È un lungo video quello che vede Valentina Nappi provare a districarsi tra la complessa questione – ideologica, etica, normativa ma soprattutto dai risvolti economici – che ha colpito Pornhub nelle ultime settimane, e che di fatto rischia di mettere in stallo una buona parte dell’industria a luci rosse, del suo business e delle sue entrate.
L’intera atmosfera, così come i toni della clip, suggeriscono la possibile imminente uscita della Nappi dal mondo del porno, una decisione che di fatto non comunica mai esplicitamente ma la riporta come etichetta del video: un didascalico e piuttosto chiaro “MI RITIRO”.
I motivi non sarebbero poi neanche troppo difficili da ricercare: visto quanto accaduto – spiega la Nappi – si va verso uno scenario che blocca il 90% delle entrate in arrivo da Pornhub e, di conseguenza, il 90% delle sue entrate. Il riferimento va alla vicenda partita da un’inchiesta targata New York Times, che avrebbe rivelato la presenza sul portale di molti video che ritraevano minori vittime di abusi. Questo ha spinto la piattaforma – colosso dell’hard che comprende MindGeek, Youporn, Brazzers, RedTube, Real Kings e altri – a limitare la condivisione di video solo a utenti verificati, mentre Visa e Mastercard hanno bloccato i pagamenti su Pornhub.
Ma è un riassunto, questo, che non inquadra affatto l’intera questione, che parte da lontanissimo ed è di fatto il concretizzarsi di impegni pluridecennali da parte di associazioni di fondamentalisti cristiani anti-porno. In particolare, a rivoluzionare lo scenario è stata una petizione che ha raccolto 2 milioni di firme, promossa e fatta circolare da un’associazione cristiana anti-gay, anti-LGBT, anti-aborto e anti-porno: Exodus Cry. Quest’ultima muove il suo impegno partendo dalla tesi che vedrebbe il mondo dei film per adulti come una vetrina di traffico sessuale e traffico di minori.
Se da una parte non si può negare come Pornhub abbia contribuito alla diffusione di materiale legalmente e penalmente sensibile, dall’altra va evidenziato che colossi come YouTube e Facebook o piattaforme del calibro di Vine, Telegram e simili si confrontino quotidianamente con migliaia di contenuti illegali o para-illegali, in quantità ben superiore all’universo a luci rosse che – proprio per la natura dei suoi obiettivi e dell’universo che rappresenta – garantisce un maggior impegno sul controllo.
Un aspetto che la Nappi fa notare citando i dati dell’Internet Watch Foundation: negli ultimi 3 anni su Facebook sono stati trovati 84milioni di video illegali, mentre su Pornhub solo 118.
Dopo aver inquadrato la vicenda generale, la Nappi riassume così le possibili conseguenze dirette per la sua vita lavorativa e quella dei colleghi, parlando chiaramente di “fine del porno per come lo conosciamo”:
“Cosa significa tutto questo? Significa che dal prossimo mese io non riceverò probabilmente più 1 dollaro da parte di Pornhub, e tutte le produzioni di MindGeek, che in passato hanno rappresentato il 90% del mio reddito, rischiano di fallire. Il porno come lo conosciamo oggi potrebbe non esistere più. Avete presente tutti quei meme su Jonny Sins? Provengono da scene fatte da Brazzers…”.
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