“A volte spingi troppo e cadi. A volte, però, cadi e stai semplicemente provando a non cadere. E’ frustrante” – E’ un Marc Marquez deluso, amareggiato e pure arrabbiato quello che s’è presentato ai microfoni dei giornalisti presenti a Mandalika dopo la caduta rimediata nel GP di domenica. Una massima, la sua, che può sembrare anche banale, ma che di fatto contiene tutta la sofferenza di un campione che si ritrova a chiedersi, dopo otto mondiali messi in tasca e l’appellativo di cannibale guadagnato sull’asfalto, se è ancora capace o no di far andare forte una moto da corsa.
L’impressione, tra l’altro, è che per capirlo davvero dovrà aspettare la prossima stagione, quando – come ufficializzato proprio in Indonesia – guiderà la Ducati Desmosedici del Team Gresini. Nadia Padovani e gli altri del team faentino gli hanno dato fiducia e sono certi che con Marquez si potranno coltivare sogni da massima ambizione e anche il fratello di Marc, Alex, sembra non avere dubbi: “Andrà forte. E se non dovesse divertirsi o dovesse scoprire di non essere più veloce potrebbe anche smettere”. Una ipotesi, questa, che appartiene a un futuro troppo prossimo per un Marc Marquez che fa fatica, in questo momento, pure a mantenere la serenità nel presente, tanto da arrivare a fare una affermazione che la dice lunga: “Meno male che mancano solo cinque gare”.
Separarsi da Honda sul piano umano gli ha generato sofferenza, ma non farlo rischiava di generargliene dal punto di vista fisico, perché il feeling con la RC213V è oggettivamente nullo, anche se bisogna riconoscere che l’otto volte campione del mondo – quando riesce a arrivare al traguardo – è sempre il primo dei piloti dell’Ala Dorata. “Quest’anno sono caduto più di venti volte. Cercheremo di finire queste cinque gare nel miglior modo possibile – ha proseguito - Ci restano tre gare che potrebbero andare bene e altri due circuiti dove soffriremo molto, vedremo se riusciremo a salvare la situazione. Devo riuscire a capire, però, cosa succede alla moto in alcune fasi, perché anche oggi non ho ancora capito il motivo per cui sono caduto. Non ci sono avvisaglie e io non ho fatto niente di diverso dai giri prima: semplicemente ti ritrovi a terra. Ieri, nella Sprint, ho sbagliato io, ma oggi non capisco, però non voglio giustificarmi e diciamo che ho sbagliato io”.
L’atteggiamento arresto, praticamente, di quello che aspetta solo di arrivare alla fine e spera di non aggravare ulteriormente la situazione. Tanto da essere consapevole di dover fare un passo indietro. “Dall'India stavamo facendo meglio: ti vedi con i primi e questo ti fa correre un po' più di rischio – ha concluso – Ma oggi ho capito che non me lo posso permettere. Ora è il momento di tornare alla mentalità di Silverstone e del Montmeló, un piccolo passo indietro per continuare a finire le gare. Mi fa arrabbiare perché oggi ero molto calmo, super calmo, però facevo fatica a mandare in temperatura la gomma e gli avversari continuavano a sorpassarmi. L’ho già detto: è brutto cadere quando si lotta per non cadere che cadere quando si spinge”