“E’ stata una gara estremamente noiosa”. Marc Marquez lo ha detto subito dopo aver lasciato la sua moto sul tappeto con il numero 3 nel parco chiuso, nella brevissima intervista a caldo che solitamente rilasciano i piloti che hanno conquistato il podio. L’otto volte campione del mondo ha parlato anche del surriscaldamento dei freni della sua Ducati e, soprattutto, s’è detto più che contento di aver chiuso con due piazzamenti un fine settimana in cui, di fatto, non s’è mai trovato benissimo sulla moto. Tutto vero, tranne, appunto, quella definizione su un GP che ok non avrà avuto un gran numero di sorpassi, ma s’è giocato su tempi assurdi e con i primi quattro capaci di lasciarci a quindici secondi il quinto. Tanto che Marc Marquez, appena una manciata di minuti dopo, c’ha ripensato: “gran bella gara”.
Lo ha detto ai microfoni di Sky, nella sala stampa riservata alle interviste con le TV, con il 93 che ha corretto il tiro spiegando che a Motegi i piloti hanno dovuto far lavorare, oltre a muscoli e nervi, anche la testa, per portare al traguardo gomme stressate al limite e freni che non ne potevano più. Per qualcuno è stato più facile, mentre per lui è stato decisamente più difficile. In primis perché ha dovuto centrare l’ennesima partenza perfetta, scattando dalla nona casella, e piazzare un primo giro da matto vero e, in secondo luogo, perché per tutta la gara ha sentito il suono della Desmosedici 2024 di Enea Bastianini. Ossia il pilota che più gli ha dato filo da torcere in questa stagione, passandogli anche un paio di paghe memorabili. “Bastianini è Bastianini – ha scherzato Marc Marquez – Mi dicevo ‘questo arriva’, ‘questo arriva’. E’ stata una gestione all in perché avevo paura che Enea arrivasse, sapendo che lui nell’ultima parte di gara è sempre molto forte e non volevo mi prendesse il podio. Ero lì concentrato al 100% per mantenere il vantaggio e non sbagliare e alla fine penso di aver fatto una gara buona, anche se non perfetta”.
E’ visibilmente soddisfatto e, dopo averci riflettuto, anche visibilmente consapevole che è stata tutt’altro che noiosa. Soprattutto dopo aver ripensato al gran lavoro che ha dovuto fare e ai problemi con cui comunque ha fatto i conti. Ho perso tanto tempo perché nei primi due tre giri ho dovuto fare diversi sorpassi e soprattutto con Miller ci ho messo un po’, quindi quando mi sono ritrovato terzo ho subito capito che i primi due ormai erano andati. Avevo qualcosa per essere con loro, ma non per andare a prenderli: mi sarei sentito meglio con la soft, ma non avrei mai finito la gara”. Gestire, quindi, come verbo che nella MotoGP vale tantissimo, anche se Marc Marquez è probabilmente, ormai, l’ultimo rappresentante di quella generazione di piloti che terrebbe sempre il polso alla massima rotazione possibile.
Il verbo a cui uno così riserva il valore supremo, piuttosto, è un altro: “vincere”. E Marc Marquez lo ha anche ripetuto nell’intervista a Sky, rispondendo a Paolo Ianieri de La Gazzetta dello Sport sulle sensazioni che ha adesso dopo gli anni da incubo che ha vissuto. “E’ chiaro – ha spiegato – che non ho più il fisico del 2019. Se chiedi a qualunque dottore cosa succede a un braccio quando lo apri quattro volte e rompi tre volte l’omero ti risponderà che perde performance. Però sto lavorando al massimo per avere un fisico che mi permette di essere competitivo e vincere. L’obiettivo per quest’anno era farlo almeno una volta con la Ducati del Team Gresini e ci siamo riusciti, vincendo due volte e con qualche gara che ancora manca, ora vedremo cosa potrò fare con la Ducati ufficiale nei prossimi due anni. Ma il mio obiettivo è provare ancora a diventare campione del mondo”.
Un obiettivo che gli è costato tantissimo in termini di fatica e ancora di più in termini di emozioni. Perché dire addio a Honda non è stata una scelta facile e Marc Marquez l’ha ricordato anche oggi, proprio pochi minuti dopo aver vissuto la gioia del podio ritrovato in Giappone. “Questa per me non è stata una gara normale – ha concluso – l’ho già detto mercoledì che è stato strano venire qui con questi colori dopo aver sempre vissuto il GP del Giappone come pilota di Honda. Sul piano sportivo voglio batterli e faccio di tutto per vincere con Ducati e pensare solo a Ducati, ma sul piano umano e dei rapporti personali è diverso e qui già giovedì e in questi giorni in generale ho voluto salutare tutti gli uomini di Honda, soprattutto giapponesi, che ho incontrato in questi anni”.