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Sanremo, c’è speranza
che stavolta Amadeus
non si porti dietro Fiorello?

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

10 agosto 2021

Sanremo, c’è speranza che stavolta Amadeus non si porti dietro Fiorello?
Smentendo ciò che aveva assicurato alla fine della precedente edizione, Amadeus condurrà e dirigerà artisticamente la kermesse per la terza volta di fila. C’è la possibilità che venga meno l’accoppiata con Fiorello, indispensabile al primo giro, ma molto meno nella seconda tornata? Di certo Rosario si era congedato così: “A chiunque condurrà il prossimo anno, auguro un Ariston pieno di pubblico ma ascolti bassissimi. Non gli andrà male, gli andrà malissimo”

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

“Il terzo Sanremo di seguito non ci sarà. Perché Sanremo non è una routine, non è qualcosa che puoi fare ogni anno. Ringrazio la Rai per questi due anni e non vedo l’ora di tornare alla mia normalità”.  Così parlò Amedeo Sebastiani, decisamente più conosciuto come Amadeus, durante la conferenza stampa dello scorso 6 marzo, ante finale della kermesse. Ma alle decisioni perentorie, poi, un po’ come ai decreti in tempi di pandemia, piace cambiare e infatti, colpo di scena, è ufficial notizia di questi giorni che il Sebastiani abbia pronunciato il fatidico sì abbandonando ogni resistenza alle avances del direttore di Rai 1 Stefano Coletta che già all’epoca dello scorso Festival riguardo al gran rifiuto di Amadeus verso il tris aveva lo stesso eye of the tiger di Marcell Jacobs quando sprinta verso un nuovo record mondiale olimpico. Dall’1 al 5 febbraio 2022, dunque, sarà Amadeus Ter. Meritatamente di nuovo conduttore e direttore artistico, possiamo solo confidare in una piccola sacrosanta speranza: che, in questa nuova avventura sanremese, Amadeus non si porti più dietro Rosario Fiorello detto “Ciuri”.

Rosario Fiorello detto “Ciuri” è stato infatti tanto indispensabile al primo festival targato Ama, quanto epidermicamente spiacevole al secondo giro. Complici le condizioni difficoltose – causa pandemia – in cui Sanremo 2021 ha dovuto nascere, crescere e correre, Rosario Fiorello detto “Ciuri” ha mostrato sul palco il peggio di sé, riuscendo a battere in sgradevolezza perfino l’intonazione di Bugo. Fonte primaria dell’indignazione del nostro, essenzialmente l’assenza di pubblico all’interno del Teatro Ariston che lo showman aveva per qualche motivo interpretato non come una necessaria misura in tempi di pandemia, ma come affronto personale al proprio prestigio. Incontabili il numero di frecciate verso la situazione – per carità, di certo non facile - tanto da far sospettare che il palloncino a forma di fallo – tra i tanti utilizzati per riempire la platea nel corso di una serata del Festival - fosse rivolto proprio a lui come segno di silente protesta da parte degli addetti ai lavori.

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Incredibile, poi, il modo in cui Rosario Fiorello detto “Ciuri” abbia malgestito e mai digerito l’affaire Auditel. Appena pubblicati gli ascolti della prima serata, essendo inferiori a quella dell’anno precedente, l’ex codino del Karaoke ha cominciato a centellinare la propria sacra presenza sul palco passando da gran cerimoniere a turista per caso e mettendo in piedi scenette dal backstage alla “Mi si nota di più se…” di morettiana memoria che, lungi dal provocare simpatia in chicchessia, mettevano in forte disagio il compagno di palco e amico da una vita Amadeus costretto in diretta a improvvisare alla meglio tamponando le spocchiose intemperanze di Rosario Fiorello detto “Ciuri”. Non pago, il co-conduttore aveva l’abitudine (si sospetta incoraggiata dall’ufficio stampa Rai per non avere ulteriori problemi) di dare puntualmente forfait alle conferenze stampa quotidiane come se lui, “Ciuri”, avesse cose più importanti da fare rispetto al… proprio lavoro.

Terribili e fuori da ogni logica di istituzionale bon ton Rai, i suoi saluti finali al termine dell’ultima serata. Davanti al naso di Amadeus, Rosario Fiorello detto “Ciuri” si è prodotto in un augurio che manco il più avvelenato dei no-vax dedicherebbe a Burioni: “A chiunque condurrà il prossimo anno, auguro un Ariston pieno di pubblico ma ascolti bassissimi. Non gli andrà male, gli andrà malissimo”. Uno sfoggio di superlativi malauguranti che hanno raggelato il clima dalla Liguria alla Groenlandia, dimostrando un’eleganza pari a quella di una mietitrebbia inceppato da sterco di procione.

Il tutto al termine di cinque serate in cui, per via degli ascolti mediamente al di sotto dell’anno precedente (ma volati altissimo nel corso della serata finale), Rosario Fiorello detto “Ciuri” ha reso praticamente ogni suo intervento sul palco dell’Ariston una ripicca contro qualcosa o qualcuno. Non abbiamo certo dimenticato l’immortale sproloquio sui cazzetti dei polpi durante il quale, oltre all’imbarazzo del pubblico a casa, si è potuto scoprire, stile SuperQuark, un fatto fino ad allora impensabile: anche le poltrone possono sbadigliare. Vedendo, l’indomani, le critiche in merito a questa sua delicatissima performance, Rosario Fiorello detto “Ciuri” si è prodotto la sera seguente in una dissertazione sul balletto classico, giusto per rispondere passivo-aggressivamente a chi lo aveva tacciato di essere un filo troppo triviale e, soprattutto, di togliere per via del proprio ego smisurato, troppo tempo alle canzoni in gara. Per non parlare dei medley che ci ha propinato come fossero fini momenti di intrattenimento: vederlo, per esempio, coverizzare la Pausini sulle note di Bohemian Rhapsody dei Queen è stata un’esperienza in pieno stile Guantanamo, ma più crudele. “Ciuri, non è te che vogliamo sentire cantare” si furoreggiava su Twitter in caps lock, ma niente, le moleste esibizioni canore dello showman accennavano ad arrestarsi per quanto nessuno, ma davvero nessuno, le salutasse esclamando “Finalmente tu”.

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Come un piccolo ma irrefrenabile Taz Tazmania dell’intrattenimento, Rosario Fiorello detto “Ciuri” ha detto, cantato e malaugurato troppo senza che nessuno riuscisse a sedarlo. Almeno prima dell’intervento a gamba tesa dell’unica e inimitabile Ornella Vanoni che ha dato voce all’intero Twitter blastandolo con la sua classica, inarrivabile eleganza: “Allora ti piace cantare, eh? Certo che di questi tempi cantano proprio tutti…”. Vuvuzela, hola, tripudio e giubilo dai divani di casa un po’ come alla vittoria degli ultimi Europei. Si dice che qualcuno sia addirittura sceso per strada a suonare clacson all’impazzata.

Attivo (fastidiosamente) sul palco solo quando e se al cospetto di ascolti degni della propria supposta caratura, motivo di imbarazzo per lo stesso Amadeus e causa di lungaggini in scaletta assolutamente evitabili considerata la durata monster di ogni serata della kermesse (che viaggia serenamente sulla media delle cinque ore buone a botta).

Non ci meritiamo un Ciuri-Ter. Tanto Sanremo 2022 “andrà malissimo” (parole dell’amico tuo, caro Amadeus) in ogni caso. 

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