Le ha vicine praticamente tutti i giorni, in una sorta di museo nella sua Recanati, ma Franco Uncini accarezza le sue Suzuki, messe in fila a Misano nel giorno della grande festa dedicata agli appassionati del marchio giapponese, come uno che le ha riviste per la prima volta dopo tanto tempo. Ascolta la sinfonia della vecchia (e mitica) 500 due tempi con cui è diventato campione del mondo, poi parlotta un po’ con gli amici del Motoclub Recanati che custodiscono e tengono a puntino le sue moto e, subito dopo, volge lo sguardo verso la più moderna 4 tempi che Suzuki ha regalato a lui e a tutti gli altri campioni del marchio ormai qualche anno fa, con tanto di livrea celebrativa. E’ disturbando un momento quasi intimo, un attimo prima della vestizione con giubbetto, casco e guanti per aprire la parata con più di 300 Suzuki in pista, che siamo andati a rompergli le scatole…
Un giro in moto non si rifiuta mai. No?
Mai! Poi qui c’è da andare piano e non rischio di arrabbiarmi con me stesso. Sai, a volte mi viene di provare a andare forte come una volta e chiaramente mi rendo conto che non sono più un ragazzino, allora un pochino mi arrabbio. Ma tanto è così per tutti.
Oggi qui ci sono anche Kevin Schwantz e Marco Lucchinelli, altri due saliti sul tetto del mondo con Suzuki, probabilmente loro direbbero la stessa cosa, come la direbbero tutti quelli che hanno corso in passato...
Sì, è così. Però salire in moto è un’emozione sempre, penso che noi le moto le abbiamo amate veramente.
Oggi non è più così?
Chi sono io per affermare questo? Per fare il nostro sport a certi livelli ci vuole passione, quindi no, il mio non era un confronto con quelli di adesso. Tutto cambia. E pure le moto sono totalmente diverse, come si fa a fare un confronto tra questa e questa? (mentre lo chiede indica la 500 con cui ha vinto il mondiale e la GSX-R che ha appena acceso). Troppo diverse, i paragoni non sono gusti, sono fantastiche entrambe. Poi, certo, con una ci ho vinto un titolo mondiale.
A proposito di cose che cambiano. Dal 2027 ci sarà un nuovo regolamento, che ne pensi?
Il primo pensiero che ho avuto è che è mancato coraggio, poi, però, ho capito e giustificato le motivazioni.
Cioè?
Fosse per me farei la MotoGP con moto di cilindrata non superiore a 600cc o 650cc, anche perché è in quella direzione che si muove adesso il mercato. E poi perché, avendo passato una vita sui circuiti a occuparmi di sicurezza, penso che cilindrate così garantirebbero sia la sicurezza sia lo spettacolo più assoluto. Quindi la riduzione da 1000cc a 850cc in un primo momento non l’ho proprio capita. Anche perché questo passaggio era stato già fatto anni fa e ricordo che feci una scommessa: dissi che tempo un anno e le moto piccole sarebbero andate più forte delle 1000 che avevano appena rimpiazzato.
E come andò quella scommessa?
L’ho persa. Perché passò molto meno tempo, le 800 andarono più forte subito, non dopo un anno (ride, ndr). Tanto che subito dopo si tornò alle 1000. Oggi la tecnologia è così elevata e la ricerca è così veloce che succederà di nuovo: nel 2027 avremo motori da 850cc, ma che non credo andranno molto più piano di quelli di adesso. E se andranno più piano sarà solo perché concorreranno altri fattori, come la riduzione dell’aerodinamica, il divieto di alcuni dispositivi e l’introduzione dei carburanti sintetici. Sì, si andrà più piano, ma non eccessivamente più piano.
Hai detto anche di esserti ricreduto sul giudizio inziale, però…
Credo che la motivazione di questo cambiamento tutt’altro che drastico sia da ricercare non in una mancanza di coraggio, ma nella volontà di non chiedere troppo alle fabbriche. Riducendo di soli 150cc la cilindrata i prototipi attuali dovranno essere solo rivisti e non ripensati in tutto e per tutto. E’ un momento in cui di moto supersportive non se ne vendono tantissime e quindi ci sta che si sia presa una strada che non costringa i costruttori a investimenti spropositati. Sarà comunque un cambiamento e come tutti i cambiamenti c’è curiosità. Era necessario comunque intervenire, perché ci si stava spingendo troppo avanti e, lo dico per esperienza maturata sul campo, si rischiava che molti circuiti non risultassero più minimamente adeguati sul piano della sicurezza se le moto avessero continuato a andare sempre più forte.
