Pedro Acosta ha vissuto una domenica olandese sospesa tra il trionfo mancato e l’incubo. Dopo aver sfiorato il podio nel Gran Premio di Assen, chiuso al quarto posto, il pilota murciano è stato travolto da una reazione allergica imprevista. Una puntura d’ape (o vespa), subita dopo la gara, lo ha costretto al ricovero d’urgenza all’ospedale Wilhelmina. Trasportato dal centro medico del circuito dove aveva ricevuto antistaminici, Acosta ha visto i sintomi persistere, richiedendo ulteriori accertamenti. Fortunatamente, la crisi è rientrata in poche ore, permettendogli la dimissione nella stessa serata.

Un epilogo amaro per una giornata iniziata con segnali positivi: partito nono, aveva bruciato la griglia nei primi metri, agganciando il gruppo di testa e lottando per il podio fino alla resa dei suoi pneumatici. “Ero vicino – ha detto - ma alla fine mi è mancato un po' di ritmo quando la gomma ha iniziato a cedere e ho chiuso con tre secondi e mezzo di distacco”. Con questo piazzamento, comunque, Acosta resta il miglior pilota KTM in classifica, a 98 punti, ma quello del fastidioso insetto è stato solo il primo di due pungiglioni con cui ha dovuto fare i conti a Assen.
Il secondo, infatti, è arrivato dalle parole di Fabio Di Giannantonio, che non ha usato mezzi termini per criticare l’atteggiamento di Acosta sul mercato piloti. C’è da dire che lo spagnolo, soprattutto negli ultimi giorni tra visite al museo Ducati e gag con le grafiche di VR46, s’è lasciato un po’ andare (ma non si può dimenticare chi è il suo manager) e il Diggia, stuzzicato in sala stampa sull’argomento, non s’è tirato indietro. "Io sono in Ducati con il mio super team e sono contento – ha detto l’italiano (che potrebbe essere proprio il futuro compagno di squadra di Acosta in VR46 se l’operazione di mercato voluta da Ducati andrà in posto, ndr) - per cui non mi interessa cosa faccia Pedro. Mi spiace però un po’ per la sua squadra perché non è bello parlare tanto di un altro marchio. Non so che atmosfera ci sia nel suo box. Forse dovrebbe concentrarsi sul suo, perché ci sono altri piloti in KTM che stanno facendo bene".

Una puntura in piena regola che chiaramente non è passata inosservata in questo momento in cui il mercato, soprattutto quello dei piloti gestiti da Albert Valera, sta tenendo banco. Un commento, quello del Diggia, che coglie il nervo scoperto di una stagione deludente per lo spagnolo. Arrivato nel team ufficiale KTM nel 2025, Acosta fatica a replicare i fasti della sua prima annata: a questo punto nel 2024, con la GasGas Tech3, aveva già cinque podi (Sprint incluse), mentre oggi è solo nono in classifica e spesso in gara dietro all’appena arrivato Maverick Vinales. “Pedro adesso non è contento – ha detto proprio il manager Albert Valera in queste ore - ma gli resta ancora un anno di contratto e in caso contrario bisognerà capire o appellarsi a KTM”. Una KTM che a lasciarlo andare via, almeno stando alle recenti dichiarazioni di Pit Beirer, non ci pensa minimamente.
Il contratto con KTM scade nel 2026 e solo il pagamento di una penale che dovrebbe aggirarsi intorno ai 4 milioni di Euro potrebbe liberarlo prima del tempo. In ballo c’è un domino piloti che coinvolge due giganti: Honda avrebbe offerto un triennale da venti milioni di Euro a Jorge Martin (l’altro assistito di Valera) e punterebbe a schierare i due spagnoli insieme già nel 2026. Contemporaneamente, il team VR46 di Valentino Rossi prepara un asso nella manica, con un "assegno sostanzioso" firmato direttamente dalla Ducati per assicurarsi il talento murciano. Lo scenario, però, si complica con le turbolenze interne alla KTM: nonostante il recente salvataggio finanziario da parte di Bajaj (azionista di maggioranza), il costruttore austriaco ha avviato una riduzione degli effettivi e persino ipotizzato un ritiro dal Mondiale. Un contesto che spiega sicuramente le pressioni e la volontà del pilota di garantirsi un futuro più sicuro. Ma che, lasciatecelo dire, non giustifica gli atteggiamenti.
