedono Commander si chiudono negli sgabuzzini. Infine, della storia triste e fascistissima del cane della probabile nominata (almeno fino a questa faccenda) vice di Donald Trump, Kristi Noem, governatrice del South Dakota. Partiamo da Matilda, con le nostre sentite condoglianze alla Ferragni. Aveva 13 anni, che sono tanti per un bulldog francese. La Ferragni le dedica un lungo e commovente post su Instagram: so già cosa diranno gli hater e che paragoni faranno, ma soggetto-oggetto delle polemiche non può essere una cagnolina che non ha colpa di nulla. Questo fanno gli animali, ci amano (o ci odiano) ma senza giudicarci. Chi non ha mai fatto una stupidaggine clamorosa e, avendo un animale, non si è visto coccolare da lui a prescindere da tutto, scagli il primo bastoncino. In ogni caso, ove sia possibile, donate, donate, donate, anche alle associazioni che si occupano di animali abbandonati, di animali poveri, di animali che non hanno le medicine, di animali che vorrebbero un tozzo di pane e una ciotola d’acqua e anche un filo di spago come collare, se questo vuol dire trovare un amico umano che lo ama.
Dalla triste scomparsa a un’allegra ricomparsa: quella di Paloma, altro cane dei Ferragnez famoso per le sue cacchine. Come al solito gli animali capiscono tutto più degli umani (basta un cucciolo che cerca una mammella per mandare all’aria le tre “critiche” di Kant – ragion pura, ragion pratica e del giudizio– e tutte le teorie secondo cui non “nasciamo imparati” – lo chiamano “istinto” ma è memoria del Dna) e mentre la coppia cerca di capire cosa fare del loro futuro, tra viaggi e svaghi che in qualche maniera li stanno facendo – come abbiamo scritto – rifiorire, Paloma – sempre restando una “turbocagna”, versione canina della “turbofregna” (cit. Giancarlo Magalli) – ha un po’ quello sguardo di chi si presta volentieri ai messaggi trasversali. Fedez fa una storia nella quale dice che le manca, Chiara Ferragni risponde con una storia in cui gliela fa vedere. Tornera a fargliela vedere di presenza? È questa la domanda. Sì, fa un po’ effetto bambino con la pesca, bisogna ammetterlo, ma Paloma è un Golden Retriever, un cane da riporto di uccelli acquatici, anatre soprattutto, così ci immaginiamo Paloma salire sulla Ferrari decappottabile di Fedez, con un’anatra morta in bocca, lasciargliela sul cruscotto e abbaiargli: “Questa te la manda la mamma. Ah, si è comprata un fucile a pallini, penso sia una informazione che può esserti utile se vuoi andartene ancora a qualche festival musicale con altre influencer”. Salutiamo il ritorno di Paloma con la consapevolezza che sarà lei il perno del rapporto di coppia e se saranno Ferragnez o Ferragnex molto dipenderà da lei. Comunque, dallo sguardo si vede che sta bene. Può finalmente fare le sue cacchine nella benedizione della sua privacy: pensate a voi, seduti sul trono imperiale, se dovesse entrare qualcuno a riprendervi con lo smarphone per poi postarlo a milioni di follower: quando i Ferragnez erano una coppia la povera Paloma non poteva neanche cag*re in pace, e che diamine! Buone cacchine serene e nascoste, cara Paloma!
E ora veniamo al nostro mito assoluto. Se quelle di Matilda e di Paloma sono state storie un po’ melo’ (lo scrivo con l’apostrofo e non con l’accento perché è la versione tronca di “melodramma”) quella di Commander è un’esplosione di gioia e vitalità e fedeltà e sembra una commedia d’azione, di quelle con John Cena. Commander è il cane di Joe Biden, e non ce n’è per nessuno. Commander è il Jason Bourne dei cani. Guardate cosa scrive un agente speciale (ossia un James Bond) responsabile della Divisione della protezione presidenziale: “Le recenti aggressioni ci hanno costretto a prendere provvedimenti quando Commander è presente”. Un agente dei servizi segreti scrive invece di “essere preoccupato per l’escalation dei comportamenti violenti dell’animale domestico. Un agente della controsorveglianza della protezione presidenziale (l’equivalente del controspionaggio a difesa del presidente) è stato assaltato in cortile: abbondante perdita di sangue e sei punti di sutura. Alcuni sostengono che essendo un pastore tedesco che l’abbia ancora con gli americani per il D-Day (tanto clamore sul 25 aprile, nessuno a dire che ci hanno “liberato” gli americani, boh), la verità, invece, come dichiarato in un comunicato della famiglia Biden è che Commander è “molto protettivo” da cui si deduce con sufficiente certezza che le aggressioni di Commander sono rivolte a chi vuole sveglire Joe Biden, detto Sleepy Joe a causa dei suoi famosi sonnellini. Appena Commander vede un agente segreto o un agente speciale che si dirige verso Biden che si sta facendo una pennichella, lo assalta: da “non svegliare il cane che dorme” a “non svegliare il padrone del cane che dorme”. Joe Biden deve essere un amore con gli animali. Fossi americano lo voterei soltanto per questo: anche il cane più anziano, Major, aveva l’abitudine di stendere i più addestrati agenti americani.
Così come non voterei mai quell’umana (troppo umna) di Kristi Noem, governatrice del South Dakota e data come probabile nominata vice di Donald Trump che, nel suo libro-manifesto politico, di cui neanche riporto il titolo perché lungo e stupido, afferma di avere ucciso il proprio cane e una capretta, per fare intendere come sia capace di “compiere azioni difficili, confuse e brutte” quando necessario: non le date la valigetta con i codici dei missili nucleari! Ha scritto di avere ucciso il povero animale perché “non adatto alla caccia”, probabilmente lo ha ucciso perché non aveva a disposizione una rupe Tarpea da cui lanciarlo nel vuoto. Queste le parole di Kristi Noem: “Odiavo quel cane: non valeva niente come cane da caccia”. Non sappiamo perché ha ucciso anche la capretta. Forse la capretta non c’entrava niente, passava da lì per caso, ma oramai la Noem era in modalità “terza guerra mondiale”. Forse il suo cane non voleva uccidere la capretta e quindi, prima di ucciderlo, ‘sta qui, ha ammazzato la capretta come a dirgli: “E che ci vuole!”. Credo che la verità sia che la capretta sia stata messa con il cane per compagnia o per farla azzannare alla giugulare e, come spesso succede fra gli animali, abbiano fatto amicizia. Probabilmente ‘sta governatrice repubblicana, prima di sopprimere l’odiato cane, lo abbia voluto fare soffrire facendolo assistere alla soppressione della sua amica. “E adesso tocca a te”, ha probabilmente detto, come tutti i cattivi dei film americani. Soltanto che questo non è un film e metti che Trump viene eletto e lei sarà la sua vice, se a Trump gli viene un’intossicazione alimentare di quelle forti, la valigetta nucleare passa a lei.