mito del motociclismo. In pista è arrivato terzo, il regolamento farà il suo corso. Ma lui ha vinto. Non solo oggi, per sempre. Perché ha reso onore alla leggenda di questo sport. Così è
Ma che ce frega dei 3 secondi di penalità, ma che ce frega che il regolamento dice che non lo poteva fare, che si sarebbe dovuto fermare. Ste robe lasciamole ai noiosi, ai razionali, ai commentatori rigorosi. Non me vogliate, davvero, se vi sentite chiamate in causa, niente di personale. Ma quello che abbiamo visto oggi negli ultimi giri di gara, un Fabio Quartararo che corre con la tuta aperta, a petto nudo, perché qualcosa è andato storto e la protezione (il copricostato) gli è volata via e nonostante questo non molla niente, niente, anche se dietro ha Jack Miller (che è come avere dietro un PitBull incazzato), e a ogni sorpasso risponde con un controsorpasso, ecco tutto ciò è qualcosa che alimenta il mito del motociclismo. Il Motociclismo con la M maiuscola. Quello dei Falappa che in Superbike finiscono la gara con una mano aggrappata alla forcella pur di vincerla. Quella dei Pierfrancesco Chili che in accappatoio attaccano Fogarty a Monza. Quella dei Rossi e Biaggi che si prendono a botte sulle scale. Quella dei Rossi che sportellano Stoner, Marquez, e compagnia cantante. Quella dei Marquez che rischiano e cadono sul braccio ridotto male male male. Gli esempi sono tanti, mi fermo qui, continuate voi.
Ok, solo una settimana fa un ragazzo è morto: Jason, 19 anni. Mamma mia che dolore ancora oggi, e la critica può essere: a distanza di 7 giorni perché elogi queste cose? Perché, ripeto, è il Motociclismo a essere così. A essere così sono le Corse. Per questo motivo le amiamo. Per questo motivo ci incolliamo al televisore ogni santa domenica che una ventina di piloti sfidano la sorte e scendono in pista. Quartararo è arrivato terzo, ecco ciò che conta. Lo squalificano? Lo penalizzano? Non importa. Ha fatto qualcosa che rende onore allo sport che amiamo. Ha dato tutto. Non si è risparmiato. Per chi ama il motociclismo Quartararo ha vinto. Non solo oggi, per sempre. E a chi dice: “Bene, ma cos’altro poteva fare?”, rispondo: niente. Ha fatto benissimo a fare ciò che ha fatto. Che altro potevo fare è la stessa cosa che ha detto Schindler quando ha salvato migliaia di ebrei. “Cos’altro potevo fare” è la frase che testimonia l’inconsapevolezza che rende gli eroi eroi.
Il paragone non è calzante? Certo, lo so che non lo è. Ma è per far capire che probabilmente nella testa di Quartararo non si è mai palesato il pensiero: putain mi devo fermare, oh mon Dieu è pericoloso. Ed è proprio questo il bello. Altrimenti Quartararo farebbe il giornalista o il postino, che magari va a fare i turni in pista la domenica sera quando c’è il sole. No. Quartararo è un pilota. Un Pilota. Squalificatelo, criticatelo, dite pure che è pericoloso, parlate pure di penalità. Ma non è questo il punto. Il punto è che oggi Quartararo ha dimostrato di che pasta e stoffa e pure addominali e pettorali è fatto. Al di là delle vittorie che ha conquistato e che conquisterà e dei risultati che ha raggiunto e che raggiungerà. Lode a Quartararo. Oggi te la meriti.