Sarà un cambiamento anche il passaggio da Dorna a Liberty Media. Temi anche tu la così detta "formulaunizzazione della MotoGP"?
No, non la tempo, perchè sono mondi troppo diversi. Però sarà un cambiamento e sono curioso anche di questo. Almeno fino al 2027 non credo che si noterà più di tanto la mano della nuova proprietà. La formula di Carmelo Ezpeleta funziona e lui, così come suo figlio e la stessa Dorna, ci saranno ancora. Vedremo delle novità, ma non mi aspetto rivoluzioni e sono contento di questo. Perché questa MotoGP mi piace.
Ti piace e ti manca o ti piace ma non ti manca affatto?
Quando hai passato una vita nelle corse e alle corse hai rischiato pure di sacrificare la vita, ti mancheranno sempre. Sono stato pilota e grazie alle corse ho vissuto la gioia incredibile di diventare campione del mondo, poi sono rimasto nel motomondiale in altri ruoli, incontrando persone fantastiche, avendo soddisfazioni e gratificazioni anche personali e girando il mondo. Le corse sono state la mia vita e ora che sono più tranquillo un po’ mi mancano, ma era arrivato il momento di smettere e dedicare il mio tempo anche a altro.
La FIM, però, ha ancora bisogno di te…
Mi hanno chiesto di esserci ancora come giudice d’appello, cioè quella figura che prende in esame gli appelli di squadre e piloti rispetto alle decisioni della Race Direction. L’ho già fatto lo scorso anno per tre gare e lo rifarò anche quest’anno per altre tre gare. Lo considero un modo dolce per distaccarmi più lentamente dal mio mondo. A volte anche chi ha vissuto di velocità ha bisogno di fare piano piano qualcosa (ride, ndr).
Suzuki, invece, è uscita di botto da quel mondo e quando nessuno se l’aspettava. Che effetto fa?
M’è dispiaciuto. Quella di Suzuki è una famiglia e quindi c’è forte appartenenza. Le motivazioni che hanno spinto a quella scelta non le conosco fino in fondo, ma evidentemente s’è ritenuto che fosse giusto così, nonostante quella moto avesse da poco vinto un mondiale e fosse ancora competitiva, oltre che, lasciamelo dire, molto più bella esteticamente di tutte le altre. Però è così che è andata e posso solo sperare che prima o poi questa S torni in MotoGP.
Senza Suzuki, però, possiamo parlare di Ducati. Che mi dici?
E che gli vuoi dire a Ducati? I risultati parlano da soli. A Jerez Pecco Bagnaia è stato straordinario e in questo fine settimana penso che ci emozioneremo altrettanto (mancavano due ore alla Sprint di Le Mans, ndr). Mi piace molto Enea Bastianini e sono contento per il livello degli italiani che sono arrivati in MotoGP, perché sono tutti ottimi piloti. Chiaramente anche Pecco mi piace molto, non si vincono due mondiali per caso, anche se sembra sempre un po’ che abbia bisogno che tutto sia perfetto per riuscire a essere altrettanto perfetto.
Se Franco Uncini fosse Gigi Dall’Igna chi gli metterebbe a fianco tra Enea Bastianini, Jorge Martin e Marc Marquez?
Franco Uncini non è Gigi Dall’Igna. In altre circostanze aggiungerei un “purtroppo”, visto il genio che è e tutto quello che ha vinto e vince; in questa della scelta che dovrà fare, però, ti dico “per fortuna”. Ecco: per fortuna non sono Dall’Igna in questa situazione in cui si trova ora. Che poi, sia chiaro, il problema che ha adesso Ducati vorrebbe averlo chiunque, però capisco che la scelta è veramente difficile e che qualunque cosa si faccia si rischia di perdere il talento di qualcun altro. Sarebbe un colpaccio se riuscisse a tenerli in Ducati tutti e tre, ma temo che non sarà possibile. Io, però, non saprei scegliere davvero. Per la storia che ha potrei dire Marc Marquez, ma gli altri due hanno comunque un talento immenso e il vantaggio di essere giovani. E’ difficile, è difficile prendere una posizione così anche solo per rispondere a una domanda, figuriamoci per chi questa decisione deve prenderla veramente.