Non era vero che ci saremmo ribeccati una volta atterrati in Tanzania. Tocca fare un passo indietro. Un passo indietro è chiaramente una figura retorica, che vuole intendere che si farà un passo indietro non nel senso fisico del termine, ma metaforico, si tornerà appena indietro nella narrazione. Il che è di per sé, parlo di questa narrazione qui, una sorta di paradosso, perché nonostante si sia al terzo capitolo di questo diario, di fatto non siamo mai davvero partiti, nel senso che il viaggio vero e proprio, inteso come noi che si parte fisicamente da un posto, Milano, per arrivare in un altro, Dar Es Salaam, in Tanzania, via Parigi, e poi Selous, sempre in Tanzania, non è ancora iniziato, mentre quel che è iniziato è il viaggio in senso lato, io che vi racconto come il viaggio è stato allestito teoricamente, poi io che confesso che in realtà il viaggio è partito per altri motivi, con altre intenzioni, e ancora io che vi metto a conoscenza di alcuni dettagli organizzativi, di alcuni pregressi, di specifiche tecniche per arrivare al viaggio vero e proprio. Ma di fatto ancora non ho raccontato di noi che siamo partiti, e non l’ho fatto perché ancora non siamo partiti, parlo di questo mentre sto scrivendo, e se lo faccio è perché so che nei primi giorni del viaggio vero e proprio potrebbe essere per me complicato scrivere, magari no, nell’incertezza mi sono portato avanti, ché tanto di cose da raccontare in un viaggio ce ne sono sempre tante. Quindi nel mio dire un passo indietro, è evidente, potrei voler dire un passo indietro rispetto al racconto per come ve lo avevo fatto, quindi un lieve riavvolgimento di nastro narrativo, o un passo indietro temporale, a prima che il viaggio stesse in effetti per partire, come la faccenda iniziale del rinoceronte, o meglio di me vestito da rinoceronte in una torrida giornata di metà agosto nella piazza più brutta del mondo, incidentalmente ospitata dalla mia città natale, Ancona. Ecco è lì che stiamo tornando, con questo passo indietro. Ma non a me vestito da rinoceronte in una torrida giornata di metà agosto nella piazza più brutta del mondo, incidentalmente ospitata dalla mia città natale, Ancona, quanto piuttosto a una torrida mattina di metà agosto, con me vestito normalmente, sempre che si possa definire normale il look di un cinquantacinquenne che si rifiuta di indossare camice e giacche, optando sempre per t-shirt, in estate come in inverno, in inverno ovviamente sotto felpe o maglioni, dentro la Santa Casa di Loreto. Per Santa Casa di Loreto, lo dico per i meno avvezzi a certa iconografia cristiana, si intende la piccola casupola contenuta dentro una maestosa architettura disegnata da Brunelleschi a sua volta contenuta dentro la gigantesca basilica di Loreto, praticamente un edificio che contiene un paese, Loreto appunto, sempre nelle Marche, a una ventina di minuti da Ancona. La casupola in questione, spoglia, in mattoni, fatto che contrasta non poco con l’armatura che Brunelleschi ha pensato per lei, vuole leggenda sia la vera casa di Nazareth, cioè quella nella quale Gesù è cresciuto da bambino con la Madonna e San Giuseppe, suo padre putativo. La casa, vuole sempre leggenda, e so che parlare di leggenda riguardo qualcosa inerente al campo della religione suonerà decisamente fuori luogo, è stata portata qui dagli angeli, in una notte di dicembre non saprei dire di che secolo. La strada per Loreto indicata dai fuochi dei contadini, abitudine che ancora accompagna la data del 10 dicembre, mi sembra, nella quale si celebra appunto quell’evento nelle Marche. Nei fatti, lasciando la leggenda a favore della storia, sembra che gli angeli fossero in realtà gli Angeli, cioè una famiglia nobile della zona con quel cognome, e che quindi la casa, smontata, mattone per mattone, sia arrivata qui dalla Terra Santa per mezzo di una nave, in maniera un po’ meno improbabile. Che sia realmente la casa di Nazareth, come un po’ per tutta l’iconografia cattolica, non vi è prova, ma di fatto la basilica di Loreto, con la sua Santa Casa, è