Il fatto che non esista limite al peggio significa che servirebbe poco a migliorare le cose, con un minimo di fatica.
Ma quale è il minimo della fatica, la linea di galleggiamento?
A biliardo quando non c’è molto da scegliere, spesso si sceglie di giocare il pallino da tre onda quattro e non una improbabile giocata per i birilli. Oltre alla marcatura, spesso, porta a una posizione difensiva. Giocato male, viceversa, può portare a subire una marcatura pesante e, nel peggiore dei casi, una controdifesa ferocissima.
Quindi quale è la scelta corretta? Osare o no? Passare la mano o provare a rivoluzionare il gioco? Come si fa a scegliere?
È tutto scritto nelle nostre attitudini, nel realismo delle nostre aspirazioni, nella sana paura di non farcela ma con la certezza di averci provato.
Provare a fare qualcosa di bello è libidinosamente faticoso, sia nel riuscire, sia nella voglia successiva di riprovare, migliorando la performance precedente e riuscire meglio della volta precedente. Non c’è una fine al processo di miglioramento, semmai può esserci una fine alla nostra voglia di migliorarci.
Ma questa è rassegnazione, non fate che prenda alloggio dentro di voi, mai.
C’è sempre tempo per un nuovo lavoro, una nuova avventura, un nuovo viaggio, un nuovo amore.
Per trovarla, però, bisogna spesso scompigliare il gioco, magari non proprio “lasciando sospeso il giudizio” come faceva Luke Rhinehart nel suo libro “L’uomo dei dadi”, che ispirò la fantastica canzone “Such a shame” dei Talk Talk capitanati dal compianto Mark Hollis.
Cercate più informazioni possibili per migliorarvi nella maniera meno convenzionale possibile.