Fascisti. Presunti tali. Pseudofasciti. Presunti tali. Violenti. Coglioni. Soprattutto coglioni. Fascisti che non sanno di esssere fascisti. Fascisti che non credono di essere fascisti e accusano altri di essere fascisti. No Vax e no Green Pass. Sì Vax e no Green Pass. Coglioni che pensano di essere fascisti e invece sono solo coglioni. Coglioni che vorrebbero essere fascisti ma non riescono ad essere nemmeno fascisti da quanto sono coglioni. Coglioni, quindi, soprattutto coglioni.
Il fascismo, signori, è una cosa seria. Da giovane, giovanissimo, ero iscritto al Fronte della Gioventù. Cercavo un’identità, un’appartenenza e nella Toscana Rossa feci la scelta contraria alla massa. Trovai una sede, altri giovani come me, anziani maestri d’oratoria, appassionati di politica, conobbi pure il leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini. A cena con lui intuii quello che capii poco dopo, ossia che la politica mi faceva schifo: leccapiedi, egotismo, narcisismo arrivavano prima del merito. E poi capii un’altra cosa: che io, ai tempi del fascio, sarei durato tre minuti. Mi avrebbero accoppato subito. Eseguire ordini è una cosa che mi riesce male. E chi li dà mi sta sul cazzo. Da allora e forse da sempre.
Però ho studiato una storia, quella della cultura di destra, tra i libri che ricordo meglio ci sono Il Manifesto dei conservatori e Cuori neri di un giovanissimo Luca Telese: le vicende dei ragazzi di destra ammazzati da quelli di sinistra, spesso dimenticati proprio perché di destra, spesso considerati meno importanti proprio perché di destra. Eppure anche loro giovani, pieni di ideali e di errori.
Sì, il fascismo è una cosa seria. Negli anni l’atteggiamento fascista l’ho riconosciuto anche nei centri sociali, nelle riunioni del giornale Lotta Continua che ho frequentato all’università di filosofia per capire meglio Marx, capendo che Marx con il comunismo applicato nei Paesi comunisti c’entrava poco e niente (più niente che poco). Anche lì sentivo odore di pregiudizio, di discriminazione verso chi non la pensava come loro, un odore sì, di fascismo.
C’è che quasi tutti hanno bisogno di una bandiera, di una protesta, di un nemico. Per molti il Green Pass è solo l’ultimo della lista, prima che diventi il penultimo. Dove i favorevoli e i contrari si danno dei fascisti a vicenda. A ragione, tra l’altro. Perché sono contro e sarò sempre contro qualsiasi imposizione e contro qualsiasi discriminazione.
Ma adesso che in Italia la destra radicale sta conquistando la ribalta starei attento a usare il termine fascisti, perché a forza di ripetere questa parola questa stessa parola prende significato, s’ingrossa, si rafforza. Tribuni televisivi, conduttori egoriferiti, politici da salotto, giornalisti e intellettuali, borghesi e operai: tutti a usare questa parola. Bisogna considerare che l’estremismo di destra ne chiamerà uno di sinistra, che adesso pare morto, scomparso, ma che forse, in realtà, è solo in sonno. E ogni estremismo per sua natura è fascista. Mi sbaglierò ma ecco cosa vedo a breve: una destra che si radicalizza nelle sue posizioni, una estrema sinistra che si ricostruisce, un centro di potere e finanza e un nome a prendersi la scena di ciò che resta, Alessandro Di Battista. Nel frattempo proteste di piazza, scuole strade periferie nel caos, mentre l’Europa catapulta miliardi sulle nostre teste e la sera andiamo tutti a guardare Squid Game, con i coreani che alla loro misera vita preferiscono fare giochi da bambini dove se sbagliano vengono ammazzati sul posto. Una metafora che vi suona familiare, ve’?
Rock The Casbah cantavano i Clash. Rock The Chaos viene da sperare. Perché, se la storia ci ha insegnato qualcosa, sappiamo che è in tempi come questi – tra piogge di miliardi, contraddizioni, esasperazioni, battaglie tra popoli e poteri forti, dove è difficile restare lucidi e lontani dalle urla, dove è difficile non ragionare per partito preso ma con indipendenza, senza la paura di essere associato a questa o quell’altra parte – è in situazioni come queste che qualcosa di buono in fondo nasce sempre. Chissà cosa. Stiamo all’erta. Perché ciò che ci aspetta è tutto fuorché tranquillo. Buon lunedì.