Andiamo per ordine. I test della Honda in Qatar sono andati decisamente male, almeno dal punto di vista dei riferimenti cronometrici. L’hanno ammesso tutti e anche Alberto Puig, che in HRC è ormai “l’unico sopravvissuto”, ha preferito non nascondersi: “Il pacchetto non è pronto. Non perché non abbiano potuto testarlo, ma perché stiamo ancora cercando il miglior compromesso per il Gran Premio tra i vari setting. Sappiamo dove abbiamo migliorato e sappiamo dove dobbiamo migliorare . Non c’è solo l’aerodinamica, Dobbiamo anche sistemare altre cose sulla moto. Crediamo di poter migliorare anche in altri ambiti e è quello che stiamo cercando di fare, consapevoli che bisogna fare tutto nella maniera più veloce possibile. Purtroppo, però, ci sono altri fattori che in Qatar non ci hanno aiutati”.
Non è un cercare giustificazioni, ma poco ci manca. Perchè gli altri fattori a cui Puig fa riferimento è la salute dei due piloti del Team Repsol. Luca Marini alla vigilia dei test ha dovuto fare i conti con un malanno di stagione, mentre Joan Mir è stato male anche mentre provava a sfidare il cronometro in sella alla sua RC213V. “Ho anche vomitato – ha raccontato il campione del mondo 2020 – Non ho potuto lavorare come avrei voluto. Mi sono svegliato stanchissimo, non mi sentivo bene e poi ho fatto la prima partenza in ritardo rispetto agli altri. Ma ho avuto subito un problema con la moto, ci siamo fermati e poi ho vomitato di nuovo. Mi sono riposato un po' e poi ho riprovato ma non mi sentivo bene e penso che sarò così per qualche giorno. Nell’ultima uscita sono caduto, e sinceramente è stata una giornata da dimenticare: non abbiamo potuto provare molte cose a causa delle mie condizioni. E’ stato un peccato”.
Qualche segnale di miglioramento rispetto al passato, comunque, si è visto e a dirlo è stato l’ultimo arrivato in casa Honda. Ossia quel Luca Marini che, dopo la scelta quasi folle di lasciare la Ducati, è visto nel box di Repsol come una sorta di ingegnere aggiunto. Marini ha ribadito la necessità di non farsi prendere dalla frenesia, ma ha anche preso atto che il passo in avanti fatto dalla Honda non basterà.
“Ducati ha avuto un ulteriore step e qui in Qatar s’è visto benissimo – ha raccontato il tavulliese – Francamente non mi aspettavo che riuscissero a migliorare così tanto: è incredibile. Anche la Honda a mio avviso è migliorata, ma c’è ancora una evidente distanza”. Una distanza che da un punto di vista materiale non è magari tantissima, ma che dovrà essere colmata compiendo il percorso non solo più breve, ma anche meno pericoloso. Tanto che Marini è ricorso al tipico umorismo romagnolo (anche se lui è marchigiano). “La distanza che c’è – ha detto ai microfoni di Sky – è la stessa che c’è tra San Giovanni in Marignano e il circuito di Misano”. Una battuta, la sua, per non prestare il fianco a polemiche e buttarla a ridere, ma anche una metafora perfetta. Perché tra San Giovanni e Misano la distanza è minima, ma le strade che le collegano sono diverse. Alcune lunghe, ma comode, altre più impegnative, ma brevissime. E poi c’è la strada che fanno tutti, che poi è la stessa che sembra aver preso anche Honda, che è un po’ un compromesso tra asfalto buono e rotatorie che qualche minuto lo fanno perdere. Insomma, ci vorrà tempo anche per arrivare in un punto che non è poi così lontano, e in Honda, mal di pancia e malanni di stagione a parte, sembrano averlo capito da un pezzo. Tanto da accettare persino l’addio di un certo Marc Marquez.