Non si parla mai abbastanza di quanto sia essenziale il rapporto tra un pilota e il proprio ingegnere di pista. Serve nei momenti di difficoltà, per guidare e aiutare nella gestione dei dati il pilota, come in quelli più banali, per ricordare di mantenere l’equilibrio. Che poi nel motorsport gira tutto intorno a quello. Senza equilibrio non si vincono i mondiali, non si dominano le stagioni, non si è abbastanza sicuri di riuscire a completare i sorpassi. E a Charles Leclerc è spesso mancato l’equilibrio. A volte troppo sicuro, altre troppo indeciso. Perché chi in cuffia doveva rassicurare il monegasco, aiutarlo a comprendere meglio le gare o informarlo delle scelte strategiche spesso è entrato in difetto di fermezza e di volontà, risultando in una comunicazione confusa e mai diretta.
Dai momenti in cui Leclerc chiedeva il perché di determinate scelte, a quelli in cui prima veniva chiesto di entrare ai box e poi di rimanerne fuori, il lavoro di Xavi Marcos è stato criticato da ogni appassionato e, spesso, anche dalla maggior parte degli esperti, che per una Ferrari così in crescita speravano in un ingegnere di pista per il pilota di punta all’altezza dei grandi risultati che potevano arrivare. Certo, lo spagnolo insieme a Leclerc è riuscito a portare qualche ottimo risultato a Maranello, tra le vittorie che il monegasco è riuscito a prendersi e le pole position che tanto lo caratterizzano, ma a conti chiusi, sono più le critiche che gli elogi. E nessuno si è sorpreso della positività con cui la notizia dell’addio di Marcos è stata accolta: “era il passo giusto da fare” si legge ovunque.
E forse è giusto così, raccontare questo aggiornamento nell’equipaggio di Leclerc come un passo in avanti per la carriera del monegasco stesso. Perché se si pensa ai grandi campioni della Formula 1, come del motorsport in generale, si trova sempre un gran ingegnere al loro fianco. Da Peter “Bono” Bonnington, l’ingegnere di pista di Lewis Hamilton, a Gianpiero Lambiase, il braccio destro di Max Verstappen, fino a tornare indietro nel tempo con Luca Baldisserri, l’ingegnere che ha seguito Michael Schumacher nella vittoria dei suoi titoli mondiali con la Ferrari. Che la Formula 1 è uno sport di squadra si vede anche da questo: se non c’è il giusto rapporto tra ingegnere e pilota non si riesce ad andare così lontano. Perché forse, quello che è un po’ mancato a Charles Leclerc negli ultimi anni, è stata la fermezza di Peter Bonnington nello spiegargli il perché di certe scelte o la velocità di Gianpiero Lambiase nel comunicargli subito la risposta alle sue mille domande. Delle qualità che, purtroppo, Xavi Marcos non ha saputo dimostrare sempre o al 100% e che adesso verranno cercate in Bryan Bozzi, il nuovo braccio destro del monegasco.
Il debutto arriverà ad Imola, in un gran premio che diventa sempre più speciale per la Scuderia Ferrari, in pista in questi giorni a Maranello per dei filming days dedicati a provare i nuovi aggiornamenti della SF-24. Quella di Bryan Bozzi non sarà una prima volta facile: la pressione sarà doppia per via della gara di casa e gli occhi su di lui, che fino a Miami era stato il Performance Engineer di Charles Leclerc, avranno uno sguardo più insistente, volto a scoprire il più possibile su di lui. Il monegasco avrà trovato il suo Lambiase o Bono per intraprendere davvero la strada verso un titolo mondiale? Il curriculum di Bozzi promette bene, bisognerà vedere cosa racconterà la radio durante il Gran Premio di Imola.