Alle orecchie italiane la notizia non è suonata come uno tsunami, ma la Premier League è in subbuglio. E di brutto. In gioco, oltre a una lotta paurosa fra poteri contrapposti, la credibilità medesima del Beautiful game, mai così vacillante. La news, pur fagocitata dal tritatutto dell’informazione h24, non smette di generare polemiche a distanza di giorni: all’Everton vengono tolti 10 punti per aver violato, nell’arco di un periodo di tre anni culminato con la stagione 2021-22, il cosiddetto Psr, ovvero il set di regole relative alla redditività e sostenibilità che regolano (ma i più preferiscono dire che “dovrebbero regolare”) la Premier e il suo fair play finanziario. Una stangata storica – la più pesante nella storia della lega – che, dal punto di vista squisitamente sportivo, ricaccia i Toffees in zona retrocessione, ma che sul piano etico ha suscitato un vespaio di iraconde reazioni lungo l’intero arco costituzionale dei football fans britannici. E il Manchester City con i suoi 115 capi d’accusa verrà penalizzato?
Everton massacrato, ma i club della Super League?
Durissimo, riguardo alla decisione-mannaia calata dalla commissione indipendente che si è occupata del caso, Gary Neville, storica pedina dei Red Devils di Alex Ferguson e ora opinionista di Sky Sports: “I club che hanno provato a distruggere il calcio europeo costituendo la Super League sono stati multati con una cifra totale di 27 milioni di sterline, circa 3 milioni e mezzo di sterline per club. Uno scandalo, considerando ciò che hanno tentato di fare”. Forse non è un dettaglio che una delle voci più ascoltate di Sky abbia un glorioso passato con la maglia rossa di Manchester, ma questo punto lo affronteremo tra poche righe. Per completezza va rilevato che l’Everton è stato punito per aver registrato perdite per circa 124.5 milioni di sterline, 19.5 milioni in più rispetto al tetto dei 105 milioni tollerati. Il problema, però, per l’intero sistema-calcio inglese pare un altro.
I 115 capi d’accusa del City fanno incaz*re tutto il Regno Unito
Il problema, infatti, per la stragrande maggioranza dei tifosi e degli osservatori, ha due nomi: Manchester City e Chelsea, ossia i due club che più di qualsiasi altro hanno speso (nel caso dei Blues, anche sperperato) nel corso delle ultime dieci folli stagioni di Premier. Il City, appunto: sembrano gli ex “vicini chiassosi” di Manchester (cit. Sir Alex) i veri fuorilegge, ma davanti allo sceicco Mansour (in sella dal 2008) e al suo codazzo di avvocati-squalo i vertici della Premier si rimpiccioliscono come un Fantozzi al cospetto del megadirettore. Così dei 115 capi d’accusa (sì, avete letto bene, 115) che pendono sulla testa del City non si sa nulla. Succederà qualcosa o, come al solito, nulla di nulla? Boh, però intanto, senza che ci si tartagli troppo dentro, ai blu di Liverpool vengono tolti 10 punti, una decisione che ha prestato il fianco a decine di “letture alternative” in cui si sono spesso usati termini come “corruzione” e “intimidazione”. Il tutto, sempre, riferito ai Citizens di Manchester che, armati dei migliori avvocati su piazza, potrebbero dare battaglia su ciascuno dei 115 capi d’accusa appellandosi a ogni possibile corte e piegando così i vertici della Premier. Che però, all’Everton, mostrano i muscoli di Schwarzy e l’integrità morale dei druidi. Non solo, per l’Everton c’è un ulteriore rischio: Leeds, Leicester e Burnley, i tre team che sono retrocessi nella stagione in cui l’Everton si sarebbe “illegalmente” salvato, sono intenzionati a fare causa al club di Liverpool mettendolo definitivamente in ginocchio. Perché magari 10 punti li recuperi, ma da una richiesta di 300 milioni di sterline di risarcimento no. Così le polemiche, in settimana, si sono moltiplicate e sabato, durante City-Liverpool, i tifosi del martoriato Everton hanno sorvolato il cielo sopra l’Etihad Stadium di Manchester portando un messaggio semplice ed eloquente: “Premier corrotta”.