Patrick Zaki è stato scarcerato. Lo studente egiziano, del cui caso si è particolarmente interessata l’Italia visto il legame del ragazzo con l’università di Bologna, è uscito dal commissariato di Mansoura poco prima delle 14, e ha abbracciato i familiari, rassicurando tutti i suoi sostenitori sulle sue condizioni di salute.
“Voglio dire molte grazie agli italiani, a Bologna, all'università, ai miei colleghi, a chiunque mi abbia sostenuto", ha dichiarato Zaki all'Ansa. “Sto aspettando, vedrò nei prossimi giorni cosa succede: voglio essere in Italia il prima possibile, appena potrò andrò direttamente a Bologna, la mia città, la mia gente, la mia università”. Patrick ha trascorso ben 669 giorni “preliminari” in prigione, sulla base di accuse come “diffusione di notizie false”. Ieri era stato dato il via libera alla scarcerazione, pur rimanendo le accuse a suo carico.
Lo studente egiziano dell'università di Bologna era stato arrestato il 7 febbraio del 2020 per la sua attività nel campo della difesa dei diritti umani. Il giudice ha deciso di scarcerarlo e di aggiornare l'udienza al prossimo primo febbraio.
Una delle prime cose che ha fatto non appena arrivato a casa è stato indossare una maglietta dell'Università di Bologna che l'ateneo gli aveva fatto recapitare. Un pensiero, appena uscito dal commissariato di Mansura, Patrick Zaki lo ha voluto dedicare anche alla sua squadra del cuore in Italia: “Viva il Bologna calcio”, ha detto parlando con i giornalisti. E la squadra ha immediatamente risposto sui propri social: “Patrick ti aspettiamo presto al Dall'Ara”. In un video su Repubblica Zaki ringrazia tutte le persone che per lui si sono mobilitate, da Amnesty International alla politica.
Il pessimismo dell’amico
Alla vigilia della liberazione, uno dei migliori amici di Patrick Zaki, Mohamed Abbas, tra gli animatori della campagna per la sua liberazione, aveva fatto capire di non essere fiducioso: “Non c’è stata abbastanza pressione sul governo egiziano – aveva detto – da parte della comunità internazionale. Per esempio, il Parlamento italiano aveva deliberato il conferimento della cittadinanza a Patrick, ma questo non si è tradotto in alcun provvedimento concreto”
Le accuse
Contro Patrick ci sono diversi capi di accusa, per cui rischia fino a cinque anni di carcere. Il mandato di cattura contiene le accuse di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo.
La cronistoria
7 febbraio 2020. Zaki – secondo quanto ricostruito da Avvenire – lascia Bologna per tornare a Mansura, in Egitto, per fare visita ai parenti. Atterrato all'aeroporto del Cairo viene catturato da agenti dei servizi segreti. Nessuno ha sue notizie per 24 ore, fino a che viene riferito il suo arresto. I capi d'accusa sono minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie, propaganda per il terrorismo. Secondo il suo legale è stato interrogato e torturato per 17 ore consecutive.
9 febbraio 2020. C’è un flashmob per chiedere la liberazione di Zaki si svolge in piazza Maggiore a Bologna. È il primo di una lunga serie di inizative a favore della scarcerazione dell'attivista. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per il tramite dell'ambasciata al Cairo segue da vicino e sin dal primo momento il caso.
10 febbraio 2020. Andhe l'Unione Europea segue il caso: "Tramite i colleghi alla delegazione del Cairo stiamo facendo le necessarie valutazioni e, se sarà necessario, intraprenderemo azioni adeguate", fa sapere un portavoce.
15 febbraio 2020. Un tribunale egiziano respinge la richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Zaki, che rimane in carcere.
16 febbraio 2020. Il procuratore generale dell'Egitto nega che la polizia abbia torturato Zaki. Come prove contro l'attivista, l'agenzia di sicurezza nazionale fornisce 10 pagine stampate dal suo account Facebook, su cui si legge il suo nome: la dichiarazione le descrive come "materiale incendiario contro le istituzioni e i rappresentanti dello Stato".
