Pericolo scampato per l’Italia olimpica che dopo l’ultimatum lanciato dal Cio salva l’inno e le Olimpiadi. Quello che è successo in questi giorni è infatti al limite del surreale. Per poter disputare la manifestazione dai cinque cerchi è necessario che gli organi, in questo caso il Coni, debbano essere indipendenti da stato e politica. Negli ultimi anni però, con la creazione della società Sport e Salute la palla è passata in mano al governo che gestiva la distribuzione delle risorse e sceglieva i consigli di amministrazione. Una scelta che ha fatto discutere e arrivata fino al Comitato Olimpico che, dopo svariate sollecitazioni aveva lanciato una deadline prevista per il 26 gennaio e che, in caso di mancato decreto sull’autonomia del Coni, avrebbe impedito divise, bandiera e inno alla rappresentativa azzurra delle prossime Olimpiadi. Un danno tremendo per appassionati e soprattutto sportivi.
Ne è convinto anche uno che l’inno di Mameli lo ha cantato svariate volte, forse un centinaio, come l’ex sciatore Kristian Ghedina. Il più vittorioso discesista italiano nella storia della Coppa del Mondo di sci alpino, contattato telefonicamente, ha toccato tantissimi punti da cosa significa per un atleta rappresentare gli azzurri a Cortina 2021, passando per la famiglia, la politica e, da ex pilota, anche la Ferrari.
Kristian, il peggio è passato, cosa vuol dire Italia senza inno?
“Poteva essere un danno enorme, politica e sport sono due cose distinte e devono rimanere tali. devono essere distinte. L’inno fa sempre venire i brividi, è l’espressione massima della Nazione”.
Non credi che anche per gli atleti si sarebbe tolto un grande stimolo?
“Esatto, ti alleni così tanto per sentirlo sul podio e tenere alto il nome dell’Italia. Non poterlo cantare, per giunta in un’Olimpiade sarebbe stato devastante, rischiava di rovinare anche il processo di crescita dei giovani sportivi togliendo loro la voglia di continuare a lottare per i propri sogni”.
Parliamo dei campionati del mondo di Cortina 2021, sarai ambasciatore, che sensazioni hai?
“Siamo perfettamente pronti, c’è stato un grosso lavoro per ovviare a tutte queste disposizioni, porte aperte poi chiuse, poi la deroga per aprire al pubblico su tribunette poi no. E’ un doppio lavoro e permettimi di dire una cosa”.
Certamente...
“Qualcuno non si rende conto di come un ristorante si adegua con le disposizioni di sicurezza come i divisori per restare aperto. Fa investimenti e poi ti dicono di restare chiuso. Cosi hanno fatto a Cortina, abbiamo lavorato il quadruplo per mettere tutto a norma e alla fine non è servito a niente, siamo dovuti ripartire. Poi una grossa nevica ha fatto danni e dobbiamo ritornare punto e capo. Ci si è messa anche la sfortuna. Già è difficile fare i Mondiali senza pubblico, speriamo magari in condizioni meteo senza intoppi perché se fanno le nevicate come ultimamente sarà dura”.
Quando si parla di Cortina e Ghedina non possiamo non nominare quella coppa del Mondo nel 1990…
“La ricordo sempre con piacere, ho sempre cercato di onorare la mia città, sono fiero di aver portato in alto il nome di Cortina e dell’Italia. Mi dispiace che non ci siano più atleti, ha una tradizione di campioni, ne uscivano a bizzeffe. Forse troppo benessere, ma torneremo a splendere perché la città se lo merita”.
Sei sempre stato attento alle questioni politiche, come stanno gestendo ai piani alti la pandemia?
“Sinceramente ho perso la fiducia, si raccontano e si scambiano i programmi da un giorno all’altro, mi sembra di capire che più passano i giorni più son convinto che sia una lobby, una casta ristretta dove è difficile entrare, ma soprattutto uscire. I giochini di palazzo stanno stancando. Son convinto che chi entra inizialmente ha anche sani principi e idee, magari senza essere di destra o di sinistra. Siamo una Ferrari con il motore di una Panda, abbiamo tutto, dalla natura alla cultura, sport, imprenditoria, i più importanti brand sono nostri e non riusciamo a sfruttarli perché chi va al potere guarda ai propri interessi. E mi dispiace, è una follia”.
Da ex pilota non potevi non nominare la Rossa, si riprenderà?
“Una stagione disastrosa, anche lì è come in politica, ci sono dinamiche che nessuno potrà mai sapere, grossi interessi in campo. Il marchio Ferrari è storico, mondiale, anche Hamilton ha sempre detto che un giorno vorrebbe guidarla. Con tutto il rispetto per Mercedes, ma sta dominando da troppo tempo. E questo forse è lo specchio della nostra situazione in Italia, però dobbiamo riscoprire la nostra italianità, ripartire da questi piccoli tasselli di qualità ma che saranno le basi per un rilancio”.
Un anno fa, la tua vittoria più bella, ti sei riscoperto padre?
“Hai detto bene essere papà è la vittoria più bella. È il ruolo più difficile di tutti, non sei più al centro dell’attenzione. Mi sono riscoperto più che altro mammo. Non avendo avuto la mamma mi sono sempre adeguato, se devo dargli il latte glielo do, se piange lo coccolo non mi faccio problemi. Mi considero un eterno Peter Pan, sono più bambino io di loro, ci sto proprio bene. Mio figlio crescerà nel rispetto degli altri, della natura e degli animali”.