"Forse conoscete Tyson, ma siete sicuri di conoscere Mike?". È da questa premessa che prende forma la serie tv su Mike, che già promette di essere un kolossal, raccontando senza filtri la sua vita. Diretta da Craig Gillespie, arriverà in Italia su Disney+ a partire dall'8 settembre, in occasione del Disney+ Day e sarà vietata ai minori. Creata da Steven Rogers, la serie si compone da otto episodi. A interpretare il ruolo del pugile sarà Trevante Rhodes, al suo fianco nel cast anche Harvey Keitel nel ruolo del primo storico allenatore di Tyson, Laura Harrier, Li Eubanks, Olunike Adeliyi e B.J. Minor. Russell Hornsby sarà invece Don King, il manager che ha reso Mike Tyson una vera stella. La narrazione si concentrerà sull'ascesa e caduta di Mike, ma al tempo stesso prenderà in esame quasi 40 anni di storia americana. "La gente vede solo un animale. Mi chiamano un selvaggio. Sono il campione più fiero e spietato che ci sia mai stato. Nessuno può eguagliarmi. Il mio stile è impetuoso. Sono feroce. Voglio il tuo cuore. Voglio mangiare i tuoi figli. Lode ad Allah", così dice il Mike Tyson, interpretato da Trevante Rhodes, nei primi istanti del trailer.
Mike Tyson è la boxe. La sua storia è l’archetipo del pugile, ne incarna la narrazione da romanzo. Un ascensore tra dannazione e resurrezione.
Infanzia dura da emarginato con una famiglia allo sfascio, violenza di strada, l’incontro segnante con Mohammed Alì nel riformatorio giovanile dove era rinchiuso, gli allenamenti con Cus d’Amato che non era solo un allenatore, ma un vero e proprio padre. Gli incontri dove ti abbatteva già con lo sguardo. Lo stile Tyson Chic: pantaloncini neri, scarpe nere, guanti neri. I tatuaggi di Mao e Che Guevara, un po’ come Diego Maradona. Sono diventati grandi negli stessi anni, strano eh? Nell’86 Maradona vince la coppa del mondo, nell’86 Tyson conquista il titolo mondiale. A soli 20 anni. Il più giovane campione del mondo dei pesi massimi. The baddest man on planet. L’amicizia con Tupac. Lo sportivo più pagato al mondo. Tutti sanno chi è. Tutte quelle stelle, tutta quella luce. La droga, le accuse di violenza sessuale, il carcere. Le tigri, le gangbang, i matrimoni rovinati, gli incontri dove combatte completamente pieno di cocaina. Le sconfitte con Holyfield e Lennox Lewis, il maori in faccia, il dolore di vederlo perdere con Kevin McBride nel suo ultimo match ufficiale, le esibizioni-farsa a Las Vegas che rendevano Mike simile a un orso in un circo russo costretto a ballare dal domatore. La bancarotta, Don King che gli ha succhiato via tutto, la lenta risalita attraverso l’autobiografia, i film, gli show, i podcast e adesso anche le coltivazioni di marijuana, un matrimonio finalmente felice. Cos’è questa, se non la vita? Cos’è questo se non pugilato? Il pugilato è così. Prendi colpi, restituisci i colpi. A volte schivi bene, altre volte sbagli tutto e finisci a terra e ciao bello. Magari invece all'ultimo round azzecchi il gancio e vinci. Grazie Mike, sei sempre il migliore. More than the sport.