“Per me è già un successo questa seconda giovinezza”. Marc Marquez ha deciso di mettere per un attimo da parte lo sguardo del guerriero, pronto a lottare ogni centimetro per giocarsi il terzo posto nella classifica generale di questo mondiale, per ritrovare lo sguardo del ragazzo che se l’è vista brutta davvero e ha temuto di aver perso il suo talento. In Ducati ha voluto andarci con tutte le sue forze, accettando una squadra satellite e un compenso neanche lontanamente paragonabile a quello che si metteva in tasca con la Honda, proprio per dimostrare prima di tutto a se stesso di saper vincere ancora. Lo ha dimostrato. S’è guadagnato la fiducia cieca e incondizionata di Gigi Dall’Igna e di conseguenza pure una Desmosedici del Team Lenovo per l’anno prossimo e, ora, si prepara all’ultima doppia sfida con Enea Bastianini. Prima, però, ha scelto di rilasciare una intervista a cuore aperto al giornalista spagnolo Manuel Pecino, per SpeedWeek.
“L’obiettivo per me – ha spiegato l’otto volte campione del mondo - era sentire di nuovo il formicolio, lottare ogni fine settimana, sentirsi di nuovo competitivi. Lottare ancora per la vittoria, parlare di titolo, essere terzo in campionato a due gare dalla fine. Non vedo la vittoria del titolo come un successo o un fallimento. Per me è già un successo avere questa seconda giovinezza dopo che sembrava che fossi alla fine. E boom! Sono tornato. Il titolo, se arriverà, sarà la ciliegina sulla torta”. Non un modo per mettere le mani avanti e nemmeno la classica provocazione alla Marc Marquez per giocare la parte di quello che è già contento così. Solo un’ammissione di ciò che un pilota esperto e che lo conosce bene come Andrea Dovizioso ha detto di aver notato da tempo, con Pecino che ha chiesto direttamente a Marquez se davvero oggi il suo livello non è ancora quello del 2019. “No, non lo è – ha risposto il 93 – è un livello simile, ma non quello: lì avevo più fiducia e fisicamente ero messo meglio. Ma ero pure più immaturo. Sì, è vero, sono vicino, ma sento di non essere ancora al livello per lottare per la vittoria in ogni gara dell'anno. È vero che sono stato vicino in molte gare: sono rimasto costantemente tra i primi quattro ed era quello che volevo. Ma ci sono state gare in cui ero ancora troppo lontano dai primi. Che sia per un motivo o per l'altro non importa, devo crescere ulteriormente”.
Proverà a farlo anche a Sepang e Valencia, continuando un lavoro cominciato dopo la difficile decisione di dire addio a Honda e contestualmente marcando stretto Enea Bastianini, per conservare quel piccolo margine di vantaggio che gli permetterebbe di chiudere terzo nel mondiale, alle spalle degli stratosferici Pecco Bagnaia e Jorge Martin, che guidano una Desmosedici migliore della sua. “Quando ho vinto con la Ducati ho provato una grande soddisfazione interiore – ha aggiunto ancora Marquez – Pensavo che sarei stato capace di vincere con la Ducati, altrimenti non ci avrei provato, ma è chiaro che un dubbio c’è sempre. Sono arrivato in Ducati e la prima cosa fatta è stata studiare la moto, abituarmi passo dopo passo e conoscerla. Poi è iniziata la vera fase di lavoro sulla moto e nel frattempo è maturato il rapporto tra pilota e tecnico. Quando mi sono avvicinato ai tempi competitivi – questo è il punto in cui stabilisci se ti sei adattato bene alla moto oppure no – sbatti contro il primo muro. E devi saltarci sopra esplorando i dettagli tecnici della configurazione. L’ho detto a Jerez e ad Austin: l’adattamento alla Ducati era completo. Avrei potuto posticipare il tutto per altre cinque gare se avessi voluto, ma era giunto il momento di mettere a punto i dettagli”.
Il resto è storia scritta: la consapevolezza di essere definitivamente tornato maturata in Austra, le vittorie messe nel sacco e la Ducati tutta rossa con cui provare a conquistare il nono titolo mondiale dal 2025. Una strada che nel racconto è sembrata quasi facile, ma che è costata a Marc Marquez la rinuncia non solo a un bel po’ di soldi, ma anche a molto altro. “È arrivato un punto in cui ho iniziato a intendere la vita in modo diverso – ha concluso - sia a causa della situazione in cui mi trovavo, sia perché ne avevo bisogno e stavo attraversando un momento molto difficile. E poi a volte devi prendere determinate decisioni per il tuo benessere. Non voglio dire che non stavo bene, sono sempre stato bene e abbiamo fatto un lavoro impeccabile, ma avevo esigenze diverse e ho sentito in quel momento che avevo bisogno di un cambiamento. Ho rinunciato a otto milioni di cose per prolungare la mia carriera”.