Potenza e velocità. Gigi Dall’Igna non si accontenta e ne vuole di più, ancora di più, nonostante la Desmosedici sia già la moto più potente e più veloce del reame. L’ingegnere della Ducati lo ha ribadito a Manuel Pecino per Speedweek, spiegando che anche nel prossimo futuro saranno proprio potenza e velocità a fare ancora la differenza. “Le moto, le gomme e i circuiti della MotoGP attuale chiedono proprio questo: con più potenza sei più veloce e se sei più veloce riesci a sorpassare dove è più facile, ossia nei rettilinei. Nelle corse, infatti, è molto più facile sorpassare in rettilineo che in curva e questo significa che il pilota che può contare sul motore più potente e più veloce ha più possibilità degli altri". Sembra una affermazione scontata, quasi banale, ma invece racchiude tutta la filosofia di Ducati e, probabilmente, è anche il segreto del marchio italiano, capace di mettere in ginocchio i giganti giapponesi.
Non c’è, infatti, solo il titolo mondiale vinto da Pecco Bagnaia, ma c’è una Desmosedici che è oggettivamente superiore a tutte le altre moto e che è diventata l’ambizione di ogni pilota, tanto che, da quello che si dice, persino Marc Marquez ci sta facendo un pensierino. In Ducati, però, il mercato non è argomento di Gigi Dall’Igna che, invece, preferisce parlare di innovazione e di futuro. Ma, prima di tutto, l’ingegnere di Ducati ci tiene a mettere una cosa in chiaro: "Non è la mia moto! Rappresento un gruppo di persone che lavorano sodo per dare ai nostri piloti i migliori strumenti possibili in modo che possano lottare per le vittorie in gara e per il campionato del mondo. Quindi prima di tutto sono orgoglioso di queste persone, è un onore gestirle, e poi ovviamente sono orgoglioso della nostra moto. È un concentrato di tutto ciò che abbiamo realizzato negli ultimi otto anni. Sono stati otto anni di intenso lavoro". Un lavoro intenso e che ha rischiato anche di costare caro all’inizio di una stagione che invece, poi, s’è conclusa con la vittoria del titolo mondiale piloti e pure del titolo costruttori: “All'inizio abbiamo avuto qualche problema, ma penso che siamo stati coraggiosi nel trovare soluzioni e non abbiamo perso la calma. Sarebbe stato facile fare danni irreparabili, ma siamo stati bravi a tenere unito il gruppo e a lavorare insieme, piloti compresi".
L’errore a cui fa riferimento Dall’Igna, è chiaro, è stato quello di puntare sin da subito sulla nuova moto, senza cercare di capire se, magari all’inizio, sarebbe stato più semplice proporre anche soluzioni della Desmosedici dell’anno precedente. Quest’anno, però, l’errore non si ripeterà: “Già ai test di Valencia, nel 2022 – ha detto Dall’Igna – abbiamo lasciato che i piloti girassero con le moto nuove. I piloti erano soddisfatti, ma forse avremmo dovuto approfondire meglio e essere più cauti. Siamo arrivati a Sepang con le moto 2022, ma non avevamo riferimenti degli anni precedenti e al via del mondiale abbiamo iniziato a vedere che qualcosa non andava. Abbiamo imparato da questo per quest'anno, quindi, anche se i test di Valencia sono andati bene, porteremo a Sepang una moto 2022 e una 2023 per avere il riferimento e per essere sicuri che gli aggiornamenti sulla nuova Desmosedici la rendano davvero più competitiva” .