La stagione di Franco Morbidelli si era incrinata a Jerez, quando due scivolate terminate in maniera violentissima contro gli air fence gli avevano fatto concludere il weekend con un drammatico: "Sono provato ragazzi, mi fa male tutto, ogni parte del corpo". Poi un weekendaccio a Le Mans, condizionato da due cadute in prova e da una terza in gara, nelle prime fasi di quella pazza domenica francese che ha tradito diversi piloti. Il fine settimana di Silverstone non era cominciato tanto meglio per Franky, che ha pagato a caro prezzo un venerdì sottotono: fuori dal Q2 dopo aver compromesso il time attack con una rotolata a Luffield, tre posizioni di penalità sul groppone nel Gran Premio di domenica per aver ostacolato Bezzecchi con un recidivo e distratto giro di cool down. Infine una partenza da dimenticare nella Sprint - che ha concluso in undicesima piazza - replicata pari pari nella gara lunga: Franco, da tredicesimo in griglia, si ritrova terz'ultimo dopo poche curve e, come se non bastasse, viene centrato dalla Honda di Aleix Espargaró al termine del primo giro. Lo spagnolo si infila all'interno alla staccata del Club ma perde l'avantreno, che fa da leva sul posteriore della Ducati VR46 di Morbidelli, il quale riatterra pesantemente sull'asfalto dopo una capriola in aria. Sarebbe stato il baratro, la certificazione di un periodo no, l'ennesimo zero dell'ultimo mese, l'ennesima botta al fisico e al morale, proprio nel giorno del duecentesimo GP in carriera. Tutto troppo brutto, troppo oscuro, per essere vero.
Le corse sono in grado di stravolgere le prospettive in un baleno. Franco si rialza dolorante e ammaccato, gli tocca pure sorbirsi l'arringa di Espargaró, che gli va incontro e sembra voler aver ragione. I due notoriamente si destestano, Morbidelli in particolare non tollera l'impulsività del collega spagnolo, che in più di un'occasione ha riversato ceffoni sul suo casco, brutte parole sul suo conto. Franco anche questa volta non reagisce, si limita ad alzare la visiera e a guardare in cagnesco Aleix, con un'occhiataccia che placherebbe qualsiasi uomo dotato di buonsenso. Ma questi sono piloti e il buonsenso, specialmente tra le 14 e le 15 di domenica, lo sostituiscono con la ferocia agonistica. Eppure, proprio mentre l'italo-brasiliano ribolle di rabbia e sopporta le lamentele dell'altro, cambia tutto. A stravolgere la domenica di Silverstone è la sua Ducati gialla numero 21, che esala olio sull'asfalto inglese. Viene sventolata bandiera rossa, viene sventolata appena prima che vengano completati tre giri di corsa, vuol dire che tutti i piloti caduti in quel lasso di tampo possono rischierarsi per la nuova procedura di partenza. Vuol dire che Franco può tornare in gara, con la seconda moto che lo aspetta ai box, mentre la prima - la sua preferita - continua ad ungere provvidenzialmente Silverstone.

Al rientro ai box, prima della ripartenza, le telecamere indugiano qualche secondo su Morbidelli. Col senno di poi è facile concludere che lo sport sia un burattino del destino, che da alcuni dettagli sia possibile prevedere l'andamento degli eventi. Mentre Franco cambia la tuta, buttando via quella impolverata, sorride e tira pacche sulle spalle ai suoi uomini. Si distende in un'espressione molto più morbidelliana di quella inferocita indossata fino a pochi minuti prima. Forse si ricorda che nel warm-up la sua squadra gli aveva fatto trovare una torta al cioccolato con duecento candeline per la ricorrenza. Lui aveva ringraziato, aveva detto "che buona!", ma aveva potuto assaggiare solo una piccola guarnizione di quel ben di Dio, perché doveva pensare al lavoro, ai dati, alle gomme, alla gara che incombeva. Invece adesso, in quest'attimo sospeso tra la beffa e il sollievo, sembra impossibile che le cose per Franco possano girare ancora storte. Sembra destinato a mettere una ciliegina su quella benedetta torta.
