Il lavoro che fa è il più difficile di tutti e questo bisogna ammetterlo perché quando sei il responsabile delle decisioni sui comportamenti dei piloti finirai sempre per scontentare qualcuno. Però Freddie Spencer – additato a destra e sinistra come un inadeguato – ha pure un problema di comunicazione che di certo non lo aiuta nell’operazione simpatia di cui, invece, avrebbe proprio bisogno. S’è visto anche nella recente intervista in cui, in più di una occasione, ha esordito con il classico “la gente deve capire”.
Modi e termini scelti a parte, però, l’ex campione del mondo ha provato a entrare nel merito di un mestiere, il suo, che solo lui ha avuto il coraggio di fare. Perché anche il presidente della FIM, Viegas, nel corso di un recente convegno all’Università di Bologna, l’ha ammesso candidamente: “In tanti si lamentano dello Steward Panel, ma nessuno vuole farlo”. Quel coraggio, appunto, ce l’ha avuto Freddie Spencer, anche se le decisioni prese sono state, spesso, discutibili e non sempre eque. L’ex iridato ha provato a spiegare che molto spesso quello che lui e i suoi colleghi riescono a vedere è molto più preciso di quanto, invece, si vede normalmente in tv.
“Faccio parte del panel dal 2019 e è una grande sfida – ha detto - Ciò che è cambiato nel tempo è sostanzialmente il numero dei collaboratori, ma è cresciuto anche il programma di cose da fare. La gente deve capire che ora abbiamo oltre 90 telecamere se contiamo la televisione a circuito chiuso a cui possiamo accedere. Abbiamo un ufficio in race control, possiamo monitorare tutto, a cominciare dalle cadute. Possiamo vedere con maggiore precisione quando vengono prese delle scorciatoie o dove sono posizionati i piloti sulla pista, dove stanno andando fuori pista o superando i limiti. Con le telecamere e lo staff che ho l'obiettivo è sempre stato quello di migliorarci nell'analizzare le situazioni in poco tempo. Ad esempio, se diamo una penalità di cambio posizione, lo facciamo entro un ragionevole lasso di tempo, se possibile entro un giro o prima. Da parte mia, da parte nostra, è ciò per cui abbiamo sempre lavorato”.
Insomma, nessuno vuole il male e, meno che mai, nessuno si presta a complottismi di qualche genere o a giochi poco chiari Semplicemente, a volte, sempre secondo Spencer, non è facile far capire il perché di alcune decisioni. Con l’ex campione che ammette pure di aver avuto qualche difficoltà a inizio stagione, per via del nuovo format che ha portato i piloti a atteggiamenti a volte un po’ troppo aggressivi. Adesso, però, la situazione sembra notevolmente migliorata, tanto che Spencer definisce il GP di Francia come “la gara perfetta”. “Negli ultimi due anni – ha concluso - c'è stata una spinta da parte dei piloti, nella Safety Commission, sui contatti in gara: cos'è un incidente, cos'è correre, cos'è troppo? Quello che vedi in questo mondo oggi e nel nostro sport e quello che molte persone devono capire è che la competizione è così grande ma è anche così tanto difficile. Ci sono molte emozioni coinvolte, dal punto di vista di un pilota, e lo capisco. Da parte nostra si tratta di sicurezza ed equità, ma vogliamo che i piloti siano in grado di correre e lo abbiamo visto in Francia. Dal nostro punto di vista è stata la gara perfetta”.