Un Marc Marquez così accigliato per un terzo posto, dopo aver vinto una bagarre epica all'ultima curva, non lo vedi spesso. Eppure al termine della gara di Silverstone veste un'espressione decisamente cupa, contratta, contrariata. Se la porta dietro anche nel retropodio, dove al cospetto di Marco Bezzecchi e Johann Zarco ammette: "Oggi ho avuto solo culo". Poi si lamenta del vento, "troppo vento, dai", per colpa del quale ha probabilmente perso la possibilità di giocarsela con Marco Bezzecchi. Il che, visto lo sciagurato ritiro di Fabio Quartararo, si traduce nella sua testa con un severo "ho buttato via la chance di vincere la gara".
Questa cosa la pensa e la precisa con teni meno netti due ore dopo la bandiera a scacchi, quando si presenta al microfono Sky di Sandro Donato Grosso. L'espressione nel frattempo non è cambiata, ma resta amara, seria, definitivamente scontenta: "Oggi non ho fatto il massimo, si poteva lottare con Bezzecchi per la vittoria, facendo la gara perfetta. Però ho sbagliato alla curva nove, soprattutto il secondo lungo lì mi è costato carissimo. Lì ho perso tutto e per rimontare fino al terzo posto ho spremuto troppo le gomme. Ho proprio sbagliato lì alla nove, andavo troppo forte e il vento non mi ha aiutato. Si è chiusa davanti ma sono rimasto in piedi, la fortuna oggi è stata dalla nostra parte. Gli avversari hanno le concessioni, ovvio che stiano crescendo, l'anno scorso qui c'erano sei Ducati nei primi sei mi pare. Oggi comunque è stata una gara molto strana, soprattutto dal punto di vista del feeling col davanti".
Le sensazione è che Marc si contenga, che vorrebbe dire molto di più di ciò che alla fine esprime. Cerchi di immaginare cosa gli passa per la testa. Sicuramente è convinto di essere stato molto fortunato, perché quella scivolata all'inizio del serpentone di Silverstone, mentre era in testa alla gara, somigliava per contesto e momento al crash di Austin, un errore che si era ripromesso di non commettere più. Uno sbaglio grosso - la terza chiusura d'avantreno su sette domeniche di gare - che è stato salvato dalla provvidenziale bandiera rossa. Un po' come una papera di un portiere viene cancellata da un precedente fuorigioco, o un gol a porta vuota sbagliato che cade nel dimenticatoio grazie ad una revisione retroattiva del VAR.
Forse Marquez si pente ancor di più per i suoi errori successivi, quelle due sbavature alla Copse che un pilota del suo calibro, dopo essere stato ad un passo dallo zero, avrebbe dovuto evitare, standosene alla larga dal fatidico limite e armandosi di prudenza. Prudenza che poi ha adottato nel corso di una rimonta ragionata ma comunque notevole, con cui è passato dalla nona posizione al secondo giro alla quarta registrata sulla fotocellula del giro nove.
Oppure l'otto volte campione del mondo passa al setaccio la sua performance sottotono per nascondere una preoccupazione più grande, quella del mezzo tecnico. Nella giornata in cui le GP24 sono andate mediamente meglio delle GP25 - che nei primi giri sembravano totalmente in balia di vento ed eventi, totalmente avulse dalle volontà di Bagnaia e dello stesso Marquez - un'altra verità è emersa in maniera inoppugnabile: gli avversari non solo si sono avvicinati, ma in certe condizioni Yamaha, Honda e Aprilia si adattano meglio della Ducati. Ultimamente questa rimescolanza di valori era emersa solo in prova (le pole di Quartararo) o in gare pazze (la vittoria di Johann Zarco a Le Mans con doppio flag to flag). Adesso si è issata prepotente in una domenica particolare, sì, ma pur sempre asciutta: il vento c'era per tutti, l'aria fredda condizionava tutti, il feeling all'anteriore era ballerino per tutti.
Alla fine, quella faccia un po' così - come direbbe Bruno Lauzi - di Marc Marquez è riconducibile essenzialmente a due cose collegate: vorrebbe essere un tiranno, vorrebbe azzannare ogni occasione di vittoria, ma non ci riesce. Cinque vincitori diversi nelle ultime cinque gare dicono che qualcosa in MotoGP sta cambiando, anche se il vento lassù ancora non smuove nulla: in cima c'è sempre lui, con 127 punti di vantaggio sulla prima non Ducati, l'Aprilia di Marco Bezzecchi. Marc può respirare a pieni polmoni.