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Quanto guadagna uno
youtuber come Alberto Naska?

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

24 settembre 2020

Quanto guadagna uno youtuber come Alberto Naska?
Da qualche anno, il mondo dei motori ha visto nascere una nuova professione legata all'intrattenimento e all'informazione in rete: lo youtuber! Ma quanto guadagna chi sta investendo tutto il proprio tempo nella creazione di contenuti di questo tipo? Alberto Naska lo ha rivelato in un video. Ecco di che cifre parliamo

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

YouTube è cresciuto in fretta, fino a portare i quotidiani nazionali a pubblicare titoli sensazionalistici sui guadagni di gamers, intrattenitori e recensori dell’internet. Favij guadagna come un dirigente d’azienda, Marcello Ascani pensa di ritirarsi a trent’anni e Ninja, ventinovenne campione di Fortnite, arriva addirittura a fatturare 10 milioni di dollari l’anno.

Numeri che fanno andare di traverso il risotto nella schiscetta ad un qualunque adulto intento a leggere le notizie in pausa pranzo, chiuso in ufficio per un numero indefinito di ore al giorno per il resto della sua vita - quando va bene.

Se da un lato è vero che YouTube ed altre piattaforme d’intrattenimento pagano i loro creators come fossero effettivamente dei dipendenti a cottimo (tante views, tanti soldi) è altrettanto vero che i numeri vanno interpretati e letti con cognizione di causa.

Alberto Naska, probabilmente il numero uno dell’intrattenimento su due ruote nell’internet, ha raccontato in un suo video quanto guadagna con YouTube, Facebook e Twitch. Il mantra ripetuto da Naska durante tutto lo spiegone è stato uno soltanto: questi numeri si riferiscono al fatturato, non al guadagno. Il che significa che ci si dovranno pagare le tasse (circa il 30% a seconda della situazione fiscale) e detrarre le spese, dalla videocamera con cui viene filmato il video allo stipendio di chi l’ha montato.

Il primo canale di Naska arriva a fine settembre con un fatturato di circa 20.000 euro grazie a 32 milioni di views dal primo gennaio, il che significa che, ogni mille visite ai suoi video, YouTube lo paga 63 centesimi di euro. Ma c’è anche il canale inglese: da lì arrivano poco più di 9.000 euro per 4,7 milioni di visite, in questo caso quindi ogni mille views YouTube lo paga circa 1,90 euro, più del triplo rispetto al canale italiano.

A questi due canali si aggiunge un terzo (come la Rai dei vecchi tempi!) dedicato esclusivamente al gaming, con cui Naska è riuscito a fatturare quasi 1.800 euro dall’inizio dell’anno in seguito a 3,5 milioni di visite.

Agli introiti di YouTube di poco superiori ai 30.000 euro si aggiungono poi i guadagni di Twitch e Facebook, con quest’ultimo attorno ai 350 euro e la piattaforma di streaming quantificata in circa 15 euro per ogni ora passata a giocare.

In totale Naska arriva a fine settembre con 55.000 euro di fatturato. Tolte le tasse, lo stipendio diventa drammaticamente simile a quello di un impiegato con ferie pagate, TFR e tutto il resto. Includendo le spese di attrezzatura, dipendenti, trasferte e via dicendo, lui spiega candidamente che sarebbe addirittura in perdita.

A fare la differenza sono tutta una serie di entrate collaterali che permettono allo youtuber di arrivare al segno più a fine anno. Si parte dal merchandising, comprendente magliette, autobiografia ed affiliazioni, per poi continuare con accordi con gli sponsor nei video e sulla carena della moto.

Insomma, tutto sommato a fine anno Naska potrà fatturare (ma questa è una nostra supposizione) una cifra di poco superiore ai 100.000 euro, per la maggior parte reinvestita in modo da portare avanti la produzione video, sia in termini quantitativi che qualitativi.

Un ottimo stipendio che però, come spiegato da Alberto, non è il fine ultimo del lavoro. Il punto focale di tutta l’operazione è un altro: correre in moto, testare le auto e partecipare agli eventi. Perché YouTube paga, ma non ti regala nulla. Il regalo semmai è qualche coppa sulla mensola o una giornata in una pista esotica per provare l’ultimo dei bombardoni da duecento e passa cavalli. E, infine, il non doversi trovare in ufficio a digerire il risotto della sera prima con l’unica speranza che le 18:00 di oggi arrivino prima delle 18:00 di ieri.

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