L’annuncio è di poche settimane fa e a farlo era stato proprio Valentino Rossi: “Metteremo in commercio nove t-shirt celebrative che riproporranno le magliette realizzate in occasione dei nove mondiali vinti nella mia carriera di pilota di moto da corsa”. Poche parole per mettere tutti sull’attenti, armati di mouse e con il dito allenatissimo al click per essere tra i primi capaci di mettersi nell’armadio una delle prime t-shirt proposte a listino. Solo che in queste ore c’è scappata la sorpresa: costano 180 Euro l’una.
E così, come ormai da italica tradizione, quel mouse e quelle dita allenatissime, piuttosto che restare immobili, sono diventati strumenti di polemica sui social. Al grido di “è troppo” è partita la protesta dei soliti indignados, pronti a sottolineare come una t-shirt costi poco più di qualche euro e per una banale stampa basterebbe una piccola aggiunta.
Per carità, tutto vero. Solo che quelle non sono semplici t-shirt e quelle stampe sono pezzi di una storia. Riproposizioni di “trovate da bar che si sono fatte opera d’arte” al punto di fissare per sempre, nella memoria di tutti noi, i momenti più importanti della vita di uno sportivo che è noto anche nel più remoto angolo di mondo. Non per fare i soliti americanofili, ma negli States, gli sportivi e in particolare i cestiti dell’NBA hanno marchi tutti loro da decenni e propongono con cadenza quasi settimanale prodotti simili a quello appena messo in commercio, sotto forma di nove magliette, da Valentino Rossi. Che poi, se proprio vogliamo dirla tutta, non sono nove magliette e basta. C’è un cofanetto a contenerle che contestualmente contiene anche racconti inediti, aneddoti, foto mai viste e, in estrema sintesi, parole e immagini che hanno a che fare con la storia di quei nove mondiali e, quindi, di quelle nove magliette.
Inutile, però, pure provare a stare a spiegare. Perché tanto ci sarebbe subito chi interpreterebbe ciò come la volontà di fare l’avvocato di Valentino Rossi o di quelli della VR46. Non serve, non ne ha bisogno lui, e meno che mai ne abbiamo voglia noi. Però il libero mercato è una cosa seria e, senza entrare nell’opportunità di questa o quella ideologia, questo c’è e con questo dobbiamo fare i conti. Perché a costare 180 Euro non è un prodotto di prima necessità, non è un farmaco contro il cancro e non è nemmeno pane quotidiano: sono magliette che raccontano la leggenda di uno sportivo. E c’è sempre l’opzione numero 2: non comprarle. Che è una opzione sacrosanta, come sacrosanta dovrebbe essere, però, anche la coerenza di non andare a farsele fare uguali, ma a dieci Euro, dai contraffattori. Perché sì, anche questa faccenda qua è tipicamente italiana e se quelle magliette oggi costano 180 Euro è pure perché, nello stabilire il prezzo, oltre che della ricerca – voluta e sacrosante - dell’esclusività, s’è probabilmente dovuto tenere conto pure di un ammortamento per le imitazioni. Però i polemizzatori social di professione e ancora di più haters e leoni da tastiera, staranno già pensando a quella volta di Londra, le tasse e bla bla bla. A proposito, oggi su MOW c’è anche un altro articolo che parla di uno sportivo, e ha un titolo che calza di brutto: “odiare è gratis, capire richiede tempo”.