Una mezza paura ce l’ha e si chiama Brad Binder, perché Paolo Ciabatti ammette che starebbe molto più tranquillo se lassù davanti alla classifica generale della MotoGP ci fossero solo e esclusivamente piloti Ducati. Però, manco a dirlo, il manager italiano è tutto sommato tranquillo, tanto che nell’ultima intervista rilasciata ai colleghi del Corriere dello Sport ha potuto permettersi anche di buttare un occhio su tutti gli altri temi caldi della MotoGP. A cominciare dalla profonda, profondissima crisi, in cui sono piombate Yamaha e Honda, passando anche per la possibilità che ai due colossi giapponesi venga concesso da Dorna un qualche aiutino.
“La Honda - ha spiegato - si fida di Márquez da troppo tempo. Il talento di Marc ha colmato le carenze della RC213V e lo sviluppo ne ha risentito. La Yamaha ha fatto lo stesso con Fabio Quartararo. Probabilmente l'evoluzione della M1 è rimasta indietro. Noi invece non pensiamo esclusivamente a Bagnaia. La Desmosedici è il frutto della voce di tutti i piloti. Portarla ai massimi livelli è possibile e, sottolineo, Ducati eviterà di vivere nel presente. Quanto alla possibilità che Yamaha e Honda possano beneficiare delle concessioni, se ne parlerà nei tavoli opportuni”. La grande forza di Ducati, quindi, risiede secondo Ciabatti nella capacità di proiettarsi sempre al futuro, anche quando tutto sta andando per il meglio e ci si potrebbe accontentare dei successi che arrivano nel presente. Un modo di approcciarsi alle corse che, come ha ammesso lo stesso manager italiano, sta portando anche vantaggi economici non indifferenti all’azienda di Borgo Panigale: “Non faccio conti in tasca ad altri, ma posso confermare che Ducati Corse ci sta guadagnando – ha aggiunto - Sebbene la missione della MotoGP non sia quella di realizzare profitti, è un segno positivo che non nuoce, messo accanto agli altri segni positivi”.
Avere otto moto in pista, quindi, è qualcosa che porta benefici anche nelle tasche, con Ciabatti che, però, ci tiene a precisare di non aver tolto niente a nessuno e che, anzi, gli altri avrebbero forse dovuto provare a seguire la rotta presa dalla stessa Ducati: “In un campionato ideale vorrei che ci fossero sei costruttori e ognuno schierasse quattro moto. Purtroppo ora i costruttori sono cinque e, in una logica di libero mercato, i team indipendenti hanno il diritto di rivolgersi a chi vogliono. Il pacchetto Ducati è tecnicamente interessante, perché competitivo e supportato direttamente dai nostri ingegneri. I prezzi sono ragionevoli: otto Desmosedici su ventidue fisse suggeriscono ottime strategie di sviluppo prodotto, oltre che di vendita”.
In Ducati, quindi, fila tutto in maniera perfettamente regolare, con le uniche preoccupazioni che potrebbero arrivare dalla lotta interna tra i piloti per il titolo mondiale. “I nostri dati – ha concluso – sono condivisi tra tutti i piloti, non è un segreto. La parità di trattamento è una nostra peculiarità, che avvantaggia chiunque salga a bordo della Desmosedici. Quanto a Bagnaia e Bezzecchi, sono due personaggi molto diversi. Bezzecchi è tipico romagnolo, mentre Bagnaia è un piemontese trapiantato a Pesaro, ed è quindi un po' meno espansivo e divertente. Si conoscono da anni, si allenano al Ranch. L'importante è che siano amici: non ci aspettiamo che si facciano regali in pista, ma che siano onesti. Si conoscono da tanti anni ed essendo passati da categorie minori, dove hanno comunque incontrato varie difficoltà, credo che il loro rapporto li porterà ad essere avversari duri, ma mai sleali. In Ducati l'unione fa davvero la forza e abbiamo i migliori piloti sul mercato. Potremmo confermarli tutti anche entro la fine del 2024 : Ducati è ben piazzata così come è. Bagnaia è in testa, Martín subito dietro e proseguirà su Pramac, Bezzecchi avrà una moto uguale a quella degli ufficiali”.