Qualcuno l’ha chiamato traditore, altri, invece, vedono solo una sacrosanta voglia di vincere a cui non si poteva non rispondere. Al di là del personaggio controverso, è la seconda la vera ragione per cui Marc Marquez ha scelto Ducati e che ha fatto sì che ci mettesse così poco a diventare da subito uno che quella felpa non l’ha indossata solo ieri. Quale felpa? Quella, appunto, con i colori Ducati sfoggiata ieri al suo primo vero evento da pilota ufficiale, in occasione della grande festa voluta da quelli di Borgo Panigale per celebrare i suoi campioni e una stagione che, in particolare in MotoGP, è stata (e rischia di restare) senza precedenti. Numeri impressionanti che non ha senso neanche stare a ribadire. Perché chi ha solo fame risponde alla soddisfazione minima di un impulso e chi, invece, vuole tutto davvero tende a guardare quello che è mancato. Ecco, a Ducati in questo incredibile 2024 è mancato il gradino più alto del podio una sola volta. E Marc Marquez è proprio di quella volta lì che ha voluto parlare.
“A Austin – ha raccontato – quando ha vinto Aprilia io ho sbagliato, altrimenti penso che avrebbe vinto Ducati anche lì”. Un solo passaggio, il suo, che basta da solo a spiegare perché Marc Marquez adesso, al di là di tutto e di chi è finito altrove, è esattamente l’uomo giusto per Ducati. Perché quella frase l’avrebbe detta Gigi Dall’Igna e l’avrebbe detta ogni singolo uomo di Borgo Panigale. Compreso un Pecco Bagnaia che magari ha atteggiamenti più diplomatici e uscite più ponderate, ma ha esattamente lo stesso identico modo di ragionare. Ecco perchè, forse, gestirli sarà meno difficile di quanto tutti sospettano. E anche Marc Marquez, almeno per adesso, ci tiene a ribadire che non vuole mettere in discussione la leadership dell’italiano. “Ha l’esperienza e ha vinto con questa moto – ha detto – è lui il punto di riferimento, io dorò inizialmente trovare il feeling con il nuovo modo di lavorare, con la squadra, con la moto, ma una cosa è certa: darò il 100%. Se non vincerò io vincerà Pecco, questo è quello che conta”. L’ossessione ora non è vincer ma, appunto, riuscire a mettersi nelle condizioni di dare tutto e di vincere tutto, anche quell’unico GP che Ducati non ha vinto nel 2024. Se poi questo significherà anche vincere personalmente il titolo mondiale vorrà dire che il piano messo a punto ormai due anni fa dal 93 si potrà definire perfetto.
“Questo – ha ribadito - è il posto che cercavo e l’ho trovato. Mi sento nel posto giusto al momento giusto, Ducati sta vivendo il suo momento migliore nella storia della MotoGP. Ho capito perché Ducati è arrivata a questo livello, io ho lottato contro di loro dal 2016, hanno fatto un lavoro incredibile. Gigi ovviamente comanda, ma c’è una squadra forte che lavora ed un team stupendo. Il mio primo giorno nel box? E’ stato un po’ scioccante: c’è tanta gente, tanti volti nuovi ma mi è piaciuto molto il metodo di lavoro, nelle competizioni bisogna lavorare secondo azione e reazione”. Non è, quindi, solo una felpa messa su da un nuovo pilota, ma è quasi una dichiarazione d’amore per un marchio che non è stato il suo, ma che ha voluto in ogni modo, senza chiaramente rinnegare un passato di cui cambierebbe una cosa sola.
“Cambierei – ha spiegato - solo l’essere tornato troppo presto a Jerez dopo l’infortunio al braccio, ma per il resto rifarei tutto uguale”. Un rammarico pesante, ma che non gli impedisce di guardare avanti nonostante gli anni siano ormai 32 (un’età in cui nessuno ha vinto). “Quest’anno – ha aggiunto - non ho conquistato un titolo ed ho fatto solo terzo in campionato, ma ho vinto la cosa più importante: tornare ad avere la passione per le moto e a sentirmi competitivo, pensavo che non sarei più stato in grado di vincere invece ho scoperto che posso ancora esserlo e che con la moto giusta al posto giusto posso vincere delle gare. Sono tornato a credere in me stesso ed è questa la vittoria più importante”.
In verità ce ne è stata anche un’altra. E s’è visto anche ieri a Borgo Panigale, oltre che sulle tribune di Misano e del Mugello in questa stagione: gli italiano cominciano a volergli un po’ più bene rispetto al passato. “C’è stato un rapporto difficile in passato con i tifosi italiani, ma ogni volta è sempre meglio – ha ammesso - io ho sempre provato ad essere un professionista in pista. Sono finito in un team italiano ed un marchio italiano nel quale mi sento a casa. Il team Gresini mi ha fatto ritornare nelle prime posizioni ed è la cosa più bella. Vincere al Mugello? Vedremo, intanto quest’anno ho vinto a Misano, ma è chiaro che mi piacerebbe anche al Mugello visto che è una pista Ducati. Borgo Panigale? Già avevo avuto l’occasione di visitare il museo e l’azienda, ma quest’anno sono entrato più nel dettaglio: bellissimo e importante”.