Dopo tre anni di indagini è partita ieri l’udienza preliminare di fronte al gup Paola Faggioni, che apre ufficialmente il processo nei confronti di 59 tra tecnici e dirigenti di Autostrade per l’Italia e della controllata per le manutenzioni Spea, funzionari e consulenti del ministero delle Infrastrutture accusati di aver provocato la strage del ponte Morandi, che il 14 agosto 2018 uccise 43 persone. Nel frattempo, il procuratore facente funzioni, Francesco Pinto, che ha raccolto il testimone da Franco Cozzi (andato in pensione) ha parlato dei riscontri raccolti su questo disastro che ha sconvolto Genova e l’Italia intera dal quale è emerso “un quadro di estrema incuria e cinismo” da parte di chi doveva garantire la sicurezza della rete autostradale. In seguito, il procuratore ha spiegato la mole di materiale raccolto: “Quasi 60 terabyte di materiale informatico” e quale è stata la parte più difficile: “Ricostruire i fatti storici e formalizzare le accuse che abbiamo contestato agli imputati, diverse per ciascuno a seconda dei rispettivi ruoli di garanzia: secondo noi, in sostanza, ognuno aveva un obbligo giuridico di attivarsi per impedire quel che è successo, e invece non lo ha fatto. Ora c’è un passaggio delicato e fondamentale: il gup dovrà fare da primo filtro sulla validità di questa ricostruzione. L’auspicio è che si arrivi a un rinvio a giudizio in tempi rapidi”. Non ha poi mancato di commentare il rischio, paventato da più parti, che il processo possa saltare a causa dell’improcedibilità prevista dalla riforma Cartabia: “È un problema strettamente tecnico. L’improcedibilità è un istituto nuovo e dovrà passare per le decisioni dei giudici: non appena la questione sarà sollevata, capiremo se prevale la lettera della legge che ne limita l’applicazione ai reati commessi dal 2020 in poi o se passerà l’interpretazione contraria. Per adesso non ci siamo posti il problema, ma di certo è un ulteriore rischio che potrà presentarsi in Appello”. Infine, il procuratore Francesco Pinto ha accennato alle presunte responsabilità degli imputati: “Quello che però emerge dal materiale probatorio – e in particolare dalle perizie, sia la nostra che quella del gip – è un quadro di estrema incuria e cinismo riguardo ad aspetti fondamentali della sicurezza da parte di chi avrebbe dovuto occuparsene. E non parlo solo del ponte Morandi, ma dell’intero tronco autostradale. Ora la sfida è tradurre questo dato oggettivo in responsabilità penali soggettive da attribuire agli imputati”.
Processo Ponte Morandi, il procuratore: “Quadro di estrema incuria e cinismo, serve giustizia rapida”
Ha preso il via ieri l’udienza preliminare e il capo dei pm genovesi ha rilasciato una lunga intervista al Fatto quotidiano nella quale ha spiegato quel che è emerso dalle indagini: “Ognuno degli imputati aveva un obbligo di attivarsi per impedire quel che è successo e non lo ha fatto. Ma c'è il rischio prescrizione, questo processo deve avere la massima priorità”
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di Redazione MOW