“Non amo quello che faccio”: a dirlo è il Gimbo Tamberi, il campione di salto in alto che da anni domina il panorama italiano e internazionale, colui che ha reso “pop” questo sport e ci ha fatto appassionare alla disciplina grazie alla sua incontenibile follia. Nella puntata di Belve di martedì 26 novembre, grazie alla conduttrice Francesca Fagnani, abbiamo assistito a un’intervista inusuale per i nostri tempi in quanto vera, scomoda, irriverente. Non c’è stata una frase o una risposta che non fosse “titolabile”, tutto quello che ha detto è una notizia, una novità, un suo spaccato di vita. È stato toccante il momento in cui ha parlato del rapporto travagliato con il padre: “Non avere un rapporto con mio padre è il fallimento più grande della mia vita. I punti bassi nel nostro rapporto sono stati veramente tanti e questo è il motivo per cui una relazione si deteriora a tal punto che diventa complicato metterci delle pezze. Dopo una gara nel 2020 in Serbia c’è stato un dibattito con mio padre, ci sono rimasto male, mi sono rimaste dentro le parole che mi ha detto”. Ma un uomo così sicuro di sé come Tamberi chi ha come idolo? Sembra proprio che sia Valentino Rossi il suo modello: “Mi sono ispirato a lui, è sempre stato sé stesso; eppure, ha vinto di tutto di più. Io ho fatto i capelli verdi, blu, la mezza barba, per ipermotivazione: se vai lì e perdi a quel punto sei un pagliaccio, se vinci invece, anche con i capelli azzurri hai vinto”.
Poi il ricordo delle Olimpiadi di Parigi 2024, quando delle coliche renali hanno infranto il sogno della medaglia: “Ero tra i favoriti, mi sentivo forte. È stato il momento più brutto, sia come dolore fisico, che mentale, che d’animo”. Ma ha parlato anche di quale sia la sua vera passione, ovvero il basket, sport al quale il padre lo ha “strappato via”: “Ho giocato a basket fino a 17 anni, mi piace tuttora di più. Se avessi giocato ancora a basket sarei stato meno orgoglioso, ma più felice. Fare quello che ami fa la differenza. Alla fine, non è così bello saltare un’asticella. Ho dovuto fare quella scelta ma non amo quello che faccio. Avevo 18 anni e fa la differenza. Un conto è scegliere, un conto è obbligarti a scegliere quella strada. Un genitore deve aiutarti a prendere la strada giusta ma non obbligarti a scegliere quella strada. Io, in quel momento, mi sono sentito tradito dalla sua figura genitoriale”. A Gimbo dobbiamo dire grazie, per averci regalato un momento diverso, uno spaccato di televisione che davvero ci ha portato all'interno della sua vita. Questa si chiama intervista, questo vuol dire accettare di parlare ed esporsi e sì, grazie alla Fagnani e a Gimbo abbiamo capito che tutto ciò è ancora possibile.
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