“La regola dell’amico non sbaglia mai: se sei amico di una donna non ci combinerai mai niente”, cantava Max Pezzali nel 1997, rimbrottando quelli che nonostante tutto ci speravano. Ma, molti anni dopo, è stato proprio il popolare e amato cantautore, grande appassionato di moto e in particolare di Harley (tanto da chiamare la sua band 883, modello peraltro mai posseduto nemmeno dopo il successo, “per scaramanzia, visto che non averla mi ha portato bene per la mia carriera”), a divenire l’eccezione alla “sua” stessa regola: non si è trattato banalmente di “combinare” qualcosa, però, perché l’amicizia con Debora Pelamatti si è trasformata in una storia importante, culminata nel matrimonio. Provvidenziale si è rivelato il supporto di Max all’attuale moglie, che si trovava in una situazione difficile.
“Ero vittima – racconta Pelamatti su Domani – di una specie di incantesimo malato. Tradita. Picchiata. Umiliata. Nel frattempo Max era il mio migliore amico, e poi è diventato la cura”. Si evince che l’amicizia con Pezzali abbia salvato Debora quando lei era ormai convinta di non riuscire più a sottrarsi a una relazione malsana. E l’amicizia con Max, all’inizio un “balsamo”, è poi diventata altro ed è sfociata nelle nozze celebrate nel 2019.
“Raccontavo tutto a Max, al mio migliore amico dal 1995. Max mi diceva «fuggi», ma alla fine mentivo anche a lui”. Dopo vari episodi incresciosi con l’altro uomo, la vicenda prosegue: “Max – dice Pelamatti – mi confessa di essersi innamorato di me ma di non essere disposto ad assistere a quello scempio che stavo facendo della mia vita, dice che non mi riconosce più e non vuole soffrire, che non mi avrebbe più risposto. […] Non mi risponde per tre giorni al telefono, mentre l’altro continuava a cercarmi. Allora la notte della Befana salgo in macchina in pigiama e all’una suono il campanello di casa sua. Gli dico che lo amo. […] Lui mi fa dormire nella camera degli ospiti. La mattina dopo in cucina mi parla di Inter, di calciomercato. Poi mi fa: «Ma ieri sera eri ubriaca?». E io: no”. A quel punto si baciano: “E non ci lasciamo più, dal quel 6 gennaio del 2013, prendendoci cura l’uno dell’altra”. E l’altro? “Mi mandava messaggi furibondi dicendo che Max era solo un ciccione tatuato, che non era l’uomo per me, ma non contava più nulla”.
Ma, come chiede anche Selvaggia Lucarelli, Debora ha mai pensato che Max possa essere stato “un sostituto”? “Certo, anche Max se lo è chiesto. E la risposta è che Max non è stato una ruota di scorta, è stato fin da subito l’amore sano, l’amore pulito. E anche la cura”.