oggetto di pellegrinaggi da tutto il mondo, quindi sì, quella è la Santa Casa di Loreto e di Nazareth. Dentro la Santa Casa, dicevo, c’è una statua della Madonna cui, nei secoli, sono stati riconosciuti tutta una serie di miracoli. Nella vicina sala del Pomarancio, vicina alla Santa Casa, appena fuori dalla chiesa della basilica, si trova tutta una serie di ex voto, anche se in passato ce n’erano molti di più. Gli ex voto sono, in genere, dei cuori d’argento, con una specie di corona intorno, donati da chi ha ricevuto un miracolo, e spesso questi ex voto sono accompagnati da disegni, frasi, quadri, fotografie, le fotografie sono ovviamente lì a accompagnare ex voto più recenti. La Madonna dentro la Santa Casa è vestita d’oro, anche d’oro, ma ha come caratteristica l’essere nera di pelle. Come quella di Czestokova, in Polonia, e di tutta una serie di altre località. Solo che questa è nera nera, non scura, proprio nera. C’è una bellissima canzone di Ivano Fossati, La Madonna nera, contenuta in quel capolavoro che risponde al titolo di Lindembergh, del 1992, che parla appunto di una processione votiva. Io sono qui, con tutta la mia famiglia, esclusa mia figlia Lucia, che si professa agnostica, per affidare il viaggio che stiamo per fare. So che questa cosa suonerà strana agli occhi di molti, forse addirittura di tutti. E suonerà strana perché detta da me, che indubbiamente a fatica verrei ricondotto a una modalità cattolica, e perché affidare un viaggio alla Madonna, un viaggio che non sia nei fatti della speranza o legato a qualcosa che alla religione o alla salute o alla salvezza faccia riferimento, potrebbe suonare forse fuoriluogo. Nei fatti, però, siamo qui, come spesso ci capita quando stiamo per lasciare Ancona dopo qualche giorno di permanenza, e l’affidare il nostro viaggio ha ben qualche motivo, al di fuori di una nostra cultura mariana.
Ora, lo so, me ne rendo conto e non voglio nascondermi dietro un dito, quello che seguirà sarà un violento switch verso un altro territorio, come se parlando di fede e religione di colpo uno iniziasse a parlare, che so?, di macumba o di riti voodoo, qualcosa forse di avvilente e svilente, ma tant’è. Fate finta che l’avere ascoltato contro la mia volontà, e spesso anche involontariamente, per tutta l’estate Sesso e samba di Tony Effe con Gaia, avesse giocoforza spammato ovunque il concetto del “noi siamo troppo diversi come sesso e samba” reiterato allo sfinimento nel bridge di quel tormentone, bridge che per altro dice una emerita fesseria, perché il samba è strettamente legato al sesso. Certo, citare Sesso e samba, o anche sesso e samba subito dopo aver parlato della Santa Casa di Loreto e della Madonna nera di Loreto, è un passo ardito, appunto, ma non ho trovato un modo più efficace di parlare di questo nostro aver affidato alla Madonna di Loreto, qui si dice così, come se fosse diversa da tutte le altre Madonne, a causa di un inghippo che ci è piovuto addosso a ridosso della partenza. Una cosa che, avessi chiuso occhio durante quella che è a ragione considerata l’estate più calda di sempre, noi qui in Ancona non si ha l’aria condizionata, per ora, direi mi ha tolto il sonno, in realtà dormire non ho dormito neanche prima che questa tegola ci cadesse addosso, ci è caduta una tegola addosso mi fa sempre venire in mente Ben Hur, il colossal girato a Cinecittà, diciamo che mi ha tormentato le veglie, quelle notturne come quelle diurne. È successo che mentre eravamo al mare al Passetto, unico luogo nel pieno centro di Ancona dove si trova un mare in teoria balneabile, a breve spiego questo “in teoria”, famoso per le sue Grotte, abbiamo ricevuto una serie di messaggi e-mail da parte di Air France che ci spiegava che il nostro volo da Parigi per Dar Es Salaam, avevamo prenotato tramite Booking un volo Milano-Dar Es Salaam, via Parigi, era stato anticipato di mezzora. Niente, sulla carta, non fosse che il volo che Booking ci ha proposto aveva un’ora e mezza di tempo per la coincidenza, ora trasformati in un’ora e cinque