“Io vi garantisco che ci perdono il sonno e che in Honda lavorano giorno e notte” – Lo ha detto Alberto Puig. Il manager di HRC è quello che, alla fine dei giochi, ci mette la faccia e è ancora una volta lui a spiegare quello che sta succedendo in seno al marchio più glorioso della storia recente delle corse. Marc Marquez non c’è più, i successi nemmeno e, adesso, comincia a vacillare pure l’entusiasmo di un gruppo che sembrava aver trovato la pazienza per sviluppare un progetto che non sarebbe stato immediatamente appagante. Solo che poi il mondiale 2024 è cominciato e le Honda, puntualmente, sono le ultime quattro sotto la bandiera a scacchi (quando ci arrivano).
“Sapevamo – ha detto ancora Puig – che sarebbe stato un inizio molto difficile, ma sarei bugiardo se dicessi che ci aspettavamo tutto questo”. La fiducia nei piloti c’è, qualche idea su come andare avanti pure, ma quello che in Giappone sembrano non aver capito è che serve una rivoluzione. Culturale prima ancora che tecnica. Puig ha provato anche in passato a buttarla là, ma ha rischiato di essere messo alla porta. E, forse, oggi invidia un po’ la posizione del suo alterego in Yamaha, Lin Jarvis, che invece a fine anno dirà basta. A prescindere da come andranno le cose. Il manager spagnolo, invece, resterà al timone, ma ammette che in questo momento gli rimane difficile immaginare un futuro.
“La nostra moto non va bene – ha spiegato ancora - Abbiamo apportato grandi cambiamenti, miglioramenti che a quanto pare si sono rivelati tali solo nella teoria. Non si vedono in pista e, in questo momento, siamo un po' confusi. Stiamo provando tante cose diverse, ma in pista non vediamo nulla di veramente convincente”. C’è confusione, quindi, e nessuna difficoltà a riconoscere che in casa Honda s’è totalmente persa la bussola. Tanto che a Jerez ci sarà un nuovo reset. Non tanto in gara, visto che i tempi del fine settimana sono sempre quelli che sono per lavorare allo sviluppo, ma nei test del lunedì.
“Porteremo novità – ha concluso Puig – Non posso dire bene cosa, ma tutto quello che posso affermare con assoluta certezza è che in Giappone stanno lavorando duramente. Lo fanno su tutti i fronti, non solo sul motore e con tante persone, anche nuove. Ci sono ingegneri che ci perdono il sonno, nessuno ci dorme sopra”. Il problema, però, è che lasciar andare Marc Marquez non è bastato per poter pensare di avere a disposizione tanto tempo per raddrizzare la situazione. Perché con il mercato in pieno fermento diventa difficile ipotizzare che possano esserci piloti disposti a scommettere adesso sulla Honda (e Joan Mir è già in partenza) e pure che gli sponsor (attuali o nuovi che siano) possano essere disposti a investire ancora e di più su un marchio che avrà pure scritto la storia, ma che non era mai arrivato così in basso.