“Sono andato un po’ lungo in curva tre e quando ho alzato gli occhi ho visto Vale tutto preso a seguire l’azione” – L’ha detto Franco Morbidelli a Sky, proprio mentre in studio c’era anche Valentino Rossi, che ha subito replicato: “stavo frenando con te”. Una battuta. Ma una battuta che dice tantissimo su cosa significhi essere un pezzo (tra l’altro il primo pezzo) della VR46 Riders Academy. E su quali siano le dinamiche, nonostante tutto ancora inspiegabili, che permettono a un gruppo di ragazzi che dovrebbero odiarsi – perché sono rivali e si giocano la stessa cosa – di volersi un bene che fa bene pure a chi guarda.
E’ successo, appunto, anche domenica, tra i mille temi che Vale è stato chiamato a trattare. Tra cui, appunto, quello che riguarda Franco Morbidelli, il mercato e il futuro dell’italobrasiliano lasciato “a piedi” dalla Yamaha. Solo che, proprio perché i due si conoscono come si conoscono due fratelli veri, Valentino Rossi sembrava sapere benissimo che Morbidelli di tutto ha voglia di parlare tranne che di mercato. C’è chi lo fa per lui, Valentino compreso, ma non certo in sua presenza. In presenza serve, invece, mostrare che nessuno resta indietro e che anche l’ultimo dei pilotini della VR46 che (ancora) non guida una Ducati, ha ricevuto le stesse identiche attenzioni di tutti gli altri. Quasi che quel Valentino Rossi c’è che è stato il mantra di Guido Meda per oltre un quarto di secolo, si sia trasformato in una rassicurante frase per quelli che Valentino Rossi ha voluto e scelto come suoi eredi. Non uno: tutti. Conoscendo per ognuno la parola che serve, la frase che serve. O anche semplicemente il gesto.
Ecco perché il siparietto tra Franco Morbidelli e Valentino Rossi – che magari è passato un po’ inosservato rispetto al mare di temi offerto dal Red Bull Ring: dalla vittoria di Vietti al Team Mooney, passando per Bezzecchi, Marini e Pecco – è la cosa più bella che vedrete oggi. “In prova sono arrivato lungo alla tre – ha raccontato Morbidelli – ero nervoso e arrabbiato, poi ho rimesso gli occhi in pista, sulla destra, e ho visto Vale che era lì tutto preso, con gli occhi e le orecchie puntati verso le moto, e mi sono detto ‘ma guarda che bello, sei un grande’”. Quasi per ripetere a se stesso che i momenti tremendi e che ti fanno venire voglia di mandare tutti a quel paese ci saranno sempre, ma pure che, a volte semplicemente alzando lo sguardo, c’è sempre qualcosa o qualcuno per cui vale la pena. In quel caso lì per Franco Morbidelli è stato Valentino Rossi. Ma vale per tutti e con chiunque. Tanto che il Dottore, nel replicare, ha aggiunto con il solito fare leggero e scherzoso: “Stavo frenando insieme a te, ho messo i piedi giù per terra. Sei stato bravissimo oggi, hai chiuso in crescendo e hai fatto pure un arancione alla fine. Stavi spingendo”.
Anzi, "stavi a spigne", detto in dialetto come se non ci fossero a ascoltare centinaia di migliaia di persone. Con Morbidelli che chiude: "Eh sì, stavo a spigne", quasi a ricordare a se stesso che spingere sempre e comunque, come qualcosa che al Ranch gli ripeteranno ormai da tutta la vita, è l'unica cosa che c'è da fare quando si è consapevoli del proprio talento. Perchè poi, proprio come quell'immagine che ti rincuora un po' mentre stai sbagliando una curva, da qualche parte c'è appostata anche una svolta. Che sovverte le cose. E rende fortuna anche ciò che fortuna non sembrava. Nel caso di Morbidelli tutto questo si chiama Ducati Desmosedici, probabilmente Pramac e pure uguale a quella del campione del mondo Pecco Bagnaia.