Al box 40, nel giorno della festa di Suzuki al Marco Simoncelli World Circuit di Misano, Marco Lucchinelli c’è arrivato in moto: una GSX S1000GT grigia, con tanto di valigie su. Casco aperto, sigaretta di traverso, una sgasata di saluto prima di abbassare il cavalletto e uscirsene con un “è qui che dovevo venire per le interviste con quei caz*oni di giornalisti?”. Sì, era lì. Perché il box 40 era quello allestito, appunto, per i media, un po’ al riparo, tra la musica della festa fuori e il suono delle Suzuki (sia moto che auto) che nel frattempo giravano in pista. Erano più o meno le 15,30 e la Sprint di LeMans era appena finita. La prima domanda, quindi, è stata d’obbligo…
Marco, hai visto la Sprint?
In verità no, non ancora e non so assolutamente niente. Ero qui e stringi una mano, fai un selfie, firma un autografo, scambia due parole e il tempo m’è passato via. Me la rivedrò con calma, però quando c’è così tanta gente che dopo tanto tempo ti vuole ancora così bene non è che puoi dirgli “voglio andare a vedere la gara”. In questo mondo la passione conta e le emozioni sono tutto, quindi non me ne frega niente di non averla vista, perché ho fatto di meglio: sono stato in mezzo all’affetto di tutte queste persone.
Spoiler: Martin davanti a tutti senza storie, Bezzecchi steso mentre provava a andare a prenderlo. Quindi Marc Marquez secondo e Maverick Vinales terzo davanti a Bastianini…
Marquez secondo? Caz*o, direi che qui ci scappa di farsi una pippet*a!
Cioè?
Nel senso che questa cosa mi fa godere. Io l’odio verso Marc Marquez non lo capisco proprio e non vedere il talento che ha, o comunque non riconoscerglielo, è una roba senza nessun senso. Dai su: alla fine è di lui che parliamo sempre tutti. Se guardiamo le singole gare, magari i protagonisti passeggeri sono quelli che vincono, perché fanno qualche manovra che emoziona, oppure quelli che hanno combinato qualche casino. Ma dura fino al mercoledì. Poi è di Marc Marquez che, in un modo o nell’altro, si torna a parlare. Io, visto che il “tutti in piedi sul divano” piace tanto, dico che in piedi sul divano mi ci fa saltare uno solo nella MotoGP di adesso e quell’uno solo è Marc Marquez. E poi, da quando ha tutto quell’odio sopra, a me Marc Marquez piace ancora di più.
Dici che si parla sempre di Marc Marquez, ma dopo 9 anni è del 2015 che parliamo ancora…
Ci vuole rispetto per le persone. Marc Marquez nel 2015 s’ comportato male? Dove sta scritto? In ogni caso ci sta! Possiamo discutere sulla scelta, ma la verità è che ce ne erano due in battaglia per il mondiale e un terzo pilota, Marc Marquez, ha preferito uno all’altro. Ci sta che uno ti sta più sulle balle rispetto a un altro. E allora? Io ai miei tempi tra Virginio Ferrari e lui (lui è Franco Uncini, che nel frattempo gli stava passando a fianco, ndr) avrei fatto la stessa cosa. Con chi mi sarei comportato male? Di sicuro con Franco. Eppure adesso siamo grandi amici (e va a abbracciarlo e salutarlo, ndr). Quanto voglio bene a Valentino Rossi e quanto gli riconosco che tutto il mondo dei motori e dello sport in genere gli deve tantissimo non devo stare a ripeterlo, ma questa cosa di molti suoi tifosi del dover odiare i suoi rivali è una roba che proprio non mi piace. A me quelli di Valentino Rossi che fanno così fanno solo girare le palle e, anzi, mi fanno piacere di più il rivale di turno. E’ stato così anche per Stoner, Gibernau e gli altri grandi avversari di Rossi: erano campioni, non delinquenti. Finchè si sta in pista ok, poi basta.
Adesso si parla tanto della scelta che Ducati dovrà fare per il Team Lenovo e del ballottaggio tra Jorge Martin, Enea Bastianini e Marc Marquez. Ho l’impressione che chiederti chi sceglieresti è quasi inutile…
Ma certo che ti dico Marc Marquez. Davvero vogliamo discutere quel pilota? Non scherziamo. Ma Pecco oggi come è arrivato?
E’ partito male, poi si è ritirato, sembra per dei problemi tecnici…
Eh, questo è il brutto del motorsport: le moto si rompono, anche se adesso capita molto meno rispetto ai miei tempi. Puoi stare bene quanto vuoi, ma se la moto quel giorno dice no è no. Per un pilota è frustrante, ma c’è la consapevolezza che le corse sono anche questo.
A proposito di moto: siamo alla festa Suzuki, che in MotoGP ha scelto di non esserci più, ma il tema delle giapponesi in crisi un passaggio lo merita…
A me che Suzuki non sia più in MotoGP dispiace da matti, alla fine è un marchio a cui, come vedi, sono legatissimo. Però una cosa mi viene da dirtela: meglio quello che ha fatto Suzuki che quello che stanno facendo Honda e Yamaha. Fa brutto vederle così. Di sicuro sono potenze assolute e se si incazzano in tre mesi tirano fuori moto perfette, ma il punto è che non si incazzano. E’ un momento di cambiamento del mercato, di moto sportive se ne vendono poche e probabilmente non hanno interesse in questa fase a spingere forte per colmare il gap dai costruttori europei. Però qualcosa potrà cambiare con il nuovo regolamento.
