Lando Norris c’è riuscito, e a Monaco ha conquistato una vittoria che sa di liberazione. Non ha commesso errori se non un bloccaggio al primo giro, gestito però alla perfezione. Ha comandato nei momenti più caotici, resistito alla pressione sfiancante di Charles Leclerc, con il monegasco negli specchietti per più di quindici giri, incollato, e alla fine ha tagliato per primo il traguardo. Un messaggio a chi lo aveva definito “debole” e incapace di reggere la pressione, oltre che a sé stesso, per un fine settimana che potrebbe rappresentare un nuovo inizio.

Ha gestito tutto nel miglior modo possibile, perché se è vero che la MCL39 è una vettura dominante, tanto che nell’ultimo giro di gara lo stesso Lando, liberatosi di Max Verstappen davanti ha staccato Leclerc di tre secondi, Oscar Piastri non ha fatto lo stesso. Tutti avrebbero puntato su di lui, e invece tra le strade del Principato la scena se l’è presa l’inglese, di forza. “È stata lunghissima ed estenuante, ma anche divertente!” ha commentato a caldo, sorridente come non lo si vedeva da un po’. “Ho spinto per tutta la gara ed era quello che sognavo da bambino. Oggi ho realizzato uno dei miei sogni”. Ha dovuto sì spingere, perché alle sue spalle l’eroe di casa ci ha provato in tutti i modi, dal primo all’ultimo giro. È scattato leggermente meglio, affiancando Norris all’esterno e costringendolo a rischiare più del dovuto. Poi si è messo alle sue spalle, mettendogli pressione giro dopo giro fino ad incollarsi agli scarichi sul finale: c’è chi ha sperato nell’attacco, in un azzardo da tutto o niente, ma non c’è stato modo.
Un’impresa sfumata, e in casa Ferrari si guarda soprattutto alla qualifica, perché con una pole tutto sarebbe stato diverso. Leclerc lo sa bene, ma nella sua Monte-Carlo quest’anno è andata così, e adesso c’è bisogno di voltare pagina, perché la prossima sarà una gara altrettanto fondamentale. Alle loro spalle invece Oscar Piastri e Max Verstappen, completando un quartetto dalle posizioni invariate dall’inizio alla fine: l’olandese ha provato a prescare il jolly insieme alla Red Bull, ma nulla è cambiato. Quinto è invece Lewis Hamilton, che invece di posizioni ne guadagna due nonostante al traguardo paghi cinquanta secondi dal leader, dopo essere scattato dalla settima casella a causa della penalità inflittagli al termine della Q3 per impeding proprio ai danni di Verstappen.

Chi invece delude, e termina un weekend peggio di com’era iniziato è Mercedes, con George Russell undicesimo e Kimi Antonelli diciottesimo, ultimo delle vetture al traguardo. La strategia scelta non ha pagato, cercando di ritardare al massimo la doppia sosta obbligatoria e costringendo i due - che per gran parte della gara hanno viaggiato uno dietro l’altro - a correre sempre nel traffico di chi, invece, rallentava per offrire al proprio compagno un pit stop “gratis”. Sì, perché dalla sesta piazza in giù la gara si è giocata tutta in questa maniera: nei primi giri è stata Racing Bulls a rallentare Liam Lawson per favorire Isack Hadjar, che alla fine conquista una grandissima sesta posizione; poi è toccato alla Williams, con un Alex Albon talmente lento da far “uscire di testa” George Russell, che di tutta risposta taglia volontariamente la chicane del porto preferendo un Drive Through all’impossibilità di sopravanzare la Williams davanti a lui. "Non mi ha sorpreso la penalità, e ho comunque finito meglio così che non rimandendo alle spalle della Williams" ha commentato sarcasticamente l'inglese, che ha poi aggiunto: "Avrei finito 15° e questo dimostra non solo che il sistema non è perfetto, ma addirittura pericoloso. E' stato frustrante".
Una roba quasi mai vista in Formula 1, ma la scelta di obbligare ciascun pilota ad effettuare almeno due soste ha portato anche a questo. Un gran premio giocato tutto sulle strategie, ma l’aspetto positivo è stato il non vedere almeno in parte, tolti i primi giri, i soliti trenini lentissimi tipici di Monte-Carlo, nonostante in alcuni momenti l’azione sia diventata estremamente “cervellotica”. E adesso c’è Barcellona, forse il primo grande crocevia della stagione con l’introduzione delle nuove ali “non flessibili”. Una direttiva voluta a tutti i costi soprattutto dalla Red Bull, perché a Milton Keynes credono che uno dei punti di forza dei “papaya” sia proprio questo. Eppure, a sentire Andrea Stella, il team principal della McLaren, nella cambierà, “Perché dietro alla MCL39 c’è solo un grande lavoro di squadra”, migliore di quello portato avanti da tutti gli altri. Magari sarà così per davvero, ma che Formula 1 signori, anche a Monaco.