minuti. Considerando che l’aeroporto Roissy-Charles De Gaulle di Parigi è uno dei più grandi d’Europa, sulle prime, la cosa ci ha allarmato. Il fatto che quel giorno il mare fosse totalmente coperto dalla mucillagine, talmente densa da sembrare una sorta di tappeto di fango, non ha fatto che rendere la cosa più fastidiosa, cornuti e mazziati. Il fatto che io tenderò, questo più che uno spoiler è una legenda a vostro beneficio, a accostare al discorso dell’affidarsi alla Madonna di Loreto figure retoriche, immagini specifiche e soprattutto espressioni gergali non propriamente riconducibili a una vita morigerata e votata alla fede e all’essere cattolici praticanti, a breve capirete bene cosa intendo, cosa che del resto è uno dei tanti motivi per cui parlavo di perplessità riguardo al mio raccontarmi come un credente, è parte integrante di questa anomala situazione, il “Noi siamo troppo diversi” che Tony Effe e Gaia associano al sesso e al samba, nel mio caso, parla della diversità tra l’affidarsi alla Madonna e dire le cose che dirò di chi ci ha portato in questa situazione non piacevole, e mi limito per ora a dire delle ansie che ci sono piovute addosso, sia ben chiaro, per altro dimostrando una certa fede, perché solo chi ha fede tira in ballo ipotetici problemi che non si sono ancora concretizzati, col cazzo che lo farebbe chi invece pratica la scaramanzia. Booking, dicevo prima. È con Booking che io e Marina abbiamo, in tre operazioni differenti, acquistato i sei biglietti da Milano per Dar Es Salaam. E poi, in un’unica soluzione, abbiamo prenotato l’albergo per noi sei a Da Es Salaam, per la prima notte in Tanzania, in attesa di partire per Selous, dove fare il safari, e anche i sei voli che da Dar Es Salaam, a safari finito, ci porteranno a Zanzibar, per poi riportarci a Dar Es Salaam il giorno in cui faremo ritorno a Milano, sempre via Parigi. Queste operazioni, tra tutto, ci sono costate un bel gruzzoletto, di cui buona parte proprio per il viaggio andata e ritorno Milano- Dar Es Salaam, via Parigi, e relative assicurazioni di viaggio. Dico questo non per flexare, questo è un viaggio che abbiamo pensato da anni, ma per dar modo di farsi un’idea di come noi ci si fidi ciecamente di Booking, cui abbiamo spesso fatto ricorso, al punto che io sono un loro cliente Genius Pro, o una cosa del genere. Quando Air France ci ha avvisato, mentre eravamo asciutti al mare, impossibilitati a fare il bagno causa mucillagine, subito ho provato a chiamare al numero del servizio clienti di Air France. Il primo numero apparso si è dimostrato impossibile da contattare via cellulare, il secondo risulterà inaccessibile, quindi costantemente occupato, per qualcosa come due giorni di fila. A quel punto, vagamente in ansia, e io sono la persona meno ansiosa che conosca, ho cercato di fare lo stesso con Booking, del resto è Booking che ci ha venduto quella soluzione. Anche qui parlarci al telefono è stata cosa impossibile, perché rispondere rispondono, tramite ChatBot, ma poi non si riesce a andare avanti perché ti chiedono il numero di prenotazione, e a parte che noi abbiamo tre numeri di prenotazioni diversi, visto che abbiamo acquistato i biglietti in tre momenti diversi, ma poi una volta messo il numero, o non viene letto correttamente, lo vedi scritto bene nello smartphone ma la voce registrata te ne legge un altro, o se te lo legge correttamente non riconosce il pin, oppure cade la linea e ti fa ricominciare da capo, il tutto per qualche ora. Alla fine, più scazzati che disperati, siamo ricorsi alle chat, e se dico siamo è per un gesto di generosità amorosa nei confronti di mia moglie, che mentre io salmodiavo dietro i call center, stava lì a prendere il sole bella rilassata. Air France ha un ottimo servizio su Messenger. Così penso al momento. Ottimo servizio che ci ha detto, ottimisticamente, di qui la Madonna di Loreto, che un’ora è sufficiente per fare il trasbordo da un volo all’altro, considerando che dovremo spostarci di Gate, dal 2F al 2E, e poi passare passaporti e