Il 31 ottobre, Marco Van Basten compie 56 anni. Non ha mai lasciato il cuore dei tifosi del Milan, anche se dal giorno del suo addio ufficiale, il 17 agosto del 1995, sono trascorsi ormai 25 anni. Nato il 31 ottobre del 1964 a Utrecht, ha segnato 303 gol in carriera (277 con le squadre di club, 24 con la nazionale olandese e 2 con la nazionale Under-20). Nell’estate del 1987 Silvio Berlusconi lo ingaggiò insieme a Rudd Gullit per creare subito una squadra di successo. In breve tempo si impose come uno dei migliori giocatori del mondo, tanto da riuscire a conquistare anche tre palloni d’oro. Nel suo palmares si registrano anche tre campionati olandesi, altrettante Coppe d'Olanda, quattro Scudetti, quattro Supercoppe Italiane, una Coppa delle Coppe, due Champions League, due Supercoppe europee e due Coppe Intercontinentali, oltre all'Europeo del 1988 con la maglia della Nazionale olandese.
Per celebrarlo nel giorno del suo compleanno, abbiamo chiesto a chi, non solo lo ha conosciuto da vicino, ma ne ha anche raccontato le gesta. Parliamo di Carlo Pellegatti, giornalista di Mediaset prima, di Milan Channel poi, ma in generale voce storica del mondo rossonero che da qualche tempo ha aperto un seguitissimo canale YouTube. Oltre al ricordo del momento migliore che incredibilmente nella vicenda umana e calcistica del calciatore olandese coincide anche con il peggiore, Pellegatti si è spinto ad accostare due figure simili per statura sportiva e che hanno visto la loro carriera interrotta da un brutto infortunio, come il campione di Moto Gp Marc Marquez e proprio Van Basten.
“Certamente l’olandese è stato un grande campione, fra i primi della storia del calcio. L’effetto ‘leggenda’ è arrivato a causa della chiusura della carriera quando era ancora molto giovane. Possiamo solo immaginare - ha detto Pellegatti - dove sarebbe potuto arrivato. Sono convinto che con l’avanzare dell’età avrebbe giocato nella posizione in cui gioca oggi Ibrahimovic, cioè da regista offensivo senza più dover stare al vertice della tensione offensiva in area”. Il giornalista, che ha alle spalle quarant’anni di Milan, ricorda poi il momento migliore del “cigno di Utrecht”, che incredibilmente coincide anche con il peggiore della sua parabola calcistica: “Ho ancora negli occhi quella notte di agosto quando ha dato l’addio al calcio, con il giubbino di renna indosso a San Siro, mi ha fatto pensare a quei grandi eroi che finiscono giovani, non diciamo che muoiono, ma che finiscono il loro percorso giovani. E come dimenticare – ha proseguito il giornalista - quella rovesciata con il Göteborg, che è stato eletto il gol del secolo e gli ha fatto vincere il Pallone d’Oro”. Ed è proprio qui che l’apice è scivolato in un attimo nel punto più basso e inaspettato: “Ero sull’aereo con lui quando andò a ricevere il Pallone d’Oro a Parigi, poi proseguimmo per andando a Saint-Moritz proprio per l’operazione alla caviglia che sarebbe avvenuta il giorno dopo. In quel momento ha toccato il vertice della sua fama e 24 ore, visto che l’operazione non andò bene, finì la sua carriera. Prima era allegro, ha mangiato un panino che gli aveva preparato un assistente sull’aereo privato di Silvio Berlusconi e l’ho lasciato sorridente con le stampelle. Il giorno dopo, quando da Milano sono tornato in auto, ci hanno mostrato le osteofiti che gli avevano tolto, però purtroppo l’operazione era andata male”.
È qui che Pellegatti, pur senza augurarselo, ha osato il parallelismo con il grande pilota di MotoGp: “In questo periodo ho seguito i travagli di Marc Marquez, altro campione che ha dovuto, speriamo solo momentaneamente, interrompere la carriera. Un altro enorme esponente dello sport mondiale di sempre che ha presentato analoghe difficoltà di Van Basten per un infortunio. Le due figure si possono accostare, ma speriamo che possa andare meglio al pilota spagnolo”. Infine, il giornalista non ha potuto che dirsi felice per il momento magico del suo Milan: “Grazie a Ibrahimovic, che è uno degli eredi di Van Basten, anche se non dobbiamo fare paragoni. Lo ricordo quando palleggiavano insieme nell’Ajax. Però il Milan in questo momento va lodato come gruppo”.
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