Infatti per la sua vera ducentesima corsa Franco parte a cannone. Non perde posizioni in partenza ma ne guadagna due, passando da tredicesimo in griglia a undicesimo sulla fotocellula del primo giro. Monta una gomma media all'avantreno e, a differenza di Bezzecchi Zarco e Miller, deve andarci cauto nei primi giri. Non per questo rinuncia ad imbastire una rimonta: approfitta degli errori di Marc Marquez e Pecco Bagnaia, sorpassa le Honda ufficiali all'oscuro della regia internazionale, ma viene ripreso in primo piano quando scavalca Alex Marquez con una restistenza da lacrime agli occhi all'esterno della Stowe. Al sesto giro Morbidelli è quinto, al settimo si libera anche di Miller e passa quarto. Lì si assesta in una fase centrale della gara in cui, dopo aver spremuto tanto all'inizio, deve gestire. Mentre Fabio Quartararo viene lasciato a piedi dalla sua Yamaha, Franco incassa il rientro di Marquez e subisce anche quello di Miller. Il podio sembra sfuggirgli di mano, ma non demoerde, non molla, non adesso. A quattro giri dal termine replica a Jack alla Copse, ma non in maniera definitiva: l'australiano, osso durissimo, ri rimette davanti alla Stowe, e allora Franky è costretto a fare la voce grossa nella staccata in discesa del Club. È quarto e, a tre giri dalla bandiera a scacchi, vede il podio distante otto decimi.
Il terzo gradino in quel momento è occupato da un certo Marc Marquez, che a sua volta vede sempre più nitida la sagoma di Zarco, secondo. Il 93 allora tira, cerca il limite, ma Franco dietro va ancora più forte: a gomme finite, sventando quello che ultimamente era stato un punto debole, stampa un 2'00"609 con cui si riporta sotto alla Ducati rossa. All'ultimo giro Morbido è francobollato, l'occasione troppo ghiotta per non provarci. Deve stare attento, perché Marquez resta un compagno di marca in lotta per il Mondiale. Si paracaduta all'interno in curva tre, ma Marc incorcia alla quattro. C'è ancora metà pista da percorrere, e Franco non si lascia pregare: molla i freni alla Copse e sposta il 93 con una manovra tutta cuore e generosità. L'otto volte campione del mondo gli resta in scia nel serpentone, la sfrutta nel successivo Hangar Straight e si infila a Stowe. Sembra finita, ma con Franco non finisce mai se resta una briciola di possibilità. Si dimentica nuovamente dei freni nella discesa che conduce alla ultime tre curve, dove sembra ad un passo dal riscrivere i limiti della fisica: resta incredibilmente in pista dopo il primo rampino a sinistra del Club, resta davanti a Marquez anche nel successivo cambio di direzione, ma a quel punto lo spagnolo ha per forza di cose più spinta e il favore di traiettoria nell'ultimissima piega a destra. Morbido nemmeno qui si arrende, cerca nello slancio un infinitesimale pertugio all'esterno, che per soli 17 millesimi non gli frutta il podio e una delle manovre più belle degli ultimi anni.
La lotta somiglia in parte ad una vecchia bagarre tra Lewis Hamilton e Felipe Massa nel 2011, in parte a quella tra Lewis, Verstappen e Segio Perez nel 2022. Questi sono Franco Morbidelli e Marc Marquez, nello stesso punto, su due ruote. Due piloti caduti ad inizio corsa, due piloti che il destino ci ha restituito così: belli, cattivi, corretti, protagonisti della battaglia più gustosa della giornata. Franky non ha coronato la sua duecentesima gara con una coppa, ma sulla torta ha appoggiato una ciliegina ancora più graziosa. È stata la domenica più emozionante del suo graduale ritorno al vertice. Matteo Flamigni al rientro ai box lo schiaffeggia sul casco e gli urla ciò che vorremmo gridargli tutti: "Fammelo lo stesso il balletto!". Regalaci sempre questa samba Franco, finché ti andrà. Grazie.