sicurezza, visto che usciamo dall’area Schengen. Quella che dovrebbe essere una rassicurazione, in realtà sarà causa delle mie ansie, perché basandosi su questa risposta Air France non ci ha cambiato il primo volo, come da noi chiesto, perché per loro un’ora è sufficiente e noi abbiamo addirittura un’ora e cinque minuti. Se poi dovessimo perdere il volo per un ritardo, hanno detto, sarà loro premura trovarcene un altro, e mi hanno anche detto che c’è un paio d’ore dopo un altro volo, con scalo a Nairobi, in Kenya. Se però volessimo cambiare il volo, questo lo diranno poi a Lucia, che di ritorno da Lanzarote andrà a chiedere di persona al box di Air France a Orio al Serio, possiamo farlo, ma pagando una piccola penale, oltre che eventuali differenze di costo.
La piccola penale, sono andato a controllare nel sito di Air France, va detto fatto benissimo, che ammonta a duecentocinquanta euro a testa, quindi per noi millecinquecento euri, figuriamoci. A quel punto ho provato con Booking, che però non ha più Messenger, ma una chat dentro la app. Chat quasi introvabile, perché giuro che se vai sulla sezione contattaci c’è scritto qualcosa tipo “se hai problemi contattaci in qualsiasi momento”, ma non dicono dove e come. Alla chat mi ha risposto un tizio, spero un hacker o un neoassunto che nel mentre sarà stato dato in pasto ai cani del dittatore coreano obeso, quelli che si dice abbiano sbranato non ricordo più che suo parente, visto che il dittatore coreano è poco propenso al dissenso. Perché chi mi ha risposto alla chat della app di Booking, che per intendersi per me da ora in poi va pronunciato alla maniera in cui lo pronuncerebbe un qualsiasi protagonista di Mare Fuori, con la doppia k e l’accento sulla i, la g finale come è noto in inglese non si legge, mi ha sostanzialmente detto che Air France anche a loro ha detto che un’ora è sufficiente, quindi ha sostanzialmente ribadito due concetti, primo che i circa seicento euro spesi per assicurare i biglietti hanno lo stesso valore dei soldi di Monopoli, perché l’assicurazione assicura fondamentalmente stocazzo, e secondo che il servizio clienti di Bucchin, così va pronunciato, è affidato a degli emeriti cretini, perché invece che rassicurarmi, ripeto, sono anni che uso la app, e in questo caso stiamo parlando di biglietti con un costo piuttosto elevato, il tizio mi ha detto, letterale, che se perdo l’aereo è “colpa mia”, quindi, sempre letterale, “mi devo arrangiare”. Il tutto ripetuto non so più quante volte (in realtà lo so bene, perché incredulo ho screenshottato la conversazione, aspettando il momento di mangiarmi il cuore suo e di chi mai provasse a difenderlo). Ovviamente, l’essere trattati a pesci in faccia da chi ci ha venduto i biglietti ci ha spinto in uno stato di prostrazione, oltre che di incapacità di decidere cosa fare. Così abbiamo, ho, ci siamo capiti, iniziato a vagliare tutte le opportunità possibili, dall’andare a Parigi in auto, ho calcolato quanto ci sarebbe costato in termini economici, di tempo, considerando che sarei dovuto partire la domenica e la domenica in questione è quella successiva a Ferragosto, per poi passare a vagliare l’ipotesi Flixbus, troppo cara, quella altro volo aereo, carissima, quella treno, idem, e finire per chiedere aiuto a amici che lavorano per compagnie aeree, che da principio ci hanno terrorizzato, come uno a cui ti ritrovassi a chiedere se oggi al mare c’è mucillagine e ti dice che c’è, ma soprattutto che ci sono squali tigre, orche assassine e magari anche coccodrilli, manco fossimo in Florida, salvo poi rassicurarci, parlando di compagnie aeree che attendono per le coincidenze, figuriamoci, a Parigi, o addirittura ti prelevano e accompagnano da un gate all’altro, magari nel mentre accarezzandoti la testa. Capito che non c’è nessuna certezza a riguardo io mi sono studiato tramite app, siti e blog, gli spostamenti da Gate a Gate, scoprendo che se ci va di culo e l’aereo non è in ritardo, parlo di quello da Milano, ci potremmo mettere un quarto d’ora, se ci va