22 febbraio 2020. Il tribunale di Mansura decide di prolungare per altri 15 giorni la permanenza in carcere di Patrick. Il 5 marzo viene trasferito nel carcere di Tora al Cairo.
7 marzo 2020. Il tribunale competente rinnova la detenzione preventiva di Zaki fino alla successiva udienza, prima posticipata al 21 marzo e poi più volte a causa della pandemia di Covid-19 in corso. La detenzione preventiva è stata più volte prolungata per periodi successivi prima di 15 giorni, e poi di 45 giorni.
4 luglio 2020. "Cari, sto bene e in buona salute, spero che anche voi siate al sicuro e stiate bene. Famiglia, amici, amici di lavoro e dell'università di Bologna, mi mancate tanto, più di quanto io possa esprimere in poche parole". Lo scrive in una lettera alla sua famiglia Patrick Zaki. "Spero che stiate tutti bene e che il Coronavirus non abbia colpito nessuno dei nostri cari. Un giorno sarò libero e tornerò alla normalità, e ancora meglio di prima", aggiunge.
8 agosto 2020. Sono passati sei mesi da quando Patrick è in stato di detenzione preventiva in Egitto. "Sei lunghissimi mesi senza che un tribunale abbia analizzato le accuse infondate contro di lui e basate su 10 post pubblicati su Facebook. Dal giorno del suo arresto, insieme a decine di migliaia di persone stiamo chiedendo la liberazione di Patrick Zaky: è un prigioniero di coscienza, in carcere solo per il suo attivismo in favore dei diritti umani", denuncia Amnesty International, che organizza per un Twitter storm con cui alzare la pressione sul governo del Cairo a favore della liberazione dell'attivista.
18 novembre 2020. Le autorità egiziane arrestano un altro membro della ong egiziana Eipr per i diritti umani, con cui aveva collaborato anche Zaki. Si tratta del direttore Gasser Abdel Razek, per il quale due giorni dopo vengono disposte due settimane di carcere con l'accusa di essersi unito a un gruppo terroristico, di aver diffuso false dichiarazioni per minare la sicurezza pubblica e di aver utilizzato Internet per pubblicare notizie false.
2 dicembre 2020. Sul caso interviene anche l'attrice hollywoodiana Scarlett Johansson che chiede in un video su YouTube la liberazione di zaki e di altri tre attivisti dell'Eipr arrestati in Egitto.
21 dicembre 2020. Patrick incontra la madre nella prigione di Tora e le dice di essere "fisicamente e mentalmente esausto". La madre è sconvolta, lo vede "depresso" e chiede "a ogni persona responsabile e a chi prende le decisioni di rilasciare immediatamente Patrick. Restituiteci nostro figlio e restituiteci tutte le nostre vite".
11 gennaio 2021. Patrick Zaki riceve la cittadinaza onoraria di Bologna.
7 febbraio 2021. È passato un anno dal giorno dell'arresto. La politica italiana e gli attivisti continuano a chiedere la sua liberazione.
16 aprile 2021. Il Senato vota a favore della cittadinanza onoraria italiana a Zaki.
14 settembre 2021. Dopo un anno e sette mesi di detenzione preventiva, Zaki va a processo. Si svolge la prima udienza che viene aggiornata al 28 settembre.
28 settembre 2021. Seconda udienza e secondo rinvio: il processo riparte il 7 dicembre. "Un rinvio lunghissimo, che sa di punizione. Quel giorno saranno trascorsi 22 mesi dall'arresto: 22 mesi di crudeltà e sofferenza inflitte a Patrick Zaki, ma anche di grande resistenza da parte sua", scrive su Twitter Riccardo Noury portavoce di Amnesty Italia
7 dicembre 2021. Dopo quasi due anni di rinvii e rinnovi del periodo di tenzione, al termine della terza udienza viene deciso che Zaki sarà scarcerato, ma non assolto dalle accuse. Dovrà comparire nuovamente in tribunale il prossimo 1 febbraio.