“Mi hanno sorpassato? Sì, ma ho preso le targhe di tutti e annotato ogni cosa”. Pedro Acosta sembra essere passato alle minacce. Ma la realtà è un’altra: il giovane fenomeno della GasGas in pressroom ha semplicemente detto quello che direbbe ogni campione. Ossia che non esiste la sconfitta, perché quando non si vince si impara. E lui, che in MotoGP ci ha messo gli stivali da appena tre fine settimana, ha molto da imparare. Ha dovuto capirlo anche ieri in pista, mentre nel tentativo di attaccare la seconda posizione all’inseguimento di Maverick Vinales, s’è ritrovato “controsorpassato d’esperienza” da Marc Marquez e poi sorpassato da uno Jorge Martin che lo ha letteralmente beffato come un veterano beffa un pivello.
Solo che la definizione di “pivello” a Pedro Acosta non da per nulla fastidio e, anzi, è lui a ribadire di esserlo. “Prendo un quaderno, annoto le targhe e mi metto tutti gli appunti in tasca – ha scherzato - Ho annotato tutte le targhe di quelli che mi sono finite davanti. Li conosco tutti: da quanti anni sono qui Martin o Marquez? Qui la gente non è stupida, tuttisono fenomeni e puntano alla perfezione. Dobbiamo essere contenti che il sorpasso di Jorge o Marc, o chi per loro, sia avvenuto nella Sprint e no domani. Nel senso che ho imparato qualcosa e domani farò in modo che non accada di nuovo. Prendo atto di avere in qualche modo sbagliato e penso alla gara di domenica”.
Si chiama “metabolizzazione della sconfitta” e è qualcosa che fa la differenza tra un pilota di talento e uno destinato a diventare un campione vero. Cosa è in grado di fare Pedro Acosta è sotto gli occhi di tutti e a Austin lo è stato ancora di più, visto che tutti gli altri che guidano una moto come la sua hanno faticato e non poco, mentre lui è stato sempre lassù a giocarsela con quelli davanti. “Devo fare esperienza – ha aggiunto ancora Acosta - è la cosa più importante. E’ come l'amore, deve far male a volte. E oggi ha fatto male mancare il podio in volata. Lo ripeto: fa male, ma lo prendiamo come qualcosa di semipositivo. Lo dico adesso, mezz’ora fa non lo avrei detto”.
C’è la consapevolezza, nelle sue parole, di un potenziale mostruoso, ma anche della necessità di non lasciarsi prendere dalla fame incontrollata di chi ha le suole degli stivali ancora da consumare. Nella Sprint di Austin, Pedro Acosta era più veloce di Marc Marquez. Ma lo ha attaccato troppo presto, gli ha permesso l’incrocio di esperienza e, contestualmente, ha scoperto il fianco a chi arrivava dietro. Che ne ha approfittato. Relegandolo ancora una volta giù dal podio. “Quando Martin mi ha sorpassato ha preso subito un po’ di distacco – ha raccontato - Avevo bisogno di avvicinarmi un po' di più a Martín, ma lui è stato molto intelligente anche nel sorpasso. Si è allargato costringendo anche me a farlo. Ha giocato le carte che doveva giocare e sicuramente io, nella sua posizione, avrei fatto la stessa cosa”.