Nessuna pubblicità: per La Farfalla Impazzita, in onda ieri sera su Rai 1, la rete ha deciso di non interrompere mai la narrazione. Una scelta che ha restituito sin da subito al film l'importanza della sua storia: quella di Giulia Spizzichino, ebrea romana che si è battuta per l'estradizione in Italia e la condanna dell'ex ufficiale nazista Erich Priebke, esecutore materiale della strage delle Fosse Ardeatine. A dare il volto a Giulia Spizzichino, Elena Sofia Ricci. Tutto inizia da una foto. È il 1994, una Giulia adulta vede in tv una fotografia: la riconosce, è la madre immortalata mentre usciva dal riconoscimento dei corpi delle Fosse Ardeatine. Sulla manica infatti, aveva cucite sette stelle: una per ogni familiare ammazzato nella rappresaglia nazista. Sette i giustiziati nell'eccidio delle Fosse Ardeatine, altri nelle camere a gas: furono ventisei in totale i suoi familiari uccisi dai nazisti. La famiglia di Giulia Spizzichino era una di quelle che aveva pagato il conto più alto in termini di vittime. Porta i suoi morti con sé, Giulia Spizzichino: i fantasmi dei suoi cari la accompagnano sempre. Sei una di quelle farfalle, quelle attirate dalla luce, che continuano a sbattere contro una lampada, le dice il figlio: una “farfalla impazzita” che non sa dove posarsi. Perché non si esce indenne da un vissuto tanto traumatico: ogni volta lei si è salvata, ogni volta se ne vergogna. Quella foto vista in tv allora, diventa il mezzo per fare pace col passato, ma soprattutto per dare giustizia ai suoi cari. Giulia chiama il numero in sovrimpressione e accetta di condividere la sua storia con dei giornalisti. Il Ministero della Giustizia italiano aveva chiesto l'estradizione di Priebke per crimini di guerra: questo intralciava l'iter, in quanto i crimini di guerra sono soggetti a prescrizione. Lui nel frattempo viveva felicemente a San Carlos De Bariloche, in Argentina: Don Enrico, lo chiamavano lì. Non si era mai dovuto nascondere: anzi, era rispettato. La farfalla a questo punto sa dove volare: in Argentina. Accompagnata da un avvocato, Giulia Spizzichino inizia a raccontare la sua verità: è il momento di parlare, di smuovere l'opinione pubblica. Ma soprattutto di guardare il mostro in faccia.
Erich Priebke fu processato davanti al Tribunale militare di Roma tra il 1996 e il 1997: il primo processo fu per concorso in omicidio plurimo, si concluse con un proscioglimento per intervenuta prescrizione. In seguito la sentenza venne annullata e il processo si riaprì: grazie alle testimonianze di Giulia e altri testimoni, l'accusa diventò quella di crimini contro l'umanità. La tesi della difesa, secondo cui Priebke avrebbe solo obbedito agli ordini venne smentita: la crudeltà era dimostrata dal fatto che sulla lista c'erano 330 nomi, ma i morti furono persino 335. Con quei superiori che lo avrebbero costretto a compiere le atrocità inoltre, era ancora in rapporti amichevoli. Alla fine, il 16 novembre 1998, Priebke venne condannato all'ergastolo. Una vittima che diventa il simbolo di una lotta: la “farfalla impazzita” è un personaggio che ci ricorda l'importanza della testimonianza. Elena Sofia Ricci lavora per sottrazione: misura le emozioni, le parole. Non sorride mai. Tanto Giulia è decisa nell'agire, tanto è tormentata: è rimasta bloccata in un tempo lontano, da cui non riesce a divincolarsi. La Ricci ci regala una figura femminile complessa ed intensa, a cui lo spettatore si avvicina lentamente. L'assenza di interruzioni pubblicitarie inoltre, ha permesso di immergersi completamente nella storia, riconoscendole il valore che merita. La Rai che decide di fare servizio pubblico. Tutto bene questa serata di Rai 1 dunque? Si, però poi la linea è passata a Bruno Vespa.