L’ultimo numero de L’internazionale ospita un inserto di Zerocalcare che lui stesso definisce un “pippone di 26 pagine sulla cancel culture”.
Premessa: se non lo avete ancora letto e vi aspettate un punto di vista definitivo, spiazzante e irriverente sull’argomento mi spiace ma temo che ne rimarrete un po’ delusi. Così è stato per me. Tanto hype per nulla, Zerocalcare fa sorridere sì, ma non si sbilancia mai troppo.
Comincia con il dire che essendo lui un maschio bianco cis etero che campa con fumetti fatti di sarcasmo e linguaggio “sporco” dovrebbe essere il tipico esempio di vittima perfetta della cancel culture, no? E invece no. Perché la cancel culture non esiste, almeno stando a quanto scrive lui. Il succo del discorso è: non è vero che non si può più dire nulla altrimenti non ci si potrebbe lamentare che non si può più dire nulla (scusate il gioco di parole). E fino a qui nulla da obiettare, può essere un’opinione più o meno condivisibile ma di sicuro non è attaccabile.
Peccato, avrebbe potuto fermarsi qui e invece ha deciso di dilungarsi per altre, troppe pagine in uno sproloquio sul confronto sano, il trattarci con rispetto, la politica fatta dalla collettività e bla bla bla. Finisce tutto un po’ alla “volemose bene”. Quel giustizialismo velato per cui la gogna pubblica fa schifo ma solo nei confronti delle persone normali mentre “ci sta che possa essere usata per tirare giù dal piedistallo i simboli o i personaggi pubblici”. Ma siamo sicuri? Andando avanti aggiunge che “se uno sbaglia glielo possiamo fare notare anche in modo umano” perché “la gente sbaglia, non nasce imparata”. Ok ma quindi può sbagliare solo la gente normale? Ai personaggi pubblici non è permesso sbagliare? A quanto pare no o forse sì, dipende se consideriamo i personaggi pubblici umani oppure no.
Alla fine della fiera Zerocalcare non fa considerazioni giuste o sbagliate e il problema è proprio questo: non c’è possibilità di confronto (o di scontro), le considerazioni sono generiche, un po’ ovvie, diciamo che la tocca piano, anzi pianissimo. Sembra quasi che voglia dare un po’ di ragione e un po’ di torto a tutti, per non scontentare nessuno. Una mossa un po’ paracula forse (per non dire democristiana) ma di sicuro molto lontana dalle nette prese di posizione passate alle quali ci aveva abituato.