La scomparsa di Papa Francesco non ha lasciato senza ricordi la MotoGP, con molti piloti e manager che in queste ore, sui profili social, hanno voluto salutare il Pontefice nel giorno del triste annuncio arrivato da Casa Santa Marta. Sì, perché il Papa, noto per il suo dialogo con realtà oltre i confini ecclesiastici, aveva costruito un ponte unico con la MotoGP, incontrando piloti e manager in occasioni memorabili che hanno segnato la storia del motociclismo.

Il primo storico incontro: 2018, valori e passione
Nel settembre 2018, una delegazione del campionato mondiale guidata da Carmelo Ezpeleta e dai presidenti del CONI e della Federazione Motociclistica Italiana, Giovanni Malagò e Giovanni Copioli, fu accolta in Vaticano. Tra i piloti c’erano Marc Marquez, Danilo Petrucci, Andrea Iannone, Dani Pedrosa e Jack Miller, accompagnati da figure come Paolo Simoncelli, padre di Marco e simbolo di un lutto trasformato in eredità sportiva. “La vostra presenza – disse all’epoca il Pontefice in un breve discorso che oggi suona di manifesto etico - mi offre la possibilità di dire quanto sia importante lo sport nell’odierna società. Suscita lealtà, amicizia e rispetto delle regole: essere campioni nella vita prima oltre che nello sport”.
Parole che, come raccontò Danilo Petrucci, hanno cambiato per alcuni anche il modo di stare in pista: “ci sono incontri che non si dimenticano e che ti lasciano sempre e comunque diverso”. Andrea Iannone, ai tempi pilota Suzuki, descrisse l’incontro come “un momento unico: stringere la mano al Papa ti fa sentire fortunato”, mentre Marquez sottolineò il valore motivazionale del dialogo: “Quello che ci ha detto è stato grandioso. Incontrarlo è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita”. Alle note leggere, in quell’occasione, ci pensò in particolare Jack Miller, protagonista di un siparietto che resta indimenticabile, con l’australiano che quasi voleva far indossare il suo casco al Papa che, prontamente, replicò con un “sì, mi sarebbe piaciuto provarli”.

Pecco Bagnaia e l’ultimo saluto: un legame che va oltre lo sport
Nel 2024, dopo la conquista del terzo titolo mondiale, Pecco Bagnaia fu ricevuto in Vaticano con la moglie Domizia e il loro bassotto Turbo, in occasione dei 120 anni della Federazione Internazionale di Motociclismo. “Un onore ed emozione indescrivibili - scrisse su Instagram il pilota Ducati – qualcosa che non si dimentica”.
A quell’incontro, definito “di grande commozione” dalla Federmoto, parteciparono anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, il presidente Fim Jorge Viegas, il presidente Fmi Giovanni Copioli. Memorabile lo scatto all’interno della Sala dei Papi del Palazzo Apostolico, con “Ducati e Bagnaia. Un trionfo tutto italiano” come dono del pilota al Santo Padre

L’eredità di un messaggio: sport come linguaggio universale
Papa Francesco aveva colto nell’agonismo motociclistico un’analogia con le sfide esistenziali. “Lo sport – disse - è passione. E la passione è fondamentale per costruire una società giusta perché difendere lo sport è difendere valori universali che superano confini e ideologie”.
La morte del Papa, annunciatadal cardinale Farrell alle 7.35 di questa mattina, chiude quindi anche un capitolo con la MotoGP, ma non spegne l’impatto dell’intensità dei momenti di incontro avuti in questi anni. I piloti, oggi, custodiscono quei ricordi che per un giorno tornano condivisi attraverso i social: dalle risate sui caschi alle riflessioni sulla lealtà, fino all’immagine di un uomo che, oltre al numero di gara, ha chiesto che ci si portasse sulla moto anche il peso di una responsabilità più grande.
