Fa il collaudatore, ma ogni volta che gli capita (e ultimamente gli è capitato veramente spesso) di essere della partita finisce per criticare la sua moto esattamente come fanno i piloti titolari. Stefan Bradl, ormai, sembra l’uomo dalla doppia vita e pure dal doppio pensiero. Perché se è vero che le colpe di una moto che non vuole saperne di voler andare forte non possono di certo essere tutte sue, è altrettanto vero che se fai il collaudatore hai sicuramente più responsabilità di tutti gli altri piloti. Responsabilità inteso, ovviamente, come colpe.
Ok, Stefan Bradl non è Marc Marquez, e di questo il pilota tedesco è perfettamente consapevole. Quello che sembra ignorare, invece, è che se le cose in Honda vanno così male c’è anche un po’ del suo, mentre ogni volta che si presenta in sala stampa parla come un normalissimo pilota che si lamenta dei limiti del mezzo. Limiti che, però, chi fa il collaudatore dovrebbe conoscere e saper superare. A chi gli ha fatto notare l’anomalia, però, il tedesco ha risposto seccato: “Io non sviluppo la moto”.
Lo ha detto espressamente ai colleghi di SpeedWeek, spiegando che il metodo di lavoro in Honda è del tutto diverso, ad esempio, sa quello che Michele Pirro fa con Ducati. “Da noi – ha spiegato meglio il tedesco – allo sviluppo pensano solo e esclusivamente gli ingegneri sulla base dei feedback che hanno dai piloti e in particolare da Marc”. Abbastanza per essere totalmente esonerato da una qualche responsabilità sulla crisi in cui è piombata Honda? Probabilmente no, con il tedesco che aggiunge: “Lo sviluppo è portato avanti al computer e non sull’asfalto. Il mio ruolo è quello di provare le nuove parti che arrivano al test team e valutare se migliorano o meno il pacchetto complessivo della moto. Se le mie impressioni sono positive le parti andranno al team GP il prima possibile, in caso contrario, di solito il nuovo materiale viene scartato o adattato e migliorato. Lavoro con HRC e Marc da cinque anni e mezzo, quindi sappiamo che se qualche componente non mi rende più veloce, non dobbiamo passarlo a Marc per la valutazione finale”.
Il problema, secondo Bradl, sembra avere quindi radici molto più profonde e riguarderebbe il progetto iniziale della RC213V. Una moto che, almeno a giudicare da quello che dice proprio il collaudatore e da quello che dicono gli stessi piloti, non sarà mai migliorabile abbastanza da renderla concretamente competitiva. “La moto è totalmente cambiata dal 2022 e non ha più il DNA Honda – ha detto Taka Nakagami (l’unico “in forze” tra i piloti Honda).- per guidarla io ho dovuto totalmente rivedere il mio stile”. Per guidarla, appunto, non certo per riuscire a portarla sul podio.