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Una vita in Rolls-Royce:
Mike Tyson e la sua nuova
Cullinan (finché dura)

  • di Lorenzo Monfredi e Alberto Capra

5 febbraio 2021

Una vita in Rolls-Royce: Mike Tyson e la sua nuova Cullinan (finché dura)
Nel 1988 ne aveva quattro contemporaneamente, prima di regalarne una a una coppia di poliziotti, nel tentativo di corromperli. Nella vita di Tyson le Rolls-Royce sono una costante, tanto quanto i successi e i fallimenti. È per questo che Iron Mike posa davanti alla sua nuova Cullinan ben sapendo che per tornare col culo per terra, basta davvero un attimo

di Lorenzo Monfredi e Alberto Capra

From the Rolls Royce to the gutter is just one step: dalle Rolls Royce ai bassifondi basta un attimo, dalla Vetta del Mondo al Niente Assoluto ci metti un secondo.

A dirlo, è Mike Tyson, nella didascalia del suo ultimo post su Instagram. Giacca di pelle, mozzone di canna nella mano destra, Nike bianche. Una Rolls Royce immensa alle sue spalle.

Una storia d’amore lunga e travagliata, quella tra Iron Mike e le auto del marchio inglese. Una storia che corre in parallelo con quella delle almeno tre vite che Tyson ha vissuto fino ad ora, senza mai darsi tregua.

Scorrendo l’album dei ricordi, sono diverse le foto, prima di questo post, in cui l’ex pugile posa a fianco a una vettura prodotta a Goodwood. 

Nella prima avrà poco più di vent’anni, lo stesso periodo in cui è diventato il più giovane campione del mondo dei pesi massimi della storia. Tyson mette KO Trevor Berbick, strappandogli la cintura, mentre il 99% dei suoi coetanei è studente universitario fuorisede, strafatto di canne sulle spalle dei genitori. Mike era stato scoperto pugilisticamente da Cus d’Amato: non soltanto un allenatore, ma un vero e proprio padre che finì per adottarlo. Gli allenamenti con Cus erano tutto per Tyson, perfezionarono lo stile peak-a-boo, ossia un movimento costante di gambe e busto con rapide schivate, che gli consentiranno di arrivare sempre alla corta distanza in piena esplosività con le gambe, per scatenare una sequenza di colpi inarrestabile. Fanno male solo a riguardarli su YouTube, i montanti al fegato di Tyson.

Ma Iron Mike è la boxe perché trascende lo sport. Incarna la narrazione del pugile. Ha sempre oscillato tra dannazione e ascesa, fallimento e redenzione. Ed è di quel periodo, del 1987, per la precisione, la prima foto appoggiato al cofano di una Rolls Royce Silver Spur, pagata 119.500 dollari, rigorosamente cash. È la Rolls della foto nel ghetto coi ragazzi, è la macchina che dice al mondo che quell’infanzia dura da emarginato con una famiglia allo sfascio è solo un brutto ricordo. L’anno seguente arriva una Corniche, dopo la vittoria con Tucker, e sempre di quell’anno è l’arrivo del nuovo manager, Don King, che per ingraziarsi il nuovo fenomeno si presenta a lui con un gradito cadeau: una Rolls-Royce Stretch Limousine nera da 198.000 dollari dell’epoca.

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Mike Tyson, nel 1988, a fianco della sua Rolls-Royce Silver Spur

Il padre sparito, la madre alcolizzata, la violenza di strada con le gang di Brownsville, Brooklyn, la dannazione, sono solo un ricordo. O forse no. Nonostante il successo, nonostante quello che si percepisse all’epoca, Mike ha sempre combinato casini, anche nei momenti di massimo splendore agonistico.

Ospite di The Joe Rogan Experience, un podcast audio e video esclusivo per Spotify, condotto dal comico e conduttore televisivo americano Joe Rogan, Tyson ha di recente raccontato di come abbia corrotto due agenti di polizia, proprio con una Rolls, nel tentativo di non farsi arrestare dopo un violento attacco di gelosia da parte della moglie Robin Givens.

Mike Tyson Corniche
Mike Tyson, sempre nel 1988, a fianco della sua Corniche bianca

I due erano andati (in Rolls) a mangiare una cosa a un fast food. Tyson aveva dato il suo portafogli alla moglie perché pagasse, ma questa, al suo interno, ci aveva trovato dei preservativi. Uscì, montò in macchina e, per la gelosia, la schiantò di proposito contro un’altra vettura, ferendo il suo occupante. In un attimo arrivò la polizia, ma Mike era senza patente e senza documenti, e cercò di arrabattarsi in qualche maniera. Riuscì a convincere i due agenti a tenersi la sua macchina e diede dei soldi al tizio ferito perché se ne stesse buono. 

“Non ho avuto altro che sfortuna e incidenti con questa macchina", pare abbia detto. "Ragazzi, prendete questa macchina e tenetela”. All’inizio i due poliziotti pare abbiano rifiutato, ma davanti alle insistenze di Tyson gli agenti avrebbero preso l'auto e l’avrebbero portata in un parcheggio a Jersey City, NJ, dove l’avrebbero lasciata durante la notte senza avvisare i loro superiori. Un “regalo” che sarebbe potuto rimanere un segreto se un fotografo freelance non fosse passato da quelle parti e non avesse scattato una foto alla scena, causando, successivamente, il loro licenziamento.

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Tyson, in un anno imprecisato, a fianco a una Phantom VII, non si sa perché guidata da un tizio, con a fianco una tizia

Difficile gestirla, insomma, quando passi dal ghetto al tetto del pianeta, in così poco tempo. Troppe luci, troppi sorrisi. Amicizie importanti, come Trump e Tupac. Serate, cocaina. Ed è così che, oltre agli eccessi e ai casini con le Rolls, sono arrivate anche le accuse di stupro, il carcere, di nuovo giù, prima di una lenta risalita. Mike di nuovo campione del mondo, la faida con Holyfield che ci lascia il ricordo del morso con cui Tyson gli strappa un pezzo d’orecchio. Il fallimento, di nuovo. Le tigri, le gangbang, i matrimoni rovinati, gli incontri dove combatte completamente pieno di cocaina. Il maori in faccia, il dolore di vederlo perdere con Kevin McBride nel suo ultimo match ufficiale, le esibizioni-farsa a Las Vegas che rendevano Mike simile a un orso in un circo russo costretto a ballare dal domatore.

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La bancarotta, Don King che gli ha succhiato via tutto, la morte della piccola figlia Exodus in un tragico incidente domestico, la lenta risalita attraverso l’autobiografia, i film, gli show, i podcast e adesso anche le coltivazioni di marijuana, un matrimonio finalmente felice. Il ritorno sul ring, contro Roy Jones Jr., in uno spettacolo in pay per view che ha riportato l’attenzione del mondo sul quadrato e le sedici corde.

E ora un’altra Rolls, un SUV per di più. Una cosa che, nel 1988, nessuno avrebbe neppure immaginato sarebbe mai esistita. Una Rolls gigante, più alta delle altre Rolls, più grossa ancora, più cafona, più esagerata. Una Cullinan da 339.000 dollari, optional esclusi.

Tyson posa nel cortile di casa appoggiato al suo cofano, come ai vecchi tempi. Ma questa volta, in testa, ce l’ha ben chiaro che, per ripiombare nella merda, basta davvero un amen. Lui c’è passato, e mica solo una volta.

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