male, malissimo, quarantacinque minuti, alcuni Gate sono più vicini, e con la variabile controllo passaporti e sicurezza di mezzo, ma qui ci hanno detto che il controllo passaporti è automatico se si ha il passaporto biometrico, e quello italiano è biometrico, e che se si fa presente che c’è una coincidenza stretta ti fanno saltare la fila alla sicurezza. Insomma, sulla carta potrebbe avere ragione Air France, fermo restando che poi c’è l’enigma sui bagagli, che noi imbarchiamo a Milano e che dovrebbero procedere con la medesima velocità, con per di più l’ulteriore variabile che se perdessimo il volo e dovessimo prendere quello successivo, con scalo a Nairobi, non voglio neanche prendere in considerazione che si debba passare ore e ore, se non un intero giorno lì, perché vorrebbe dire perdere il safari, c’è da capire che ne sarà dei nostri bagagli, al punto che ci è stato consigliato, intanto, di mettere nei bagagli a mano tutto quel che riguarda il safari, contando che alla più puttana quando torneremo a Dar Es Salaam per andare a Zanzibar troveremo comunque i bagagli in aeroporto. Ah, anche il volo da Dar Es Salaam a Zanzibar è stato anticipato, di un’ora, il che vorrà dire fare un’ora in meno di safari, ma pazienza. A questo punto ho dovuto studiarmi tutto quel che riguarda i bagagli a mano di Air France, e non parlo solo delle dimensioni di detto bagaglio, quanto piuttosto di cosa si può o non si può portare a bordo. Perché ovviamente c’è la questione punture di insetti, ognuno di noi ha un proprio flaconcino di Jungle 4, una sorta di Autan potentissimo, e sembra quello lo si possa portare, mentre il Bio Kill, che è uno spray fatto per abiti e zanzariere no, e lì, di nuovo interverrà la Madonna di Loreto, speriamo. Questo le abbiamo chiesto, appunto, a tratti trasformandola dalla Madonna nera, quale è, a una sorta di versione africana della Black Athena del libro di Bernal (lungi da me tirare in ballo ora quella di Seattle e del Black Lives Matter, sono un cristiano anomalo ma non così anomalo), la pelle nera di entrambe, indubbiamente, ha un peso, visto che stiamo parlando di un viaggio in Africa, le abbiamo chiesto di non farci perdere la coincidenza e di non farci prendere la malaria, consapevoli che chiedere cose del genere forse non rientra nelle regole di ingaggio tra fedeli e santi, la Madonna non è esattamente un santo qualsiasi, e, non ve lo avevo detto prima, davanti alla Madonna di Loreto a chiedere aiuto ci siamo andati il giorno di Ferragosto, che è poi la sua festa, sua della Madonna, tecnicamente il giorno in cui si festeggia la sua ascensione al cielo, unico essere umano oltre Gesù, lungi da me addentrarmi a spiegare la faccenda della Trinità, a non essere morta, figuriamoci, quindi le abbiamo chiesto di non farci perdere la coincidenza e di non farci prendere la malaria, consapevoli che chiedere cose del genere forse non rientra nelle regole di ingaggio tra fedeli e santi, ma di fronte alle emergenze da qualche parte ci si deve pur rivolgere. Attenzione, la mia, la nostra, non è fede cieca, brutta espressione che in genere viene usata per indicare quasi una forma ottusa di creduloneria, ma fede, appunto, qualcosa di spirituale che, entrando a Loreto, si respira a pieni polmoni. Che il Dio in cui si creda sia quello dei cristiani, e quindi anche quello degli ebrei e dei mussulmani, o che sia una qualche altra entità direi che poco cambia, così come che si pensi alla vita non solo come a un ininterrotto susseguirsi di meccanica e chimica. Ovviamente lungi da me star qui a voler convincere chicchessia di qualcosa, specie mentre sto correndo da un volo all’altro. Ma sappiate che la sera prima di partire, dopo due giorni passati a fare zaini e valige, con una precisione che neanche gli scienziati del CERN, parlo di mia moglie e di me, ecco, mentre si stava tutti per cominciare la cena è arrivata Lucia in cucina furiosa e disperata. Capita con una certa frequenza che Lucia si furiosa o disperata, spesso per motivi che io definirei futili, ma stavolta sembra una