“C’e de la merde”. Fabio Quartararo nella sala stampa di Silverstone ha ancora gli occhi delusi di chi s’è pianto pure l’anima e in quel “così è una mer*a” c’è la sintesi perfetta di uno stato d’animo. Perché la festa di Marco Bezzecchi e Aprilia – come hanno ammesso con grande umanità anche Marco Bezzecchi e Aprilia – avrebbe dovuto essere la sua festa. Il suo ritorno alla vittoria dopo quell’ultima volta in Germania nel 2022. Sì, così è stata una mer*a. ma solo se parliamo di come è andata a finire, perché il dato di fatto incontrovertibile, ora, è che Fabio Quartararo e Yamaha sono tornati. E Ducati è avvisata. Perché non può andare sempre tutto male. Perché il talento vincerà sempre contro ogni tipo di sfortuna (Marc Marquez docet) e perché, come cantava un certo De Andrè, dal letame nascono i fiori.

Vedere Quartararo in ginocchio, letteralmente spezzato a fianco alla sua M1 col 20 sul cupolino, ha fatto male a tutti noi. E a chiunque ami un po’ davvero il motorsport. Però se è vero che le lacrime versate ai box dopo il ritiro al GP di Silverstone raccontano tutta la crudeltà del destino per il pilota Yamaha, non si può non vedere che il francese è stato il dominatore della gara finché il guasto al dispositivo di regolazione dell’altezza posteriore non ha spento il suo sogno. “Avevo il controllo – ha raccontato - più di due secondi di vantaggio già al secondo giro. Frenavo forte all’anteriore, gestivo il posteriore. Poi quel maledetto blocco… è una schifezza. Thomas, il mio assistente, mi ha detto ‘oggi eri il più forte’. Lo so, ma non basta”. Una consapevolezza amara, mitigata dalla consolazione di aver “ritrovato sensazioni che mancavano da anni” sulla M1. “Siamo tornati – ha aggiunto - anche se non so quando vinceremo”.

Probabilmente il tempo che manca non è tantissimo, anche perché di circuiti adatti alla M1 ce ne saranno ancora altri e la stessa Yamaha continuerà a lavorare senza sosta – adesso pure con l’entusiasmo dei risultati che cominciano a vedersi – per spremere tutto quello che c’è dal “quasi pensionato” quattro in linea giapponese. “Oggi – aggiunge ancora Fabio – sono stato il più veloce. I dispositivi? In F1 li avrebbero vietati subito. Qui tutti li usano. Per sbloccarli devi spingere come un matto, rischi cadute, credo che a Alex Marquez sia capitato proprio questo. Però servono per essere veloci e si continuerà a usarli fino a quando il regolamento lo consentirà e sarà positivo non averli più”.
E’ comunque un guardare un oltre. Ok, l’odore adesso è quello che è dopo una domenica finita in ginocchio a fianco a una moto rotta e con tanta rabbia da nascondere sotto il casco, ma è solo letame che in qualche modo – anche se è dura da ammettere – aiuterà quei semi che già spingono sotto la terra. E Fabio Quartararo, nonostante tutto, sembra saperlo benissimo. “Non mi sentivo così bene da tempo e tutto era sotto controllo – ha concluso - Ho fatto la pole a Jerez, poi si è rotto il cambio e ora è successo questo. Ci saranno circuiti in cui andremo bene, altri meno, ma siamo sulla strada giusta. Sappiamo che possiamo farcela. Siamo tornati”.