Cosa dici sul nuovo regolamento?
Dico che qualcosa s’è mosso. Ultimamente stiamo chiedendo ai piloti di moto di guidare mezzi che in verità sono più aeroplani che moto. Quindi l’aerodinamica un po’ ridotta e i vari dispositivi vietati sono un buon segnale, ma per me i piloti devono essere gli assoluti protagonisti e quindi dico pure che è mancato coraggio. Ridurre da 1000 a 850 non cambierà niente in termini di velocità, quindi la motivazione della sicurezza è solo un po’ una scusa. E le cose che non mi piacciono restano parecchie. Ad esempio: la centralina unica e il fornitore unico per le gomme proprio non le digerisco, perché si presta pure il fianco a complottismi vari. Io sono per la massima libertà un po’ in tutto e questa ricerca del livellamento è esagerata. Alla fine se c’è quello più bravo o quello che fa la moto migliore in tutto è giusto che vinca. Sono cicli: oggi tocca a te e io mi darò da fare affinchè al prossimo ciclo tocchi a me. La competizione è questa, invece sembra che si vadano cercando modi per livellare sempre e limitare quelli che sono capaci di andare più avanti.
Qui esce fuori l’altro amore di Lucchinelli: Ducati. Lo dici perché sei di parte…
Ma va là. Non è questione di amore o di legame, l’avrei detto per chiunque. Lo dicevo anche quando a vincere tutto erano le Honda o le Yamaha: se sono stati più bravi è giusto che vincano. Poi, sì, adesso è il ciclo di Ducati, ma il mio è un discorso più generale. Anche in Superbike tra giri tolti, potenze limitate, zavorre da mettere sulle moto, ma che son tutte queste cazzate? Sono più forti e vincono, hanno la combinazione migliore moto e pilota e vincono. E allora?
A proposito di Superbike, che mi dici del ritorno di Andrea Iannone?
Che mi sta facendo godere tantissimo. A me quelli un po’ maledetti fanno impazzire da sempre e Andrea Iannone mi piace, perché non è anonimo e se ne sbatte anche delle critiche. Ha sbagliato? Non ha sbagliato? Non lo so e non me ne frega niente, ma è fantastico che sia tornato e che stia riuscendo a andare forte: sceglierò sempre quelli un po’ criticati, un po’ borderline. Era così ai tempi di Lauda e Hunt, è stato così con Pelè e Maradona: mi piace sempre quell’altro, quello che sembra meno normale. Ecco, quando non sembrano tutti normali mi emozionano.
E in MotoGP, oltre a Marc Marquez di cui hai già detto, chi ti emoziona?
Giovani forti ce ne sono. Martin va forte davvero, idem Bezzecchi o altri, ma se devo farti un nome solo ti dico Pedro Acosta. A me sembra di rivedere Marc Marquez quando è arrivato in MotoGP: guida in maniera spettacolare, è performante e ha quell’aria lì di quello che non ha paura di niente e di nessuno. Non sono quasi mai d’accordo con quello che dicono tutti, ma su Acosta mi viene da dire la stessa cosa che dicono tutti: questo è un fenomeno vero e si parlerà a lungo di lui. Anche se c’è una cosa che non mi convince su questa MotoGP di adesso e che per uno dei miei tempi è poco spiegabile.
Cosa?
Il fatto che i giovani arrivano e vanno subito forte. Io mi ricordo grandi fenomeni, ai miei tempi, che arrivavano in 500 e per diverse gare volavano via da tutte le parti a causa dell’inesperienza. Adesso saltano sopra le MotoGP e sono subito più o meno tutti della partita. Da una parte è anche una cosa bella, ma dall’altra è un po’ il segno che queste moto, per quanto velocissime, sono sicuramente più docili e si fanno conoscere molto molto prima. In ogni caso il paragone con i miei tempi è inutile farlo: prima, tolto Agostini, erano impensabili anche i cinque, sei mondiali. Ne vincevi uno, qualcuno è arrivato a due o a tre, ma finiva lì, forse anche perché ci si faceva più male. Io comunque sono contento del mondiale che ho vinto, molto di più di tutti quelli che ho buttato. via. E sono stati tanti (ride, ndr)
Nessun rammarico quindi?
Rispetto all’aver vinto un solo mondiale no. Io sento di aver dato emozioni, lo vedo anche oggi, qui, quanto affetto ho ancora dalla gente e sono consapevole, e anche molto ma molto grato, di quanto i miei tifosi mi abbiano aiutato e siano stati supporto vero nei momenti più difficili non solo della mia carriera, ma di tutta la mia vita.
Delusioni?
Alla fine nemmeno quelle. C’ solo un po’ di amarezza per tante cose che vedo e non vorrei vedere. Adesso ho scelto di stare un pochino più defilato da tutto ciò che sta intorno alle corse e alle moto, ma solo perché con gli anni sono sempre più insofferente e non conosco diplomazia. E’ vero che rilascio meno interviste, che partecipo di meno, ma è un modo per evitare di dire cose che poi si trasformerebbero in polemiche infinite, inimicizie varie e discussioni che non mi va di fare. Non significa che mi sto staccando da questo mondo: le moto sono la mia vita, non riesco a non salire in moto anche solo per una passeggiata, e le corse sono una mia grande passione, le seguo, le guardo e a volte me le riguardo pure. Semplicemente tengo tutte le mie riflessioni per me. E è meglio così: mi faccio i caz*i miei e vivo più tranquillo, fidati!