cosa seria. E in effetti lo è. Le si è rotta la macchina fotografica. Quella che usa per lavoro e per studio, fa la fotografa e studia all’Accademia delle Belle Arti di Brera, e soprattutto quella con cui voleva fare le foto di questo viaggio. Proviamo tutti a calmarla, ma sembra proprio sia rotta, quindi fatichiamo a trovare qualcosa di intelligente da dire. Lei impreca, a ragione, e dice che qualcuno ce l’ha tirata e che non avremmo dovuto dire a nessuno del viaggio, cosa sulla quale, in effetti, al momento sembra che un po’ tutti conveniamo. Una mezza tragedia, che però trova un lieto fine, quando la chiama il suo fidanzato e le dice che un loro comune amico le presenterà la sua fotocamera, salvandoci tutti da un viaggio nero nell’Africa nera. Sto quasi per citare la Madonna di Loreto, come a dire, “hai visto, tu che sei agnostica?”, quando mi arriva un sms che mi dice che il volo di domattina da Milano è stato posticipato di venticinque minuti, riducendo così a quaranta minuti il tempo per azzardare la coincidenza. La cosa dell’azzardare la coincidenza il messaggio non lo dice, parla del posticipo e porge generiche scuse. In cucina cala il silenzio, vero. Totale. Subito scatta una forma di follia collettiva, con tutti, almeno tutti gli adulti, che provano a chiamare Air France, è loro il messaggio, o Booking. Ovviamente nessuno risponde. Ributtò lì la faccenda di prendere la macchina, ma è troppo tardi, e sono oggettivamente sfinito. Ecco però una idea, andrò a Linate, per parlare di persona con qualcuno di Air France. Parto, con Tommaso, con me in veste di supporto psicologico. Arriviamo in dieci minuti scarsi, perché corro come Oler Togni, perché è domenica sera, domenica 18 agosto, e Milano è vuota, e perché voglio subito risolvere questa cosa. Arrivo alle Partenze e cerco questo benedetto box di Air France, per scoprire che non esiste. Mi dicono, però, Linate è deserto, che c’è una biglietteria. Vado lì e c’è una signora più giovane di me, dai capelli rossi, che sta a sentire la mia storia. Mi sta a sentire e mi dice alcune cose importanti. Tipo che se fossimo andati a Parigi in auto, saltando la prima tratta, avremmo perso il diritto alla seconda, e lì si che sarebbe stata la fine, o che neanche a Malpensa c’è un box di Air France. Nel mentre ho anche iniziato a chattare col Messenger della compagnia, che stavolta mi sembra però assai meno reattivo, forse hanno assunto il tipo di Booking. La faccio breve, la santa con i capelli rossi ci adotta, cioè adotta me, Tommaso è il resto della famiglia. Si appassiona alla nostra situazione e mi dice cosa dire a Air France via Messenger. Scopro anche che l biglietteria chiude alle ventidue, cioè esattamente quando siamo arrivati a Linate, ma lei sta lì con noi. Stizzita per le lentezze di Air France, lei nel mentre ha trovato almeno quattro soluzioni alternative, dal partire da lì al fare tappa a Nairobi con partenza la mattina dopo, molto presto, stizzita prende la situazione in mano e con un paio di telefonate ci fa cambiare i biglietti, non so come né da chi. Così partiamo alle 6:50 da Linate, arriviamo a Parigi che non sono neanche le otto, e alle nove siamo serenamente in coda per salire sul volo per Dar Es Salaam, via Zanzibar. Volo salvo, vacanza salva, tutto grazie alla Madonna nera e anche a quella rossa di capelli che ieri ha sacrificato mezz’ora dopo la fine del suo turno per soccorrerci, così, gratis. Il tempo di annullare la prenotazione del parcheggio vicino a Malpensa, a Cardano al Campo, di prenotare due taxi per le 4:30, farsi una doccia e via, a letto,tanto poi con la sveglia alle 3:30 mica ho dormito un minuto.Ora però scrivo da un qualche punto sopra l’Africa, e poco non è. Resta che Booking, ricordo ancora la giusta pronuncia, Bucchin, non ci avrà più come clienti. Anzi, consiglio a tutti di non ricorrere più ai loro servigi, perché se quel che gli ho augurato dovesse mai andare in porto credo che avranno difficoltà anche solo a occuparsi di loro stessi, figuriamoci dei vostri prossimi viaggi.