Finalmente Valencia, il sole. Le moto guidate da quelli bravi. La mattina il nubifragio si calma verso le dieci, ne è venuta giù talmente tanta in questi giorni che qualcuno avrà pensato che ai piani alti ci sia un grande tifoso di Valentino. Senza la pioggia decidiamo di lasciare le moto in garage, oggi il nostro California deve fare da ufficio: Emanuele è di buon umore perché ha trovato la sigaretta elettronica nella borsa del pc, Alberto si mette al volante, io faccio riprese inutilizzabili. Moreno è rimasto in albergo a lavorare come se fosse ancora a Milano. In ritardo anche oggi, arriviamo in circuito seguendo le prime libere della MotoGP dal telefono. Lì, tra una rotonda e l'altra in cerca di un parcheggio, abbassiamo il finestrino e sentiamo nell’aria le moto vere, un temporale di velocità che si mescola alla voce di Guido Meda mentre parla di quella cosa lì, del motivo per cui abbiamo fatto 1.500 Km. The Last Dance. Il paddock è affollato, ma tutto si svolge con una quiete quasi surreale rispetto allo standard. Sarà il Covid, il mondiale finito, l’ultima di Valentino: la gente c’è ma è rilassata e tranquilla, se identificate il mondiale con le motoseghe sulle colline del Mugello, sappiate che questo a confronto è una partita di golf nell’Hampshire. L’atmosfera però è carica: il Ricardo Tormo di Valencia è una sorta di stadio, dalle tribune riesci a vedere praticamente tutto il tracciato. Per via della pandemia l’accesso all’interno del paddock è garantito solo ai giornalisti spagnoli, motivo per cui abbiamo dovuto ripiegare su biglietti in commercio, dei bei posti sulle tribune del rettilineo. Poco male, da dove siamo si vedono i piloti staccare a 330 Km/h al cartello dei duecento metri, entrando in curva 1 con la moto di traverso a velocità spaventose. In breve, tutti e 21 i piloti si fanno perdonare ogni cosa: magari qualcuno l’avevi pensato lento, poco incisivo, meno bravo. Invece nada, nadie, nulla. Tutti fenomeni veri.
Girando tra gli stand ci rendiamo conto di quanto il tempo dei tabaccai a sostentare il motociclismo mondiale abbia decisamente ceduto il passo al mondo delle bibite gasate. Non ce n'è uno nemmeno a cercarlo, ma non solo: non puoi nemmeno portarti le sigarette da casa perché non si fuma, te le vengono a requisire con la stessa ferma decisione che si pratica nelle discoteche. Povero Ema penso, poi mi ricordo che ha la sigaretta elettronica. Il dramma sociale procede poi quando tentiamo l’abbinata panino e birra: tassativamente analcolica. Ci consoliamo con le moto in pista, i tifosi, l’atmosfera festosa.
C’è un australiano sulla sessantina che si è dipinto i baffi in giallo fluo, un francese completamente travestito, una fila per entrare nel gonfiabile della VR46 che arriva letteralmente in tribuna. Tra un turno e l’altro Rubén Xaus si presenta sull’enorme palco allestito nel paddock, risponde alle domande del pubblico, lo andiamo ad incontrare. Ho un vecchio irrisolto con lui, ma quando lo approccio dice di sì a tutto: ti ricordi di quell’articolo? Si, certo. Pace? Si, pace. Sorride, stretta di mano, mi chiedo se ha capito di che gli stavo parlando. Comunque sembra contento, il pubblico lo subissa di selfie e Rubén, serafico, trova un momento per tutti.
A fine giornata è Jack Miller a chiudere le FP2 davanti a tutti con una pulizia di guida che non traspare dalla televisione (né tantomeno dal personaggio) ma che oggi fa la differenza sugli altri. Jack entra in curva come un ballerino: delicato e fluido, evidentemente velocissimo. Un mito. La coppa del funambolo la sollevano a quattro mani Taka Nakagami e Pol Espargarò, i più spettacolari. Poi c’è Valentino, sornione, applaudito ininterrottamente da tutte le tribune.
Lo vedi uscire in pista e non riesci a capacitarti che possa essere la sua ultima giornata di libere, Alberto sostiene che è come quando ti stai per sposare e ti rendi conto che l’hai fatto per convenzione, hai 42 anni e tocca anche a te. Ma finisci per chiederti chi te l’ha fatto fare anche se capisci che è giusto. Di ritorno verso il Bulli facciamo qualche intervista, ci prepariamo a sfruttare la postazione per buttare giù un paio di articoli. Io scrivo questo, Ema - che scalpita per un giro in moto nel pomeriggio - racconta l’ultima di Danilo Petrucci. Alberto gestisce il materiale video. Ci prepariamo per la prima, vera serata a Valencia. Poi chiama Moreno: stasera abbiamo un impegno, consegna il pezzo. Eccolo.