Il video dell’incidente di Alex Zanardi, la cui pubblicazione ha scatenato una polemica da parte del suo autore, ha contribuito in maniera determinante al proscioglimento di Marco Ciacci, l’autista del camion contro il quale l’ex campione di Formula 1 e paralimpico è finito dopo aver perso il controllo della propria handbike, sulle colline senesi. Prima del pronunciamento del gip MOW aveva intervistato l’avvocato di Ciacci. Ad archiviazione avvenuta, ha parlato anche il diretto interessato, rivolgendo il primo pensiero proprio ad Alex: “Spero – ha detto Ciacci, 45 anni, al Corriere – di poterlo incontrare presto, di stringergli la mano e di abbracciarlo. Gli auguro tutto il bene possibile”.
In verità nel procedimento la famiglia di Zanardi era sul fronte opposto: “È stato un incubo durato più di un anno – le parole di Cacci riguardo alle accuse nei suoi confronti – e anche se sapevo di non avere responsabilità sono stato malissimo. Ho continuato a sognare l’incidente, ho rivisto attimo dopo attimo il momento dello scontro, ho cercato di capire se avessi potuto evitarlo. Ho cercato una risposta. […] Ho capito che c’era solo una possibilità: non essere lì quel giorno, su quella curva col camion, in quel preciso istante. Andavo piano, è stato impossibile evitare l’incidente. […] Io ho fatto tutto quello che mi era possibile fare e ho la certezza anche interiore di non avere alcuna responsabilità. Ma questa cosa mi segnerà tutta la vita, non si può dimenticare anche se hai la coscienza pulita”.
Ma su quella strada stretta poteva circolare un camion? “Non c’era e non c’è alcun divieto, solo un pezzetto è un po’ più pericoloso. E lì c’è solo da andare più piano. […] Andavo a 37 chilometri orari. […] Ho visto il gruppo di ciclisti davanti a me e poi una persona che non sapevo fosse Zanardi perdere il controllo del mezzo”.
E la sua famiglia? “È stata travolta dagli eventi. Mia moglie e i miei figli, due gemelle di 9 anni e un ragazzino di 14, accendevano la tv e vedevano il nome del babbo trattato come se fosse il responsabile dell’incidente. Erano confusi, arrabbiati perché sapevano che il loro padre si era comportato bene e non aveva responsabilità”.