Mi sono commosso a leggere l’intervista di Repubblica a Paolo Veronesi. Cinque anni fa esatti moriva Umberto, suo padre. Un luminare, si dice in questi casi. Uno dei massimi esperti di oncologia, uno di quelli a cui la Storia renderà merito e già la rende. Oggi La Scala a Milano lo ricorderà. La Scala, non so se mi spiego. Mi ha commosso perché nella vita di un uomo ci sono percorsi, fini, ripartenze, momenti epici, incredibili, nascondigli, segreti, vette e cadute. Nelle grandi personalità tutto questo probabilmente si sente di più. Ma ciò che conta, ciò che rimane, è sempre e solo e soltanto una cosa: l’amore. Il senso di comunità che diffondi.
Paolo Veronesi è il primo di sette figli. Uno dei quali nato da un’altra madre. “Mi ricordo bene il giorno in cui entrò in camera e si sedette per dirmelo”. Paolo rende merito alla mamma Susanna, capace di sopportare i tradimenti del padre e di tenere unita, nonostante tutto, la famiglia. Chiaro che ho riconosciuto mio figlio Orlando, nelle parole di Paolo, quando dice: “Non ho avuto alcun risentimento nei confronti di mio padre, però mi è dispiaciuto per mia madre. Adesso siamo tutti uniti e lei è legata a tutti e sette”. Una comunità la fanno le scelte e la grandezza delle persone, la pazienza, il superare certe cose. La fa il calore.
Dice sempre Paolo, medico anche lui e direttore del programma di senologia all’Istituto Europeo di Oncologia fondato da suo padre: “Lui mi ha insegnato l’umiltà davanti alla malattia, l’uso delle mani oggi sottovalutato, il voler bene ai malati, una cosa che spesso fa la differenza”. L’amore, sempre questo. L’amore.
Umberto una volta gli disse: “Io sono uno sconfitto, non sono riuscito a battere il cancro”. Umiltà, appunto, ma oramai alla vittoria manca poco, e nessuno potrà togliergli i suoi meriti immensi.
In punto di morte chiese a Paolo: “Ti ricordi chi ha inventato la macchina a vapore? Ecco, verrò dimenticato anche io”. Tutti verremo dimenticati ma alcuni di noi meno e per altri ci vorrà molto più tempo. Umberto appartiene a questi ultimi. Qual è l’ultima immagine di suo padre? Paolo risponde: “Le parole dette alla mamma, guardandola negli occhi le ha sussurrato: Susi, come sei bella”. Le piccole cose. La bellezza che non è una categoria estetica ma etica. E l’amore, sempre lui. Che viene prima di ed è in fondo a ogni cosa.