L'ultimo pensiero della sera, prima di cedere definitivamente alla stanchezza, era stato Michael Jordan. Forse perchè Alberto e Moreno ne avevano parlato a cena, forse perchè Cosimo, nel reportage di ieri, aveva accennato a The Last Dance, la serie sul cestista americano considerato il più grande sportivo di tutti i tempi. Jordan, il 23 che è qualcuno pure per me che - in quanto diversamente alto - odio il basket, è stato, poi, anche il primo ricordo nitido del mattino. Perché mentre importunavano a modo loro la gente davanti al Ricardo Tormo di Valencia, a caccia di dichiarazioni su Vale, su Marquez e sulla MotoGP che verrà, Alberto e Cosimo avevano notato alcune persone con delle scarpe con su stampato il 46. "Diventeranno come le Jordan? - ha chiesto Albi. È la prima frase che ho ben capito del mattino. Non perchè ieri sera avessimo fatto chissà cosa, ma perchè dopo un'overdose di paella e un po' di chiacchiere, abbiamo tirato tardi. Posso fare migliaia di km in moto, ma la combo "mega mangiata e tirare tardi" mi devasta. Quindi quella frase, detta quand'era già quasi un'ora che eravamo in piedi, ha avuto il sapore di un "ok, il rincoglionimento sta passando". Prima c'eravamo visti in sala colazione, in hotel, parlando poco e mangiando qualcosa prima di metterci in marcia. Non con le Yamaha Tracer con cui Cosimo ed io siamo arrivati fin qui, ma con il California che ormai, per me che non salivo in auto da passeggero da anni, è diventato il simbolo di una fobia superata. Mi metto dietro e smanetto con il PC, come in un ufficio che si muove. Stamattina, però, niente pezzi del giorno anticipati, solo relax, godendo una strada che fino a ieri avevamo visto solo con la pioggia.
Invece stavolta c'è un bel sole a Valencia. Ma non è caldo o, almeno, non lo è fino a buona parte del mattino. Quando arriviamo in circuito le moto stanno facendo gli ultimi giri delle FP3 e Pecco Bagnaia ha prestato il "tirone" a Vale, che così ha guadagnato l'accesso in Q2. La gente è contenta: alla fine questo non è un Gran Premio, è l'ultima di Vale. E la misura sta in tutto, soprattutto negli spagnoli che quando gli chiedi di Marquez ti dicono che no, loro sono lì per Vale. E allora ripensi a Jordan, alle Jordan che magari saranno sostituite dalle 46, alla capacità di "essere icona" che è una roba inimmaginabile e alla possibilità che Jordan finisca scalzato veramente. Da un biondino di Tavullia che avremmo voluto non crescesse mai e che, invece, diventerà padre tra poco. Bella storia essere padre, noi qua lo siamo in tre, di otto figli in tutto e ieri abbiamo pure provato a buttarla là all'Alberto, che ha fatto finta di non capire.
Il paddock sembra un alveare mentre si aspetta che la Moto3 mandi in scena le qualifiche e il motorhome della SIC Squadra Corse è esattamente sotto di noi. Paolo fa su e giù, sembra incazzato duro, ma la verità è che Paolo Simoncelli sembra incazzato anche quando non lo è affatto. Cerchiamo i nostri posti, ma non è che qui siano fiscalissimi. Probabilmente domani sarà diverso: ognuno la sua sedia... ognuno il suo dolore, come diceva quella vecchia canzone. Ma poi perchè dolore? Alla fine anche oggi è stata una festa e le qualifiche della MotoGP sono passate quasi in secondo piano. Nonostante il decimo posto in griglia guadagnato da Vale. Oggi, se proprio vogliamo dargli un titolo, è stato il giorno dei rivali. Sui camion di Aprilia e Honda, oltre che su quelli di Yamaha, campeggiano degli strani tributi gialli che riportano le date dei mondiali, mentre Jorge Lorenzo firma il muro dei ringraziamenti usando una definizione che rende la misura, "il più grande". C'è pure Casey Stoner, poco più in là, gira in monopattino tra interviste davanti al motorhome di Petronas e quello di Alpinestars. Stoner su un monopattino elettrico è l'ultima cosa che pensi di vedere. Poi, però, ti ricordi pure che mai avresti pensato che Valentino Rossi avrebbe potuto smettere e invece stai lì, dentro la sua ultima volta, a raccontarlo.
Anche Max Biaggi ha tirato fuori un'uscita che sembra surreale, ma che probabilmente è venuta veramente dal cuore. "È come se smettesse anche l'ultimo pezzo di me". Ed è vero, perchè è come se smettese un pezzo di tutti noi. Ma va bene così, perchè nelle dichiarazini del post qualifiche, Valentino Rossi è stato chiaro: vorrei un'ultima volta con il sorriso. E magari glielo dobbiamo, senza stare a pensare troppo che se lui è vecchio al punto di smettere, allora pure noi non siamo più ragazzini. In verità lo sappiamo da sempre, ma ci piace dimenticarlo.
Tanto che, come tre ragazzini (visto che Moreno è rimasto a lavorare in hotel anche oggi), andiamo in astinenza da motociclette e, dopo aver lavorato nel California (ora in assetto ufficio mobile), proviamo a cercare un pistino che noleggi minimoto. Una sfida di redazione ci stava tutta, ma niente minimoto e pitbike, a quanto pare, dalle parti di Valencia. Cosimo avrebbe ripiegato volentieri sui kart, lui guida qualunque cosa con lo stesso entusiasmo. Io no, le quattro ruote non mi emozionano quanto le due, anche se il California ha saputo farsi voler bene pure da me. Domani, a proposito di emozioni, sarà da ricordarsi occhiali scuri e fazzoletti tattici.