Se lei è così e vuoi essere felice con lei perché ne sei ancora troppo innamorato hai una strada sola: cambiare tu. E’ esattamente quello che deve essersi detto Pecco Bagnaia alla vigilia di Assen. E “lei”, ovviamente, è la Ducati. Perché mentre tutta la MotoGP parla di contratti da rompere e storie che potrebbero finire prima ancora di nascere davvero, Bagnaia ha da sempre parlato chiaro: “Ho un contratto con Ducati, sto bene con Ducati, voglio Ducati e apprezzo il lavoro che Ducati sta facendo”. Insomma, di lasciarsi non se ne parla nemmeno, con il pilota di Chivasso che a Assen, dopo la solita – faticosissima – Sprint, nella gara lunga è riuscito a mettersi in tasca un podio che di sicuro non è appagante per uno che ha vinto tanto, ma che altrettanto di sicuro è il segnale di qualcosa. Sì, perché quel terzo posto è figlio – anche e soprattutto – di un cambio di atteggiamento e della scelta di un ragazzo che ha deciso di smettere di provare a cambiare la moto per puntare, piuttosto, a cambiare se stesso. Magari provando pure a “rubare tutto il rubabile” da Marc Marquez. Che non significa soffrirlo o essersi fatto bruciare l’anima.

“Marc – ha detto Bagnaia nella sala stampa di Assen - sta facendo un lavoro fantastico con la sua moto e io faccio fatica a trovare il mio equilibrio, sapendo come si comportava, invece, la moto dell'anno scorso. Dobbiamo lavorare sodo. Per il secondo fine settimana consecutivo sono stato abbastanza forte da attaccare subito e dobbiamo guardare gli aspetti positivi. La mia fiducia sta migliorando, ma è difficile cambiare il DNA di una moto, quindi sto cercando di cambiare il mio approccio e di non esagerare in sella, altrimenti diventa facile commettere errori. È più facile abituarsi al mezzo che si guida, anche se per me non è stata mai una cosa troppo facile. Avrei bisogno di più stabilità, ma le cose vanno sempre meglio e spero di sentirmi finalmente bene nei prossimi due o tre GP”.
Nessuna polemica, nessun cedimento alle mille teorie del complotto e del sabotaggio da parte di Ducati che si leggono in giro. Solo tanta voglia di poter tornare a lottare un po’ più vicino, anche se dovesse significare prenderle da Marc. Con pecco che sembra aver le idee molto chiare anche sul perché Marquez riesca a far andare così forte questa Desmosedici. “Marc ha un vantaggio perché non ha guidato la GP24 – ha spiegato – Però noi non siamo lontani e ci stiamo avvicinando. Ora andremo su piste dove Marc è molto forte, come il Sachsenring, e vedremo come andrà. In questa stagione è stato competitivo su piste dove normalmente faticava, io cercherò di essere competitivo come al solito in Germania”.

Quali sono i problemi è noto. Come risolverli, ormai, non è invece più la domanda, con Bagnaia che ha scelto la strada di quello che dovrà adeguarsi. Probabilmente anche perché è consapevole che questa moto, per effetto del regolamento in vista della grande rivoluzione del 2027, resterà sostanzialmente identica anche nel 2026 e se non vorrà un’altra stagione da spettatore dovrà per forza imparare a sfruttarla al meglio. “Non riesco a fermare la moto come e dove voglio – ha aggiunto - devo lasciarla entrare in curva. Quindi sono sempre un po' largo e non sono nella posizione migliore quando devo accelerare. Stiamo migliorando stint dopo stint, ma dopo dieci GP siamo ancora a questo punto. Da Aragón in poi sono tornato alle prestazioni di inizio anno. Avevo perso molta fiducia a Le Mans e Silverstone senza capire cosa stesse succedendo. Questo weekend è stato il mio migliore della stagione. Sono riuscito a spingere forte e a mantenere un buon ritmo, volevo il podio, anche se ho avuto il solito problema di scarsa fiducia a metà gara. Quando ho visto che Acosta stava avendo un calo ho dato tutto. Purtroppo, in questa stagione trovo più difficile seguire un altro pilota: appena mi avvicino sento movimenti all'anteriore, bloccaggi delle ruote, sottosterzo. Ma volevo salire sul podio e così sono uscito veloce dalla curva quindici per superarlo e è andata bene”.
Ciò che, invece, proprio non gli è andato bene di questo fine settimana è ciò che è successo in Moto3. “Mi dispiace tantissimo per Luca Lunetta e gli auguro di rimettersi in sesto e tornare a fare quello che ama nel minor tempo possibile – ha concluso Bagnaia – Però voglio anche dire che quando un pilota è a terra dopo una caduta grave e non si rialza e i commissari sono tutti intorno a lui, bisogna sventolare la bandiera rossa il prima possibile. Per me, dall'esterno, è stato facile vedere cosa stava succedendo e capire che bisognava dare la bandiera rossa. Lunetta era a terra, con una brutta ferita. Non capisco perché abbiano permesso ai piloti di continuare a gareggiare fino a quella curva".
