Frustrazione: stato psichico di profonda depressione o di sconfitta, che insorge di fronte a difficoltà sentite come insormontabili. Recita così il primo vocabolario online che è passato a portata di mouse. Alla frustrazione, e alla necessità di definirla, è venuto da pensarci proprio in queste ore, dopo la conferenza stampa di sabato in cui Marc Marquez ha annunciato che finirà di nuovo in una sala operatoria e che la sua stagione si sarebbe interrotta proprio al Mugello. E’ frustrato, Marc Marquez, e ci sta tutto. Perché non ne può più, perché il suo è un calvario vero, perché il suo corpo (come quello di molti sportivi di primissimo livello) è poco più che carne da macello. Marc Marquez è frustrato a ragione. E ha ragione. Visto tutto quello che ha dovuto passare e visto che due anni alle prese con sfighe di ogni tipo farebbero dire basta anche al più tignoso tra i tignosi. Solo che la frustrazione di Marc Marquez è una frustrazione sana e destinata a passare, visto che con l’intervento chirurgico, come ci ha detto anche il Dottor Costa, le cose dovrebbero tornare finalmente a posto. Mentre la “frustrazione” che non guarirà mai è quella di chi, oggi, gode di ciò che il fenomeno di Cervera sta passando.
In rete e sui social si sta vedendo di tutto. Non è più solo questione di tifo o di sfottò, di meme buttati là in nome di una appartenenza o dell’irriverenza. E dispiace, soprattutto a chi nel segno di Valentino Rossi c’è cresciuto, vedere che questo genere di porcherie arriva quasi sempre da chi si professa appassionato di MotoGP e tifoso di Vale, perché significa che non sta passando come dovrebbe quello che invece è un grandissimo messaggio di vita e di sport e che ha in Marc Marquez, in questo Marc Marquez, il migliore interprete possibile. Lo ha dimostrato anche ieri, quando dopo l’arrivo ha provato a nascondere sotto il casco quelle lacrime di rabbia e di frustrazione che gli riempivano gli occhi. E lo ha dimostrato ancora prima, quando in conferenza stampa ha spiegato che ci proverà all’infinito a restare dentro un sogno che lui stesso ha inseguito e che adesso si fa inseguire. Ecco perché sarebbe bello se quel messaggio che Marc Marquez sta dando a tutti venisse integrato da un altro messaggio, magari firmato proprio da Valentino Rossi. Basterebbe un “ragazzi, datevi una regolata” per far capire che c’è speranza oltre la frustrazione. Oltre quella depressione e quel senso di sconfitta che appaiono come insormontabili.
Altrimenti significherebbe che certe frustrazioni, quelle di chi gode del brutto che accade a un campione, sono insormontabili davvero. E sarebbe un messaggio tristissimo a margine di un messaggio che, invece, è di immensa umanità. Vale per Marc Marquez e vale per chiunque ha dovuto imparare ad amare la propria sofferenza per superarla definitivamente, o per provare a tirarci avanti come ha fatto il 93 fino alla decisione finale di dire ancora una volta basta. “Basta”, ma come premessa di un altro futuro. Per lui, per primo, e per le corse in moto…che ne hanno bisogno. “basta” come imperativo contro l’acrimonia di chi, anche in un ambito meramente sportivo e quindi di leggerezza, annega nella sua frustrazione, alimentandola più di quanto alimenta la coscienza. Lo stesso “basta” che, anche se non sta certo a noi dirgli quello che deve fare, starebbe bene sulla bocca di Valentino Rossi, come appello a quella parte dei suoi che ha perso il senso del limite.