Il Marc Marquez del GP di Francia è diverso rispetto a quello che abbiamo visto fino ad ora: ha le certezze di Jerez e del COTA, oltre a quelle che lo vedono - a sensazione, almeno - come primo candidato al team ufficiale a fianco di Pecco Bagnaia per 2025 e 2026. È per questo, forse, che Marc ha ricominciato a esagerare alla sua maniera: bello per chi lo vede da casa e per chi ha comprato il biglietto, meno per lui che vuole tornare a fare più punti che numeri da circo.
Marc sembra soffrire quella che i greci di una volta, quelli delle tragedie, chiamano hybris. Per la Treccani: “L’orgoglio che, derivato dalla propria potenza o fortuna, si manifesta con un atteggiamento di ostinata sopravvalutazione delle proprie forze, e come tale viene punito”. La foto a fianco all'enciclopedia potrebbe essere quella di Marc Marquez che a Le Mans parte dalla 13° casella in griglia nonostante il potenziale da prima fila. Il passo dei migliori - nello specifico Bagnaia e Martín - Marc lo aveva, così come la velocità per fare la differenza sul giro secco e parcheggiare la sua GP23 al parco chiuso.
A fregarlo sono state una serie di scelte prese durante la Q1 del sabato, a partire dall’idea di aspettare Enea Bastianini e mettersi dietro di lui - tagliando anche un paio di varianti nel giro di lancio - in modo da generare anche un po’ di pressione in ottica 2025. Così Marc comincia a seguire Enea per il giro cronometrato, passa al rilevatore di velocità con qualche chilometro in più, sembra inesorabile. Poi però l’anteriore della sua Ducati si chiude per qualcosa come due secondi netti: un traverso al contrario, con l’anteriore a bandiera, roba dell’altro mondo. Lui riesce a riprenderla con quello che pare proprio il salvataggio del millennio, meglio di Misano nel 2021 e forse anche di Brno nel 2014. Di certo meglio di Le Mans nel 2017, quando proprio in quel punto (ma in gara, al 17° giro) la sua Honda si era comportata esattamente allo stesso modo ma lui non era riuscito a evitare la caduta.
Tutto questo comunque non gli serve a granché. Le bandiere gialle in pista gli impediscano di migliorare il suo tempo, cosa che invece riesce a un Miguel Oliveira che passa in Q2 assieme a Enea Bastianini. Marc Marquez, quindi, scatta 13° sia nella sprint del sabato che nel GP domenica. Se avesse corso solo per sé stesso, invece di aspettare il pilota a cui ha deciso di portare via la moto, forse avrebbe avuto un giro in più. Di certo non avrebbe avuto il riferimento di Enea davanti e la tentazione di fregarlo.
È un peccato, specialmente considerando che la velocità e il passo per fare un weekend diverso c’erano. Eppure è come se, assieme alla possibilità di portarsi a casa podi e vittorie, Marc abbia ritrovato anche quel senso di superiorità (la hybris, appunto) che in una lunga serie di scelte discutibili lo ha portato a quattro anni d’inferno.